Maethelyiah, un’artista a metà tra l’Italia e il Regno Unito.
Oggi andiamo in Inghilterra per intervistare Maethelyiah: una cantante che ha speso la propria carriera (e anche la propria esistenza) tra l’Italia e il Regno Unito. Maeth è un’artista “multilingue” che nel corso degli anni si è cimentata in più stili musicali. Oltre a cantare, è anche una talentuosa compositrice e una polistrumentista.
Le band in cui questa artista ha militato sono diverse. Attualmente è la singer dei The Danse Society, ovvero una band che è stata molto importante, soprattutto negli anni di pieno splendore del movimento new wave, ma che ancora oggi si rivela molto attiva. Ricordiamo anche i Blooding Mask, che sono un progetto ancora adesso attivo del quale Maeth è leader.
Le chiederemo anche delle altre forme d’arte nelle quali dà sfogo alla sua poliedricità.
Dall’Inghilterra intervista a Maethelyiah
Diego Banchero: Ciao Maeth, come si sta a Scarborough? Senti mai la mancanza dell’Italia?
Maeth: Ciao. Intanto grazie per la gentile presentazione. Da un maestro come te fa piacere due volte. Un pochino l’Italia mi manca anche perché le mie amicizie storiche vivono ancora lì.
Scarborough è un po’ la Sorrento inglese e se non fosse per il clima e la temperatura decisamente più freddi potrei quasi confonderle tra loro.
Grazie alla tecnologia e all’importazione dei cibi le distanze si sono ridotte e avendo contatti giornalieri col mio paese nativo ci siamo avvicinati rispetto al passato.
Mi reco in Italia più o meno una volta l’anno però mi sto ripromettendo di scendere più spesso. Il tempaccio invernale inglese inizia a starmi un po’ stretto.
Diego Banchero: Iniziamo a parlare un po’ della tua formazione musicale che sappiamo essere abbastanza variegata. Tu hai anche studiato pianoforte classico. Raccontaci tutto!
Maeth: Ti confesso che inizialmente la musica è stata un ripiego iniziato quando i miei non hanno più potuto sostenere le spese per la scuola di danza classica. A dirla tutta il mio sogno era di diventare ballerina. La presi molto male inizialmente anche perché l’insegnante di musica delle medie mi disse che ero totalmente negata per la musica. In realtà non mi entrava in testa il solfeggio perché lo trovavo noioso. Infatti anni dopo si complimentò e scusò a un mio concerto, ammettendo di essersi sbagliato.
Fortuna comunque volle che incontrai quella che divenne la mia insegnante di piano durante l’adolescenza. Fu per pura coincidenza perché sua figlia condivideva i viaggi in treno con i miei. Elena era magica, severa e appassionata e a volte mi bacchettava le mani quando capiva che andavo a orecchio. A fine lezione iniziava sempre la sigla dell’almanacco del giorno dopo e i suoi cani, che durante la lezione circondavano il piano, correvano in cucina scodinzolando davanti al vecchio televisore. Sono ricordi indelebili di una formazione fatta di amore. Ho poi avuto fortuna di incontrare maestri di canto lirico con cui poi ho imparato a gestire e potenziare la voce.
Il debutto made in Italy di Maethelyiah
Diego Banchero: Hai esordito giovanissima in alcune band della zona di Roma. Poi ci sono stati i Danwich con cui hai vinto Arezzo Wave. Puoi raccontarci qualcosa di quel periodo?
Maeth: Ho iniziato a militare nei gruppi a 12 anni durante il mio primo viaggio in Inghilterra dove a orecchio imparai subito le parti di basso per un gruppo punk che ho conosciuto a Coventry. Al ritorno ho avuto due gruppi dove però cantavo e scrivevo insieme ai chitarristi di entrambe le band con cui sono ancora amica. Poi verso la fine anni ‘80 entrai nei Danwich tramite un annuncio sul giornale. Ero alla voce e tastiere e la collaborazione durò fino al 91/92 anno in cui vincemmo il concorso nazionale Arezzo Wave. Fu un’esperienza bella e brutta. Il palco e MTV sono stati fantastici ma gli scarafaggi extra large dell’albergo e il tacco che mi si è incastrato nella gonna a un certo punto del concerto lo sono stati un po’ meno. All’epoca il palco mi metteva paura. Non mi sentivo poi parte integrante del gruppo. Troppe primedonne e tentativi di sminuirmi. Al tempo mi sentivo sempre come un pesce fuor d’acqua.
