Si fa chiamare Jason ma ha scelto il nome di Mac BIOnighT per identificare se stesso e la sua musica alla quale ha dedicato tutta la sua vita, la musica elettronica. Quella della cosiddetta Scuola di Berlino dei Tangerine Dream, di Klaus Schulze, quella della sperimentazione dei suoni. Nato a Luino (VA) ma in realtà cittadino del mondo perchè quando si parla di musica, le sue ispirazioni sono molteplici e nella sua fertile carriera discografica non c’è un disco uguale all’altro. Il suo nuovo album si intitola A Fine Life, un lavoro originale ed intelligente che ha una marcia in più perché eccezionalmente vede la partecipazione di un musicista a cinque stelle. Parliamo di Fabio Moresco (ex Metamorfosi ed ex Banco del Mutuo Soccorso), batterista eclettico e virtuoso che ha accettato di prendere parte a questo progetto per stima personale nei riguardi di Jason e a titolo amichevole.
BACKdigit ha intervistato Jason e gli ha fatto una serie di domande per dare modo al pubblico di conoscerlo meglio.
Intervista a Mac of BIOnighT
Cominciamo parlando proprio del tuo nuovo album. Da dove hai preso l’ispirazione?
Diversamente da quanto avviene normalmente, io parto sempre dall’immagine di copertina, sulla quale poi costruisco l’album. A volte ho già un’immagine che mi ispira, altre invece ho solo un’idea musicale, creo quindi l’immagine di copertina prima di lavorare sulla musica, in quanto questa verrà poi guidata dalla mappa visiva costituita dalla cover stessa. Generalmente sono immagini mie, ma da molti anni ormai collaboro anche con mio zio, Domenico “Sem” Semeraro, che è un fotografo eccezionale per talento, sensibilità e versatilità. Lui mi manda delle immagini come possibili copertine e spessissimo mi basta guardarne una affinchè l’album intero prenda forma nella mia mente. Moltissimi dei miei album sono costruiti sulle sue immagini.
Nel caso di “A Fine Life” la semplicissima, eppure bellissima, immagine della girandola mi ha ispirato sia il concetto di base (la vita, praticamente) che la musica.
La collaborazione con Fabio Moresco
Come mai hai pensato di chiamare Fabio Moresco a collaborare a questo tuo progetto?
In realtà non è stata un’idea mia, non avrei mai osato… è andata così: all’uscita di Transiberiana del Banco del Mutuo Soccorso, con la loro nuova formazione, ero entusiasta non solo di avere finalmente tra le mani un disco nuovo della band, ma anche dell’inclusione di una nuova sezione ritmica (basso e batteria) che trovavo finalmente adatti per la loro musica e soprattutto bravissimi ed espressivi.
Così contattai Fabio Moresco via fb e gli scrissi per esprimergli la mia soddisfazione e per complimentarmi per la qualità del suo stile.
Ci scambiammo qualche messaggio e poi qualche video chiamata. Durante una di queste, essendo la persona gentile che è, mi disse: “Voglio farti un regalo, hai un brano al quale ti piacerebbe aggiungere una batteria acustica?”
E lì panico, entrai nel panico. Avere un musicista del calibro di Fabio Moresco in un mio album mi faceva sentire per nulla all’altezza del compito.
Tentai per mesi di tirare fuori qualcosa, ma non c’era niente da fare, mi sembrava sempre tutto inadeguato e quindi rinunciai, sentendomi parecchio stupido. Dopo molto tempo, però, durante una chiamata lui mi disse: “Sto ancora aspettando il tuo brano su cui suonare”, e lì decisi che dovevo mettere da parte le mie insicurezze. Iniziai così a registrare il disco nell’ansia costante.
Il “regalo” di Fabio Moresco per A Fine Life
Che ne pensi del lavoro che Fabio ha fatto per te in questo cd?
