Anthony Phillips e la chitarra 12 corde. Un amore che dura da una vita tra questo strumento e il leggendario musicista britannico che ci ha fatto scoprire le meraviglie della 12 strings attraverso le sue mirabili composizioni e soprattutto grazie al suo altissimo standard di esecuzione.
Una qualità che Anthony ha dimostrato fin da quando era giovanissimo e rimase attratto dal sound poetico ed evocativo della chitarra a 12 corde, sia in versione acustica che elettrica.
Ant il “Maestro” della 12 corde
E’ stato proprio con questo particolare strumento che Anthony Phillips, definito universalmente il “Maestro della 12 corde”, ha dato carattere e conferito un sound unico alle primissime composizioni dei Genesis. Del gruppo capostipite del progressivo rock inglese, infatti, lui è stato fondatore ed ha lasciato un’enorme impronta, anche grazie alla 12 corde. Basti pensare, ad esempio, al capolavoro dei Genesis Trespass (1970).
Ma il percorso artistico del virtuoso chitarrista, anche negli anni successivi alla band (fondata insieme a Mike Rutherford, Tony Banks e Peter Gabriel), è continuato con una prolifica carriera solista…Spesso ancora nel segno della 12 corde.
Il sound della 12 corde nell’album The Geese & The Ghost
Già a partire da The Geese and the Ghost il suo primo album solo del 1977, acclamato dal pubblico e a distanza di tempo inserito dalla rivista prog rock Goldmine tra i migliori album prog di tutti i tempi. Qui il virtuoso chitarrista sfoggia svariate tecniche utilizzando una 58 Fender Stratocaster, una Hofner Colorama, una Yairi Clase 880 classica del 1970, una River Job a 6 e 12 corde acoustic. Mike Rutherford, invece, che ha collaborato al disco, ha suonato prevalentemente una Tony Zemaitis 12 corde acoustic.
Una carriera da virtuoso
Ma sono innumerevoli gli esempi del talento di Phillips e della sua inventiva alla 12 corde. Ricordiamo Field Day, il suo doppio solo cd del 2005 o il brano Shoreline, pezzo numero 6 del cd 2 di Strings Of Light, il disco inedito più recente del chitarrista inglese targato 2012. Shoreline fu composto originariamente da Phillips per quintetto nel 1971, per chitarre e per corde e ottoni ma non era mai stato registrato in precedenza. Chi ama la chitarra a 12 corde, poi, non può assolutamente mancare l’ascolto di Twelve, l’album registrato da Anthony Phillips nel 1984 e suonato esclusivamente con una dodici corde oppure di The Meadows of Englewood (1996).
Le sue chitarre preferite
L’influenza del chitarrista nell’ambito della 12 corde è stata davvero notevole in tutti questi anni ed ha fatto proseliti. Non c’è da stupirsi, infatti, che il musicista britannico si sia aggiudicato addirittura la posizione n.13 nella classifica dei migliori chitarrista della 12 corde di tutti i tempi redatta dal prestigioso sito studentofguitar,com.
Abbiamo chiesto ad Ant quali fossero le sue chitarre e 12 corde favorite e lui ci ha nominato la Tuplett, la Rickenbaker electric e l’Arriveé acustica. Soffermandosi poi sulla Tuplett ha detto: “questa chitarra ha uno schema particolare delle corde, un 2332 molto singolare dal momento che la maggior parte degli schemi sono composti da 10 corde in gruppi di 4. Quindi è strano”. Per quanto ci è dato sapere, Ant ha acquistato la sua 12 corde electric Rickenbaker nel 1977 ed è stata l’elettrica ad averlo ispirato verso l’acustica. Tra l’altro anche George Harrison dei Beatles suonava un modello simile di color rosso.
Come è nato l’amore per la 12 corde
“A differenza di molte altre cose a cui mi sono appassionato nella vita”, ha raccontato Ant, “la chitarra a 12 corde, non ho cominciato a suonarla perchè ispirato da qualche altro musicista. Certo, all’epoca ho sentito Roger McGuinn dei The Byrds suonarla e anche i The Beatles suonavano la 12 corde elettrica, ma non ricordo nessuna canzone suonata alle 12 corde che abbia lasciato un grande segno su di me. E’ chiaro comunque che crescendo sono stato ispirato comunque dai The Beatles, dai The Rolling Stones avvicinandomi successivamente al pianoforte quando anche i The Beatles iniziarono a suonarlo in alcuni dei pezzi del loro repertorio. Ma fu un giorno nell’estate del 1967 che il suono della chitarra a 12 corde mi colpí davvero”.
