Trinity e la sua musica dimostrano un grande talento eclettico. Da La Grazia Obliqua al Ciclo di Bethe, dagli Alchem a Olympian Gossip, in ognuno di questi gruppi Trinity è riuscita a portare la sua sensibilità, il suo senso artistico e la sua personale visione della musica. Vocalista, batterista e polistrumentista, Trinity (vero nome Alessandra Bersiani), si è conquistata ben presto una certa stima e un grande apprezzamento sulla scena rock, dark, psichedelica romana e non soltanto. Segno che i suoi messaggi musicali, anche se sicuramente non improntati all’easy listening, riescono a conquistare gli ascoltatori senza troppa difficoltà. Backdigit ha intervistato l’affascinante Trinity per sapere qualcosa in più di lei, della sua formazione musicale, dei suoi gusti e del suo universo artistico così poliedrico… Senza dimenticare di tenere d’occhio le sue date dal vivo per la prossima estate che daranno a tutti la possibilità di vederla in azione on stage…
Come nasce il talento di Trinity e le sue collaborazioni famose
Molti ti conoscono come vocalist e polistrumentista de La Grazia Obliqua ma sei anche la batterista del Carillon Del Dolore e degli Alchem. Sei inoltre la tastierista de Il Ciclo di Bethe e Les Longs Adieux, voce ed elettronica di Fade 2 Grace e Olympian Gossip… Come fai a bilanciare tutti questi progetti?
Fondamentalmente sono una persona molto curiosa. Mi piace cimentarmi nelle attività più disparate, in generale nella vita. In ambito musicale ho sete di conoscenza e spaziare dal prog metal degli Alchem all’art-wave de La Grazia Obliqua o alla sperimentazione elettronica degli Olympian Gossip è per me tutto bagaglio culturale e di esperienza. Inoltre mi aiutano a far fronte a tutti i miei progetti un’ottima memoria musicale e una grande facilità di apprendimento.
In Das Projekt sei un “membro fantasma”. Esattamente di cosa ti occupi riguardo questa band?
Das Projekt è un collettivo artistico che vede sul palco un attore, Aldo Semenuk, già noto speaker di Radio Rock. Lui recita un monologo su dei tappeti musicali, in parte suonati live e in parte sotto forma di sequenze preregistrate. Io mi sono occupata della composizione e dell’arrangiamento delle parti armoniche e melodiche di queste sequenze. La parte ritmica è delegata a Valerio Michetti (batterista de La Grazia Obliqua) che suona dal vivo la batteria.
Viste le tue tantissime collaborazioni, c’è qualche nome della scena italiana o internazionale con cui ti piacerebbe collaborare?
Ho già avuto occasione di collaborare con grandissimi artisti italiani e internazionali, come Dan ‘Chewy’ Mongrain dei Voivod, Kota dei Christian Death, David Jackson dei Van Der Graaf Generator, Richard Sinclair dei Caravan e Camel. Quindi Cristiano Santini dei Disciplinatha e Dish-Is-Nein, Andrea Chimenti, Miro Sassolini (ex Diaframma), Militant A degli Assalti Frontali, Umberto Palazzo dei Massimo Volume e Il Santo Niente. Quindi potrei ritenermi già soddisfatta così. Naturalmente ci sono decine e decine di artisti con i quali mi piacerebbe mettermi in gioco. Uno dei miei grandi sogni nel cassetto è Giovanni Lindo Ferretti.
Trinity: la sua storia e la sua musica del cuore
Come ti sei avvicinata alla musica e quando hai iniziato a fare sul serio con gli strumenti musicali?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita fin da quando sono nata. Ci sono diversi musicisti professionisti nella mia famiglia, alcuni anche di grande spessore (come mia zia Leila ex primo soprano del Teatro dell’Opera di Roma), ma per lo più come musicista sono autodidatta. L’unico strumento che ho studiato a lungo e seriamente è la batteria, iniziata comunque tardi, una decina di anni fa. Anche per quanto riguarda la composizione, ricordo di aver sempre scritto fin da bambina. Ma il mio vero potenziale compositivo l’ho espresso prima con i Glareshift (il mio primo progetto serio) e poi con La Grazia Obliqua.
Sappiamo che di recente hai assistito al concerto degli Who. Quali sono state le tue impressioni?
Gli Who sono ancora oggi una forza della natura e dopo 60 anni di carriera sono una band assolutamente moderna, potente, affatto nostalgica. Hanno a disposizione un repertorio di brani divenuti ormai classici che riescono sia ad intrattenere e far ballare l’audience, sia a farti riflettere perché di certo non mancano i contenuti. La formula della rock band accompagnata dall’orchestra ha fatto sì che non si sentisse la mancanza dei due grandi scomparsi, Keith Moon e John Entwistle.
Tra breve arriverà in tour in Italia anche Steve Hackett, ex chitarrista dei Genesis. Pensi che andrai a vederlo?
Sono dell’avviso che tutti i grandi musicisti storici, come Steve Hackett o gli Who, debbano essere visti dal vivo almeno una volta nella vita. I Genesis hanno contribuito a cambiare la storia della musica, quindi non mi farò sfuggire la data di Hackett, oltretutto nella splendida cornice di Ostia Antica.
L’estate di Trinity e La Grazia Obliqua
Quali sono i tuoi progetti, sia riguardo eventuale lavoro in studio che per i concerti dal vivo, per questa estate?
Per l’estate romana 2023 abbiamo in programma un live con Il Ciclo di Bethe, il 15 luglio al Traffic Live Club, in cui presenteremo l’album “Novecento” di recente pubblicazione. Poi il 20 settembre suoneremo con La Grazia Obliqua, insieme a L’Uovo di Colombo, al Progressivamente Festival all’interno dell’evento “Jazz & Image” al Parco del Celio. In merito all’attività in studio, sempre con La Grazia Obliqua stiamo ultimando la scrittura dei brani che faranno parte del terzo capitolo della “Trilogia delle Canzoni”, per poi entrare in studio e registrare. E’ in fase di completamento anche lo spettacolo teatrale “NÈKYIA – Oltre il confine”, sempre ideato e realizzato da La Grazia Obliqua.
Che messaggio vorresti mandare a chi segue le tue band e la tua attività artistica?
Resistere e lasciarsi affascinare. Resistere perché non è sempre facile fare musica ed è un’attività che richiede tanti sacrifici. Lasciarsi affascinare perché dietro la tecnica, l’impegno e la disciplina che richiedono la musica è meraviglioso abbandonarsi alla bellezza naturale e assoluta dell’Arte.
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