A parte il fatto che ha deciso di farmi un regalo della sua collaborazione e di aver quindi contribuito al mio progetto senza alcun compenso, cosa che già lo renderebbe speciale, cosa mai potrei dire? Grandioso, adoro la sua espressività ed è stato fantastico poter ascoltare tutti i dettagli delle sue esecuzioni, avendo le tracce separate. Nella prima parte ha voluto che gli dessi indicazioni su cosa fare, ma nella seconda mi sono rifiutato ed ho insistito affinchè decidesse lui cosa fare e come farlo. In entrambi i casi il risultato è stato da par suo: eccellente!
A Fine Life: un disco in due parti
Qual è il pezzo che preferisci di questo tuo nuovo lavoro e perché?
Beh, la scelta non è difficile, visto che il disco consta di un solo brano! Si tratta, infatti, di una suite di circa mezz’ora (detesto i dischi lunghi!!!!) divisa in due parti.
Curiosamente, però, ho notato che quasi tutti tendono a considerarle due tracks separate ed a preferire decisamente l’una o l’altra a seconda dei propri gusti e personalità. Io però non la vedo così. Per me è un unico pezzo, diviso in due solo per praticità di ascolto.
Qual è il pezzo che preferisci di questo tuo nuovo lavoro e perché?
Beh, la scelta non è difficile, visto che il disco consta di un solo brano! Si tratta, infatti, di una suite di circa mezz’ora (detesto i dischi lunghi!!!!) divisa in due parti.
Curiosamente, però, ho notato che quasi tutti tendono a considerarle due tracks separate ed a preferire decisamente l’una o l’altra a seconda dei propri gusti e personalità. Io però non la vedo così. Per me è un unico pezzo, diviso in due solo per praticità di ascolto.
Quanto tempo ti ci è voluto per realizzarlo?
Un’eternità. Considera che io pubblico un album al mese (in questo periodo addirittura due, per eccesso di produzione. Nonostante la cura e l’attenzione che ci metto sono velocissimo e molto prolifico. Questa volta però, fra ansia da prestazione e il fatto che ci fosse coinvolta un’altra persona, che aveva diritto di essere parte di una progetto quantomeno decente, più il fatto che non avevo mai mixato una batteria acustica (difficilissimo!!!) ho prolungato i tempi all’infinito, penso ben più di un anno, è stato davvero estenuante. Alla fine comunque sono contento del risultato.
Mac of BIOnighT e la passione per la musica
Quali sono le tue aspettative nei riguardi di questa tua nuova musica?
Credo che nella vita l’avere aspettative sia il modo migliore per avere delusioni, per cui cerco sempre di evitare di averne in qualsiasi situazione.
Con la musica è più semplice, perchè il mio unico scopo è quello di creare qualcosa che corrisponda a quello che ho nella mente e nell’anima in quel momento, nient’altro, e quindi se riesco a fare questo sono felice e il resto non conta. Prendo semplicemente quello che arriva (e, visto come è messa la musica oggi: umiliata, rubata, ignorata, considerata rumore di fondo, usata ed abbandonata come una vecchia puttana), quello che arriva è solitamente niente.
La musica elettronica di Mac of BIOnighT
Tu sei specializzato nella musica elettronica ma c’è un altro genere di musica che ti piace e che presto o tardi vorresti provare a comporre ed incidere, magari contaminandola con l’elettronica?
“Musica acustica” non indica un genere, non indica nulla se non il fatto che è realizzata usando strumenti acustici. Può essere un blues fatto con un banjo, un brano classico per 50 elementi, un coro di chiesa, un pezzo jazz, dei tamburi africani o un koto giapponese che fanno musica tradizionale, qualsiasi cosa di qualsiasi genere. Perfino se qualcuno ti sta antipatico e lo spingi giù per le scale, il rumore che fa cadendo è musica acustica (mmm, interessante, dovrei provare, ho giusto una lista di persone che sarebbe perfetta per fare questo esperimento) (ride ).
Allo stesso modo, musica elettronica non è un genere, non indica nulla se non il fatto che è realizzata usando apparecchiature elettroniche.
