Will be Fire è il nuovo lavoro di Joe Fiedler, il cinquantanovenne trombonista, arrangiatore e compositore americano. Talento poliedrico, Joe ha lavorato dalla metà degli anni novanta in gruppi di salsa e successivamente con musicisti d’avanguardia tra i quali Anthony Braxton, Andrew Hill e Charles Tolliver. Dagli anni duemila in poi ha suonato con The Sun Spits Cherries di Chris Jonas, Ed Palermo Big Band, Jason Lindner, Kevin Norton. E’ stato anche parte della formazione Fast ‘N’ Bulbous insieme a Phillip Johnston e nella Satoko Fujii Orchestra di NY. E’ il leader di un trio con John Hebert e Mark Ferber con i quali ha inciso vari album più un tributo ad Albert Mageldsdorff. Agli inizi del 2010 ha suonato con l’ensemble di fiati Big Sackbut che annoverava nelle sue file anche Ryan Keberle, Josh Roseman e Marcus Rojas. Dal 2017 è il leader del quartetto Stunt Chicken con Jeff Lederer al sax, Sean Conly al basso elettrico e Alllison Miller alla batteria. Nel 2019 ha suonato con Phillip Johnston&The Silent Six. Alla fine del 2013, insieme al suo quartetto formato da Pete McCann alla chitarra, Marcus Rojas alla tuba e Jeff Davis alla batteria, Joe ha inciso l’attesissimo Will Be Fire. Musica intensa ed innovativa che lascerà l’ascoltatore piacevolmente senza fiato. Ma lasciamo la parola a Joe…
Intervista a Joe Fiedler
Hai detto che per Will Be Fire sei stato ispirato da alcune releases di Arthur Blythe’s. Nel tempo libero ascolti ancora la vecchia musica?
La maggior parte della musica che ascolto sta nella cartella iTunes sul mio computer e quando la ascolto lo faccio sempre nella modalità shuffle. In questo modo non so mai quale sarà il pezzo successivo e questo mantiene fresco e divertente il mio ascolto. Un giorno quando un vecchio pezzo di Arthur Blythe è improvvisamente saltato fuori dal mio iTunes per me è stata una gran sorpresa e mi ha portato a riascoltarlo e ad riascoltarlo di nuovo con profondo interesse. Nonostante ciò la musica del mio ultimo cd non è esattamente come quella di Arthur ma alcuni dei sentimenti e delle sensazioni che io ho provato riascoltando la sua musica di certo vive nella musica di Will Be Fire.
Joe Fiedler and company
Tu e gli altri membri del tuo quartetto hanno fatto un fantastico lavoro su Will be Fire. Come mai hai scelto proprio loro per questo cd?
Di nuovo dobbiamo ritornare ad Arthur Blythe. Sono rimasto affascinato dall’orchestrazione delle sue registrazioni con tuba (invece del basso), chitarra elettrica e batteria. Volevo riprodurre quel suono, ma con la mia personale visione. Quindi, a tal fine, ho coinvolto tre dei miei collaboratori di lunga data. Suono con Pete McCann da quasi 30 anni in molti progetti diversi. Data l’inclinazione groove/jazz-rock di gran parte di questa musica, era una scelta ovvia. E anche Marcus Rojas, che suona nel mio progetto “Big Sackbut” da 15 anni, era perfetto. Questo perché Marcus era un protetto del grande Bob Stewart, che era il suonatore di tuba in tutte le registrazioni classiche di Arthur Blythe. Infine, per molti anni Jeff Davis è stato il mio principale sostituto di batteria per quasi tutti i miei progetti e ho sempre desiderato che fosse un membro principale di uno dei miei gruppi. Di conseguenza, mentre stavo scrivendo questa musica, mi è sembrato perfetto avere Jeff alla batteria, dato che molto in gamba.
Come nasce “Will Be Fire”
Per questo cd hai provato gli effetti Line 6 sul tuo trombone dando al suono nuova energia e una vibrazione elettronica. Da dove hai preso questa idea?
L’idea è venuta fuori quasi 30 anni fa, quando mi trovavo per la prima volta a New York. Nei miei primi anni finii per suonare in un trio guidato dal batterista Ed Ware dove suonavo con l’elettronica. Il terzo membro di quel trio era Pete McCann! Ho sempre avuto bellissimi ricordi di come il trombone con effetti funzionasse davvero alla grande con Pete e il suo approccio all’elettronica. Con “Will Be Fire” sembrava il momento perfetto per ricollegare quei suoni, anche se dopo 25-30 anni ho dovuto fare degli aggiornamenti. Dopo aver parlato con molti amici chitarristi ho deciso di optare per il Line 6 e non potrei essere più felice!
I progetti per il futuro
Ti è sempre piaciuto andare avanti e cercare nuovi percorsi musicali. Quale sarà il tuo prossimo passo?
