Francesco Crosara ha pubblicato da poco il suo nuovo album Circular Motion. Si tratta di 10 brani selezionati che in qualche modo tendono a riassumere la brillante carriera del pianista italiano stabilitosi da anni a Seattle negli Stati Uniti. Musica che attinge da composizioni degli ultimi 40 anni. Dalla musica più semplice e “ingenua” degli esordi a quella più matura e ricca di armonie dei tempi più recenti. Il tutto contaminato dalle tante influenze di Francesco Crosara, che ha studiato al prestigioso Conservatorio di Roma Santa Cecilia. Influenze come quella di Chick Corea e Dizziy Gillespie, in un vasto apprezzamento del jazz ma anche di tanti altri stili musicali. Tanto è vero che Francesco si rifiuta di essere etichettato come musicista di fusion o di semplice jazz data la sua passione per la sperimentazione.
Ad aiutarlo nella realizzazione di Circular Motion un gruppo di musicisti molto validi ed affidabili. Il bassista Clipper Anderson, il batterista Mark Ivester con il loro vibrante grooves, come Farko Dosumov al basso elettrico. Quindi il batterista D’Vonne Lewis, il bassista Osama Afifi, il batterista, Xavier Lecouturier. Crosara ha prodotto il disco, ha suonato il piano acustico e il sintetizzatore.
Francesco Crosara e il cd Circular Motion
Il tuo nuovo cd Circular Motion include sia vecchie che nuove composizioni. Come ti è venuta l’idea di mescolare materiale appartenente ad epoche diverse della tua carriera?
Questo è un album speciale per me perché segna 40 anni di composizione musicale, quindi potremmo considerarlo una retrospettiva del mio lavoro. Inoltre, ciò che mi ha attratto a questo progetto è stata l’idea di aggiornare e migliorare le mie prime composizioni con nuovi arrangiamenti musicali, armonie più ricche e un approccio più contemporaneo. Poi ho mescolato con questo alcune nuove composizioni che riflettono il mio attuale stato d’essere.
Alla fine, il mio obiettivo era di ottenere un suono omogeneo che raccontasse una storia attraverso le dieci composizioni, ognuna delle quali rappresenta un luogo o una cultura o un momento nel tempo speciale. Quindi il titolo “Circular Motion” rappresenta il ciclo della vita di queste composizioni musicali e il nesso fra i primi lavori e quelli più maturi.
Qual è stata la reazione dei tuoi fans al tuo nuovo cd?
Eccezionale! Strepitoso! Scherzi a parte, i commenti che ho ricevuto sono che il flusso da una canzone all’altra è fluido, nonostante il mix di strumentazione acustica con quella elettrica, tre diverse configurazioni e stili e ritmi eterogenei che riflettono diverse culture di tutto il mondo.
Alcuni fans sono più parziali verso uno stile piuttosto che l’altro (tipo il trio acustico verso il trio elettrico più orientato al jazz fusion). Ho anche sentito molti paragoni con la musica di Chick Corea, che ovviamente è il massimo complimento per me. Chick è stato un grande amico di famiglia e mentore per me. In definitiva, se la mia musica porta gioia, conforto e curiosità all’ascoltatore, io sono soddisfatto.
I pezzi del nuovo cd
Qual è il brano del tuo nuovo cd che preferisci e perché?
Sarebbe molto difficile dovere scegliere il mio brano preferito nell’album. Considerando che queste sono le mie migliori composizioni in quattro decenni, tutte hanno un posto speciale nel mio cuore e una loro bellezza unica. Il brano più personale è indubbiamente “Julia’s Tango” che ho scritto per mia moglie Julia, quindi romanticamente parlando è il mio brano preferito, anche perché si sviluppa ritmicamente da un lento jazz tango a un’allegra samba brasiliana, per poi risolversi nuovamente nel tango. Fondamentalmente è una suite musicale che esplora diversi stati d’animo attraverso ricche armonie e ritmi fluidi. Mi piace molto anche “Preludio Flamenco”, il brano d’apertura del CD. È potente, esuberante in stile “buleria” al tempo di 12/8 con una melodia che ricorda Chick Corea e Paco de Lucia.
Fondamentalmente mi piace pensare alle mie composizioni musicali come a figli che vengono rilasciati nel mondo e crescono fra la gente vivendo la propria vita indipendentemente da me.
Tu vivi in America. Come mai hai fatto questa scelta?
È stata una combinazione di fortuna e di scelta. La versione breve è che sono venuto negli Stati Uniti per gli studi universitari a Los Angeles, poi ho avuto l’opportunità di rimanere più a lungo e mi sono trasferito a Honolulu nelle isole Hawaii, un posto meraviglioso e allo stesso tempo isolato. Poi, le opportunità di lavoro mi hanno portato a New York, Chicago, di nuovo nel sud della California e infine a Seattle, dove vivo tuttora. Nel complesso, Seattle offre un terreno fertile per la creazione e l’esecuzione della musica. Si potrebbe dire che ho vissuto una sorta di stile di vita nomade, e ogni luogo mi ha dato ispirazione. Durante la mia vita negli Stati Uniti, non ho mai abbandonato le mie radici italiane e ho cercato di integrare il meglio che le due culture hanno da offrire, senza soffermarmi su limiti o difetti.