Purtroppo oggi con “musica elettronica” la maggior parte della gente identifica techno e altri generi similari moderni (moderni si fa per dire, visto che ormai da decenni ripetono se stessi sempre uguali mangiandosi e vomitandosi e mangiandosi di nuovo in un ciclo infinito sempre più povero musicalmente, con tutte le dovute eccezioni, naturalmente), e li identificano con quelli in quanto non ne conoscono altri. Non è così, naturalmente, dato che la varietà di generi realizzabili con strumentazione elettronica è pari, se non superiore, a quella realizzabile con strumenti acustici ed elettrici, ed è davvero svilente ed offensivo che la gente identifichi questi strumenti e questi musicisti solo con questi generi pseudo danzerecci e commerciali.
La “suite” di A Fine Life
Venendo alla tua domanda, io non ho mai creato musica in un solo genere, ma praticamente in tutti.
Nei miei album ci si può trovare dalla Scuola di Berlino (NON in senso techno!) al jazz, dalla musica africana al synthpop, dalle colonne sonore elettroniche anni ’80 all’italo disco, dalla musica più sperimentale alla musica tradizionale delle montagne svizzere, dalla musica medioevale al blues, etc. etc. etc., qualsiasi cosa, sia pur filtrata attraverso strumenti elettronici e la mia personalità.
Del resto, già un accenno di questo si ha ascoltando la suite che compone l’album “A Fine Life”, dove ci sono elementi di prog, musica celtica, musica latina, sperimentale, e molto altro.
Non riuscirò mai a capire come si possa ascoltare un solo genere tutta la vita, e ancora meno farne uno solo. E’ come avere un universo intero da esplorare a disposizione e non spostarsi mai dalla stessa mattonella, convinti che l’universo finisca lì o come mangiare sempre e solo pastasciutta a colazione, pranzo e cena per tutta la vita.
Mac of BIOnighT e la Scuola di Berlino
Qual è stato a tuo parere il più grande compositore di musica elettronica? E quale quello a cui in un modo o nell’altro ti senti più vicino per gusto e ispirazione?
Tornando indietro agli anni ’50 e ’60, sicuramente gente come Delia Derbyshire, Louis e Bebe Barron, Raymond Scott ed altri straordinari pionieri. Dagli anni ‘70 alla prima metà degli ’80 ovviamente i creatori della Scuola di Berlino, ovvero Tangerine Dream e Klaus Schulze, poi senza dubbio Jean Michel Jarre, i Kraftwerk, ma anche Yellow Magic Orchestra e Vangelis. I Depeche Mode, fino a Violator incluso, sono stati un fenomeno unico e straordinario capace di attraversare gusti e generi ed arrivare a chiunque.
Per quanto mi riguarda, quando faccio Scuola di Berlino sento più vicini i lavori dei Tangerine Dream del periodo Virgin, ma per il resto, visto che non mi identifico in un singolo genere, qualsiasi musicista e musica mi tocca e modifica, senza limiti.
Magnifiche, ad esempio, le sigle italiane degli Anime arrivati nel nostro paese a fine anni ‘70/primi anni ’80, realizzate da ottimi professionisti e tecnici con le palle e creativi, a volte da gente del calibro di Ares Tavolazzi ed Ellade Bandini, lavori dai quali imparo ancora oggi.
E poi ottimi album elettronici occasionali di musicisti non elettronici, come Tango dei Matia Bazar (a parer mio il più bel disco synthpop mai realizzato al mondo), oppure Odissea di Mango. E poi i Rockets, i mitici alieni che sono fra i miei gruppi preferiti, e tantissimi altri che contribuiscono ancora oggi al mio linguaggio musicale e ai quali sono grato.
Il futuro della sua musica
Stai già lavorando ad un nuovo progetto?
Come ti dicevo, sono estremamente prolifico, quindi lavoro sempre su diversi album simultaneamente (dai tre ai nove) e quando pubblico un disco per me in un certo senso è già “vecchio”. Pensa che ho appena pubblicato “A Fine Life”, ma da allora ne ho tirati fuori altri due o tre e ne ho già pronti altri otto, più tre singoli…
Fare musica è un flusso di gioia ininterrotto e che spero non si interromperà mai!
“A Fine Life” si può acquistare qui:
https://macofbionight.bandcamp.com/album/a-fine-life
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