Chi è il costante apprendista? L’esercizio per un musicista diventa un lifestyle. Ce lo spiega Marc Turiaux degli RPWL
“Ci vuole tempo e pratica per diventare un maestro”. Ascoltiamo questa frase molto spesso all’inizio di ogni tipo di attività che ci apprestiamo ad intraprendere e naturalmente contiene una valida verità. Non bisogna aspettarsi troppo, e troppo velocemente e non bisogna mai sottovalutare il processo formativo.
Non importa se ci accingiamo ad imparare una lingua, se stiamo per prendere in mano uno strumento o se cerchiamo di riprodurre le ricette dei piatti che ci piacevano di più nel periodo della nostra infanzia. Tutti ci troveremo a fare la stessa esperienza: non riusciremo a conversare in una lingua straniera o ad esibirci on stage di fronte al pubblico appena iniziato a studiare. Ci vuole tempo, studio e un certo livello di impegno per esercitarci e ripetere fino a che non avremo perfezionato quello che sappiamo fare e non avremo raggiunto i nostri obiettivi. Ancora, molte persone hanno l’idea che questo periodo di apprendimento sia ben definito e che ad un certo punto, si debba arrivare ad una conclusione. Si pensa che dovrebbe esserci una transizione silente dall’essere uno studente al diventare un maestro.
Esercizio costante come stile di vita
Ricordo che quando avevo sui 25 anni, mio padre spesso mi diceva che, a parer suo, io non mi esercitavo abbastanza. Probabilmente lui pensava che se io non avessi padroneggiato la batteria dopo anni di studio e di esercizio forse dipendeva dal fatto che non ero abbastanza bravo o non avevo abbastanza talento? L’idea era che imparare uno strumento assomigliasse un po’ ad imparare a leggere e a scrivere. Ad un certo punto impari e a quel punto sei a posto.
Quando ho incominciato a suonare la batteria, io avevo un’opinione simile. Intendevo l’esercizio come un periodo da attraversare, qualcosa che dovevo superare per poter raggiungere gli obiettivi che avevo nella testa. Ovvero essere in grado di suonare il mio strumento senza sforzo ed esprimere le mie idee musicali senza bisogno di doverci pensare su.
Ancora oggi, dopo tanti anni in cui suono la batteria, mi esercito costantemente. E così fanno la maggior parte dei musicisti che conosco. Ma perché lo facciamo?
Perchè continuare ad esercitarsi?
Nella mia personale esperienza l’intero concetto di esercitazione è cambiato attraverso gli anni. All’inizio sentivo che dovevo impegnarmi seriamente se volevo considerarmi un musicista. Ho letto in varie interviste che tutti i musicisti incredibilmente talentuosi che ho sempre ammirato spendono anni di costante pratica ogni giorno. Dalle sei alle dieci ore al giorno è stato quello che li ha portati al livello di competenza che io ho ammirato.
Quindi la forza motrice dietro tutte le mie ore di pratica all’epoca stavano tutte nell’opinione di non essere (ancora) bravo. Ritenevo che se avessi studiato con impegno per un tempo sufficientemente lungo, le mie limitazioni nei confronti del mio strumento sarebbero scomparse. Con il senno del poi penso che quello fosse un atteggiamento piuttosto naïve ma devo ammettere che quel feeling non mi ha mai del tutto abbandonato, ma è cambiato ed è stato superato.
Lo studio nel mestiere del musicista
Dopo alcuni anni ho iniziato a capire che esercitarsi è una parte del mestiere. E’ qualcosa che fai e basta. Qualche volta con l’obiettivo di sviluppare nuove competenze ed altre soltanto come mezzo per rimanere allo stesso livello al quale sei arrivato. Suonare uno strumento dopotutto è un fatto fisico, cosi devi mantenere in forma muscoli e riflessi.
Questo cambio di attitudine mi ha aiutato molto ad accettare il fatto che probabilmente non sarò mai completamente soddisfatto, che vorrò sempre migliorare ed essere consapevole delle cose che non so fare. Ci saranno sempre dei nuovi livelli che vorrò raggiungere per essere alla fine (lo spero) in grado di suonare nel modo in cui voglio. Non penso più nei termini di un singolo obiettivo finale. Ce ne saranno sempre di nuovi di obiettivi, non importa quanto riuscirò ad andare lontano.
Le icone della batteria Jim Chapin e Dom Famularo
Ci sono molte storie nella comunità dei batteristi riguardo il fatto che la fase in cui impari per la maggior parte dei musicisti non finisce mai. Durante un’intervista al famoso batterista e drumming ambassador il compianto Dom Famularo (scomparso il 27 settembre scorso a 70 anni) è stato chiesto riguardo il concetto del costante apprendere. Lui ha ricordato il suo incontro con Jim Chapin (1919-2009). Jim era una leggenda della batteria, ha scritto libri rivoluzionari sulla tecnica batterista ed è stato un insegnante e un’icona della batteria per decadi. Dom gli fece visita negli ultimi giorni della sua vita in ospedale e quando arrivò il dottore gli disse che probabilmente a Jim erano rimaste soltanto poche ore da vivere. Ma quando Dom e il dottore entrarono nella stanza di Jim, lo trovarono che si stava esercitando. Nel suo letto, con un practice pad, oltretutto entusiasta che la sua mano sinistra stesse andando meglio.
Non si finisce mai di imparare
Quello che ho dedotto da questo racconto e che il processo di apprendimento non finisce mai. Sentirò sempre l’esigenza di lavorare per migliorare il mio modo di suonare e so che posso accettare tutto questo. Infatti attualmente questa è una delle cose che mi piace fare di più, è diventata una parte della mia vita. A tutti coloro che si stanno sforzando tanto per imparare e che sentono di non essere affatto migliorati o temono che non riusciranno mai a raggiungere i propri obiettivi dico: relax. Anche se fossi un calciatore e il Real Madrid ti mettesse sotto contratto, non smetteresti mai di fare gli allenamenti. Fa parte del gioco.
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