Il racconto di una magia
“Ero andato alla Charterhouse” racconta ancora Ant, “la scuola che avevamo frequentato, con Mike (n.d.r. Rutherford) e con un amico di nome John Al. Lí con noi c’era anche un tipo chiamato Tony Anderson che proprio da quelle parti gestiva un locale. Eravamo seduti sull’erba a fumarci una sigaretta quando vidi quest’uomo che suonava la 12 corde. Io non avevo mai visto una chitarra del genere prima e rimasi molto impressionato. Fu una cosa magica. Così appena possibile corsi ad acquistare una 12 corde economica, ricordo che la prima che ho avuto è stata una Eko Ranger. Che altro dire? Il resto è storia”.
Ant e gli altri pionieri della 12 corde
“Una cosa che posso comunque aggiungere”, ha precisato Ant, “è che, poco più tardi, mi piacque molto il modo di suonare di Charlie Whitney, il chitarrista dei Family. Lui suonava la 12 corde acustica nel pezzo The Weaver’s Answer. Ricordo di essere rimasto molto colpito da quel brano ma dal punto di vista ritmico più che da quello armonico. Però lo ripeto, il mio modo di suonare la 12 corde non è stato influenzato da nessuno in particolare, anche se Tony Anderson, di cui vi parlavo, onestamente mi ha davvero ispirato. La verità è che quando suonavo io cercavo di fare la mia musica e quella di nessun altro. Inventavo delle cose li per li, improvvisavo. Spero che quello che sto dicendo non mi faccia apparire arrogante”.
Le influenze musicali da giovanissimo
“Certo, è chiaro che in precedenza, da giovanissimo, avevo cercato anch’io in alcune circostanze di imitare un po’ The Beatles o The Rolling Stones. Però dalla 12 corde in poi è stata tutta roba mia, tutto molto personale. Anzi, vi assicuro che il mio modo di suonare la 12 corde è stato la prima cosa veramente originale che io abbia mai fatto”.
Gli esperimenti per ottenere il sound perfetto
“Con Mike facevamo vari esperimenti alla 12 corde, in particolare suonavamo con le “mixed chords”, ha ricordato Anthony Phillips. “In pratica lui suonava una corda ed io ne suonavo un’altra e ottenevamo questo sound forte e vivace. Squillante ma allo stesso momento misterioso. Poi ho iniziato a sperimentare la 12 corde con tuning differenti, ad accordare la chitarra in modo leggermente non convenzionale. Ecco perché alcune delle mie canzoni suonano decisamente personali, perché la chitarra è stata accordata in modi sperimentali. Anche in quel caso non imitavo nessuno, non sapevo affatto se esistessero altri musicisti che facessero la stessa cosa. In seguito sono venuti fuori nomi di chitarristi che effettivamente lo facevano ma all’epoca io non ne ero al corrente.
Quello che ero solito fare, e che successivamente feci sempre di più fu questo: nella 12 corde hai sei paia di corde ed io le sovraccordavo con note differenti. Questo significa che alla fine suonando con 6 corde, potevi ottenere nove note differenti. Accordavo le corde 1 e 2 all’unisono. Le corde 3,4, 5 e 6 erano invece accordate con l’octave tuning. Tutto ciò ci faceva ottenere un suono straordinario, un’incredibile cascata di note ed ampiezza di suono”.
Le prossime re-release di Anthony Phillips
Per i followers del chitarrista, segnaliamo le sue due prossime uscite discografiche. Si tratta di Slow Dance – Jewel Case Edition, realizzato originariamente nel 1990. Il nuovo 2cd box contiene i mix originali del disco più la selezione Slow Dance Vignettes, che include mix alternativi del pezzi e variazioni su tema. In uscita il 26 gennaio 2026. Il 23 febbraio 2024 inoltre uscirà la re-release di Gypsy Suite, versione expanded e re-remastered da Ant e Harry Williamson. Questa nuova edizione comprende, tra le altre “chicche” anche un inedito demo di solo piano di Tarka Movement III: The Hunt registrato nel 1976. Entrambi gli album sono disponibili in pre-order tramite Cherry Red Records.
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