Quest’anno sto preparando una nuova registrazione del mio gruppo di ottoni “Big Sackbut” (3 tromboni e tuba). Ma mantenendo l’idea di esplorare più suoni e trame per tutte le mie band in attività, ho scelto di aggiungere un batterista e percussionisti latini per questa registrazione. Tutta la musica che sto componendo per questa registrazione è vagamente basata sulla moltitudine di ritmi afro-caraibici a cui sono stato esposto mentre suonavo nella ricca scena latina di New York negli ultimi 30 anni. Ho sentito che questa sarebbe stata una grande opportunità per esplorare in modo creativo le mie radici latine nella speranza di creare qualcosa di veramente unico.
“Will Be Fire” un cd di gruppo
Gestendo musicalmente questo gruppo, qual è la tua impressione sul risultato finale del tuo lavoro? Ne sei totalmente soddisfatto?
Si’, sono molto contento dei risultati di questa registrazione! Uno dei motivi principali deriva dalla mia scelta su come dirigere la musica per questo gruppo. Come dice il vecchio proverbio, “meno è di più”. Essenzialmente scrivevo la musica, sceglievo i musicisti e poi non facevo nient’altro. È stato detto molto poco, se non nulla, riguardo alla direzione che avrebbe preso la musica. Volevo lasciare a ogni musicista – che sono tutti improvvisatori veterani e leader di band a pieno titolo – lo spazio per inserire le proprie visioni individuali sul tipo di musica che sarebbe venuto fuori e che direzione avrebbe preso. Anche in studio sollecitavo il contributo degli altri membri se una melodia particolare necessitava di un sottile cambio di direzione. Quindi, anche se è la mia musica e io ero il leader della band, in qualche modo ho sentito che si trattava di uno sforzo collaborativo.
Un mix di stili
Qual è il tuo brano preferito del cd?
Non sono sicuro di avere un preferito in particolare. Sicuramente mi piacciono determinati elementi in ognuna delle track. Ma penso che il pezzo più gratificante da comporre (ma anche il più difficile) da eseguire sia stato “Song For Coop”. Ho scritto quella canzone per il figlio del mio migliore amico recentemente scomparso, Cooper Charlton. Volevo provare a catturare un sentimento che racchiudesse sia il mio rapporto con Cooper e con suo padre David, sia le emozioni associate alla sua tragica morte. Considerati tutti i miei pensieri e sentimenti riguardo a quel periodo, mi sento davvero benesono davvero soddisfatto per il risultato finale.
Dal jazz alla musica afro-caraibica, hai sperimentato moltissimi stili musicali. Pensi che questa sia stata la tua forza musicale, l’elemento che ti ha fatto risaltare?
Ad un certo livello, credo che si, mi faccia risaltare. Non è mai stato qualcosa a cui ho pensato apertamente o che ho deciso di fare volontariamente. Adoro suonare il trombone e amo suonare in un’ampia gamma di ambienti musicali. Allo stesso tempo non ho mai cercato di essere un tuttofare, ma ho cercato invece di incorporare il mio suono personale e unico in ogni situazione musicale, facendo del mio meglio per servire la musica.
Joe Fiedler dal vivo
Tu e il tuo quartetto avete già suonato dal vivo questo nuovo materiale? Finora quali sono state le reazioni e avete in programma un tour mondiale?
Di solito mi piace lavorare sulla musica sul palco dell’orchestra prima di entrare nello studio di registrazione, quindi sì, il quartetto ha già suonato parte di questa musica. Le reazioni sono state fantastiche quando abbiamo suonato live. Al momento comunque non abbiamo date internazionali, ma alcuni concerti e festival in programma per gli Stati Uniti nel corso del 2024.
The poliedric american musician Joe Fiedler releases “Will Be Fire”
Will be Fire is the new work by Joe Fiedler, the fifty-nine year old American trombonist, arranger and composer. A multifaceted talent, Joe has worked since the mid-nineties in salsa groups and subsequently with avant-garde musicians including Anthony Braxton, Andrew Hill and Charles Tolliver. From the 2000s onwards he played with Chris Jonas’ The Sun Spits Cherries, Ed Palermo Big Band, Jason Lindner, Kevin Norton. He was also part of the Fast ‘N’ Bulbous formation together with Phillip Johnston and in the Satoko Fujii Orchestra of NY. He is the leader of a trio with John Hebert and Mark Ferber with whom he recorded albums plus a tribute to Albert Mageldsdorff. At the beginning of 2010 he played with the Big Sackbut wind ensemble which also included Ryan Keberle, Josh Roseman and Marcus Rojas. Since 2017 he has been the leader of the stunt quartet Chicken with Jeff Lederer on sax, Sean Conly on electric bass and Alllison Miller on drums. In 2019 he played with Phillipd Johnston & The Silent Six. At the end of 2013, together with his quartet made up of Pete McCann on guitar, Marcus Rojas on tuba and Jeff Davis on drums, Joe recorded the highly anticipated Will be Fire. Intense and innovative music that will leave the listener pleasantly breathless. But let’s leave the word to Joe…
Interview to Joe Fielder
You said that for “Will be Fire” you were inspired by some Arthur Blythe’s Columbia releases. Do you still listen to old music during your free time?