Musicalmente mi è sempre piaciuto sperimentare e mi piaceva mischiare metal gotico e prog. Quando però il genere è diventato un po’ forzatamente metal ho perso un po’ interesse. Così ho preferito formare Blooding Mask per influenzare la musica di più con la mia tendenza di origine classico-sperimentale.
L’influenza dei Blooding Mask nella carriera di Maethelyiah
Diego Banchero: Io ricordo di avere ascoltato i primi due dischi di Blooding Mask nella seconda metà degli anni ’90 e di essere rimasto folgorato dall’originalità della vostra musica e dalla tua bravura nel canto. Quali influenze hanno guidato nel corso degli anni questo progetto?
Maeth: Di sicuro i miei studi classici, ma anche molto alcune ambientazioni elettroniche di Lyndon Scarfe di Danse Society. Ma anche Peter Gabriel, i cori russi e Bulgari, le atmosfere medievali. Ero stanca di sentirmi in scatola. Con Blooding non ho voluto limiti. È’ stato anche interessante nel corso degli anni evolvere il progetto con l’avanzamento tecnologico. Nel 2010 abbiamo adattato le parti elettroniche su live elettroacustico, li poi c’è stato un ulteriore cambio di rotta. Praticamente si è passati da elettronica a gruppo con tre componenti de Il Segno del Comando (Diego, mi sa che lo conosci, Roberto e Fernando) e nel Most Haunted Tour abbiamo girato l’Inghilterra nei luoghi infestati. Con l’ingresso di Paul Nash (Danse Society) si è aggiunta un’amalgama tra le due versioni elettronica e elettroacustica inserendo anche le mie percussioni tribali. Il filo conduttore rimane però il contenuto rituale esoterico, i testi in lingue diverse e i miei cori infernali.
I progetti per il futuro
Diego Banchero: I Blooding Mask sono attivi da parecchio tempo, ma ci sono stati dei momenti di pausa. Vuoi fare un riepilogo di questa esperienza e dire ai nostri lettori che progetti avete per il futuro?
Maeth: Ho preso momenti di pausa diverse volte nella mia vita. Col tempo ho diminuito notevolmente le mie capacità multitasking. Avendo spaziato anche in altri ambiti come la recitazione in teatro, la scrittura sia a livello di prosa che musicale, la riscoperta dell’opera, ho sentito a periodi il bisogno di mettere in pausa la musica con i gruppi. La pausa più lunga è stata quando ho lasciato i castelli romani nella metà degli anni ‘90 e ho girato un po’ il mondo dopo aver sfiorato la morte. Una bruttissima relazione abusiva mi aveva lasciato diverse ossa rotte e una gran voglia di un biglietto di sola andata per lo spazio ma visto che non mi è stato possibile mi sono fermata In Inghilterra dove poi ho ripreso nel 2008. Da quando sono entrata in Danse Society nel 2011 non ho avuto un attimo di tregua anche nonostante il Covid e la mia salute che al tempo ha vacillato (non per via del Covid però).
Maeth: frontwoman dei leggendari Danse Society
Diego Banchero: Qualche anno fa sei entrata come frontwoman nei leggendari The Danse Society. Questo ha coinciso anche con l’inizio della relazione del tuo attuale marito Paul Nash che di questa band è il chitarrista e fondatore storico.
Come hai vissuto questa esperienza?
Maeth: Mi viene da sorridere perché io mi presi una cotta per Paul quando avevo 12 anni e vidi il video in cui avevano fatto la cover di 2000 light years from home dei Rolling Stones. Mai avrei pensato che una trentina di anni dopo lo avrei incontrato perché il gruppo, appena riformatosi, aveva perso il cantante Steve Rawlings che si era ritirato per motivi di salute.