La brillante carriera di Francesco Crosara
Durante gli anni ti sei esibito con grandi nomi del jazz contemporaneo internazionale quali Lionel
Hampton, Freddie Hubbard, Roy Hargrove, Richie Cole, Bobby Shew, Ira Sullivan, Don Menza, Von Freeman, John Heard, Gabe Baltazar, Mayuto Correa, Bruce Forman, Barbara Morrison, Earl Palmer, Lilian Terry… C’è qualcuno di cui conservi un ricordo particolare?
Questa domanda mi porta ad una risposta che è molto personale oltre che professionale. L’artista più significativa per me è senza dubbio Lilian Terry, poiché è stata prima di tutto mia madre, dandomi l’estro musicale fin da piccolo. Il pubblico italiano più adulto forse ricorderà Lilian come una delle più importanti cantanti del jazz italiano a partire dalla fine degli anni ’50, poi conduttrice di programmi jazz in radio e TV per la RAI, produttrice di concerti con i grandi protagonisti della scena jazz americana e oltre, e fondatrice della “Dizzy Gillespie Popular School of Music” a Bassano del Grappa con Gillespie quale co-fondatore, che durò per oltre vent’anni.
Nel 2003, mia madre ed io pubblicammo un CD registrato insieme a Chicago (per la casa discografica Southport Records) con ospite speciale il grande sassofonista tenore Von Freeman. Nel 2017 Lilian scrisse il suo libro autobiografico “Dizzy, Duke, Brother Ray and Friends” pubblicato dalla University of Illinois Press, dove documentò tutte le sue interviste e storie personali con i grandi del jazz. Purtroppo, ci ha lasciati l’anno scorso all’età di 92 anni, ma la sua ispirazione continua.
Gli importanti studi al Conservatorio di Musica di Santa Cecilia in Roma
Quanto è stata importante la tua formazione classica al prestigioso Conservatorio di Musica di
Roma per interpretare in seguito jazz e musica dalle influenze latine?
Importantissima. Penso che gli artisti di jazz americani tendano ad avere meno un’impronta classica nel loro approccio musicale. La trovo più diffusa tra i musicisti europei. Anche per me credo che sia stato estremamente importante avere quella solida base che deriva da tre anni di studio dei concetti di armonica musicale, composizione, storia della musica, solfeggio, ecc.
Credo che il mio album attuale dimostri le mie radici classiche, specialmente in brani come “Gymnopedie No.4″, una mia composizione originale ispirata al compositore francese Erik Satie, o “Passion” che è molto lirica e aperta. È divertente mescolare elementi classici con altri elementi jazz, world, e latini con ritmi sincopati.
Avendo studiato musica classica a Roma, come ti sei innamorato del jazz e della musica latina?
Avendo una madre famosa e impegnata nel genere jazz, da bravo giovane ragazzo ribelle, all’età di 11 anni decisi di snobbare il jazz e studiare “musica seria”. cioè musica classica, pianoforte, armonia, composizione, e mi concentrai completamente su Beethoven, Bach, Mozart, Chopin, ed altri meastri classici, essendo stato accettato al prestigioso Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma.
Francesco Crosara un talento naturale
Tre anni dopo si svolsero gli esami e i risultati furono sorprendenti: ottimi voti in composizione e armonia, e allo stesso tempo, bocciatura al pianoforte classico. Il mio problema era che non riuscivo a restare fedele alla musica scritta e avevo sempre il bisogno di abbellire e cambiare le note, in pratica “improvvisare” sulla musica. Suona familiare? Quindi, alla fine, capii che il jazz sarebbe diventato il mio percorso, ma ho sempre amato la forte spina dorsale classica, che è presente anche oggi nelle mie composizioni. Successivamente, mi sono concentrato sull’ascolto della grande musica dei miei eroi del pianoforte jazz: Chick Corea, Bill Evans, Herbie Hancock, Keith Jarrett, Joe Zawinul, Oscar Peterson. Questo mix di ispirazione mi ha fornito gli strumenti per sviluppare il mio sound con tracce di jazz, blues, ritmi latini, fusion e armonia classica.
Dopo Circular Motion quali sono i tuoi prossimi progetti?
Non ho ancora un piano preciso, a breve termine mi sto concentrando sulla promozione del CD, mentre suono la musica dell’album con diversi formati musicali per ottenere una varietà di ispirazioni. A lungo termine, probabilmente esplorerò delle nuove direzioni. Mi spiego: il progetto “Circular Motion” si è concentrato sulla registrazione di tre gruppi separati: un trio acustico, un trio elettrico e un trio di world music. C’è un sacco di “trio” lì dentro. Per i progetti futuri, sto allargando il mio gruppo con aggiunta di sassofono. Sto anche sperimentando il formato duo, tipo piano/vibrafono nello stile Chick Corea e Gary Burton. Infine, sto anche valutando la possibilità di scrivere della nuova musica jazz che include un quartetto d’archi (altro riferimento al classico).
Vedremo quale progetto verrà fuori per primo.
Ti sei già esibito dal vivo con questo nuovo materiale e in caso pensi di programmare presto un
tour?
Si’, attualmente sto eseguendo la musica di “Circular Motion” e altro materiale con gruppi di diversi formati. Per ora la maggior parte degli spettacoli si svolgono nella West Coast degli Stati Uniti. Sto anche organizzando degli spettacoli a Chicago, Honolulu (i miei vecchi luoghi), e un festival in Messico. Anche se al momento non ho piani per esibizioni in Italia e in Europa, considererei volentieri inviti da agenti e clubs, possono mandarmi una mail a info@francescojazz.com e da lì possiamo parlare.
Mi piacerebbe moltissimo portare la mia musica al pubblico italiano, un ritorno a casa.