The majority of my music lives in my iTunes folder on my computer and when I listen to music it is always on “shuffle.” That way I have no idea what comes next, which keeps it fresh and enjoyable. So one day when some old Arthur Blythe suddenly came on to my iTunes it came as a great surprise and made me go back for a deep listen. Even though the music on my latest recording isn’t really like Arthur’s, some of the feelings that I felt listening to his music definitely live on in the music that I composed for “Wlll Be Fire.”
Joe Fiedler and company
You and the other members of your quartet did a fantastic job on “Will Be Fire”. How did you come accross them for this cd?
Again, returning to the Arthur Blythe reference, I was really intrigued by the orchestration on his recordings with tuba (instead of bass), electric guitar and drums. I wanted to replicate that sound, but with my own vision. So to that end, I enlisted three of my long time collaborators. I have been playing with Pete McCann for nearly 30 years in many different projects. Given the groove/jazz-rock slant to much of this music, he was an obvious choice. And Marcus Rojas, who has been playing in my “Big Sackbut” project for 15 years was also a perfect fit. This is because Marcus was a protégé of the great Bob Stewart – who was the tuba player on all of the classic Arthur Blythe recordings. Lastly, for many years Jeff Davis has been my primary drum sub for almost all of my projects and I have always wanted to have him be a primary member of one of my groups. So as I was writing this music it seemed a perfect fit to have Jeff on drums as he has such a great pocket yet he also retains a great open feel.
The inspiration for “Will Be Fire”
For this cd you tried Line 6 effects on your trombine giving to the sound new energy and an electronic vibe. Where did you take this idea?
The idea for this was born almost 30 years ago when I was first in New York. In my early years I ended up playing in a trio led by the drummer Ed Ware where I played with electronics. The third member of that trio was Pete McCann! I have always had great memories of how the trombone with effects really worked great with Pete and his approach to electronics. For “Will Be Fire” it seemed the perfect time to reconnect those sounds, although after 25-30 years I was long overdue for an upgrade in gear. After speaking with many guitar player friends I ended up settling on the Line 6 and couldn’t be happier!
The projects for the future
You always liked to push forward and to find new musical paths. What will be your next step?
This year I am preparing for a new recording my brass group “Big Sackbut” (3 trombones and tuba). But in keeping the idea of exploring more sounds and textures for all of my working bands I have chosen to add a drummer and latin percussionists for this recording. All of the music that I am composing for this recording is loosely based in the multitude of afro-caribbean rhythms that I have been exposed to while playing in New York’s rich latin scene for the past 30 years. I felt that this would be a great opportunity to creatively explore my brass and latin roots in hopes of coming up with something truly unique.
“Will Be Fire” the cd of a real group
Musically directing this group, what is your impression on the final result? Are you totally satisfied by it?
I am very happy with the results of this recording! One of the main reasons for that stems from my choice of how to music direct for this group. As the old saying goes, “less is more.” Essentially, I wrote the music, chose the players and then didn’t really do anything else. Very little, if anything, was said regarding any direction for the music. I wanted to leave each player – who are all veteran improvisors and bandleaders in their own right, the space to insert their own individual visions of what the music could become and where it could go. Even in the recording studio I solicited input from the other members if a particular tune needed a bit of subtle shift in direction. So even though it is my music and I was the bandleader, in many ways I felt that it was a collaborative effort.
A mix of style
What is your favourite track of the cd?
I’m not sure that I have a particular favorite. I definitely like certain elements of all of the songs. But I think the track that was the most rewarding to compose (yet the most difficult) and perform was “Song For Coop.” I wrote that song for the son of my best friend who had recently passed away, Cooper Charlton. I wanted to try and capture a feeling that encapsulated both my relationship to Cooper and his father, David, along with the emotions associated with his tragic death. Given all of my thoughts and feelings surrounding that time, I feel really good about the end result.
From jazz to Afro Caribbean music, you experimented a lot of musical styles. Do you think that this has been your musical strenght, the element that made you stand out?
On some level, I do think that it makes me stand out. It was never something that I overtly thought about or set out to do. I just truly love playing the trombone and love playing in a wide cross section of musical settings. At the same time I never tried to be jack of all trades, but instead I tried to incorporate my unique personal sound into any musical situation while doing my best to serve the music.
Joe Fiedler live
Have you and your quartet already played live this new material? So far what have been the reactions and do you plan a world tour?
Typically I like to work music out on the bandstand before going into the recording studio, so yes the quartet has played some of this music already. The reactions were fantastic when we did play live – some of the best for any of my original projects! While we don’t have any international dates at the moment, we do have some concerts and festivals lined up for the US in 2024.