Musicalmente ho sempre ammirato il senso dell’avventura di Paul. Di solito le Reunion sono un po’ un tentativo di annacquare la comfort zone delle hit proposte decenni prima, invece lui ha scelto di reinventare il suono sperimentando con le influenze dei nuovi componenti del gruppo. Anche la scelta di sostituire Steve con la voce femminile è stata molto azzardata. Inizialmente è stata dura e mi arrivarono persino minacce di morte di qualche fanatico, ma poi con gli anni la persistenza è stata premiata. Capisco benissimo quanto sia difficile accettare il tempo che cambia. C’è chi si falsifica il corpo e il viso e chi come me invece neppure si tinge i capelli. Come diceva il grande Battiato tutto cambia e nulla si può fermare. E io aggiungo MENO MALE! Paul ha sempre detto che diventare la caricatura dei suoi vent’anni non gli è mai interessato.
La versatilità e il senso dell’avventura ci porta molte soddisfazioni: tra le più recenti, alcuni brani inclusi in due film di Luca Tornatore St@lker e Upside Down di cui andiamo molto orgogliosi.
Personalmente poi c’è poco da dire. Sono ancora cotta di lui come quando avevo 12 anni.
Danse Society e il nuovo album “The Loop”
Diego Banchero: Cosa stanno facendo ora The Danse Society e che progetti avete per il futuro?
Maeth: Sta uscendo ora il nuovo album The Loop su vinile in tiratura limitata e su diversi bundle anche su Cd. Nei 13 anni dalla riformazione, che hanno poi superato la manciata di anni trascorsi negli anni ‘80 come longevità, abbiamo visto diversi musicisti entrare e uscire dal gruppo. Musicalmente sono stati tutti bravissimi, a livello personale qualcuno un po’ meno perché nonostante l’emancipata e matriarcale Inghilterra c’è ancora del maschilismo incarnato in qualche idiota che considera una donna nel gruppo come qualcosa da assoggettare e successivamente da odiare se questa non glielo consente. Comunque la cosa bella è che ognuno ha influenzato molto lo stile nei vari album. La riformazione degli anni 2000 ha imbracciato la spazialità proprio con un fucile, sapendo gestire il rinculo con precisione svizzera.
Il line-up per “The Loop”
Maeth: In The Loop si sente una forte influenza death jazz grazie alla presenza di Dylan alla batteria e dei vari ospiti bravissimi. Il nuovo tastierista Steve ha riportato addirittura la keytar mandandoci in delirio con i suoni anni ‘80 mentre la chitarra di Paul rimane il faro nella tempesta perpetuo che si reinventa continuamente. Il basso di Jack ormai ci martella da un decennio con i suoi virtuosismi. Siamo fortunati. Dopo anni di burrasca il vento finalmente soffia nella direzione giusta.
Parlando di Covid poi noi siamo stati tra i primi ad andare in tour immediatamente quando l’Inghilterra ha riaperto. Questo provocò forti scossoni con l’improvvisa uscita di batteria e tastiere perché Sam e Tom erano molto in apprensione per il Covid mentre Jack stava male. In tre settimane siamo comunque riusciti a tirare su la line up e andare in tour. Dylan è rimasto da allora e Jack poi tornò non appena la salute glie Io ha consentito. Io in barba alla paura che imperversava, ho comprato un Sennheiser senza filo e da allora mi butto in mezzo al pubblico a cantare e ballare.
Le passioni dell’artista Maethleyiah… musica a parte
Diego Banchero: Parlaci un po’ delle altre tue passioni. Sappiamo che dipingi e che ami anche la scrittura. In cosa ti diletti ultimamente?
Maeth: Dipingere è una parola grossa come scrivere. Diciamo che mi piace a volte abbandonarmi a storie ed immagini che mi escono ma solo con la musica riesco a illustrare quello che vedo “altrove” per riportarlo qui’. Non ho la stessa disinvoltura naturalezza ed esperienza nella scrittura e pittura come li ho nella musica. Però è bello sperimentare. Amo molto anche creare dei vestiti ma anche lì è soltanto un diletto. Non mi pongo limiti in ogni caso. Con me davvero tutto è possibile. Tutto quello che leggi sull’Acquario è vero. Garantisco.
Diego: Grazie mille per la chiacchierata. Lasciamo la parola a te nel caso volessi lasciare anche i contatti ai quali è possibile acquistare i tuoi album.
Maeth: Grazie a te e a chi è arrivato a leggere fin qui’.
Trovate la mia musica seguendo i link qui’ sotto.
Maethelyiah.com
Thedansesociety.com
Blooding mask.com
Dansesociety.bandcamp.com
Bloodingmask.bandcamp.com
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