LA VIOLENZA SULLE DONNE. PERCHE’?
Il fenomeno della violenza sulle donne è un grave problema sociale che non ha ancora trovato soluzioni in nessun paese del pianeta. In tutti gli stati, dalla Cina all’America e all’Europa, ci sono stati cambiamenti: normative, numeri verdi per il soccorso, associazioni e centri di accoglienza. Tuttavia, i dati restano allarmanti.
Le cronache dei giornali in tutto il mondo raccontano storie di violenza sulle donne ogni giorno.

Questa problematica, annosa ed antica, coinvolge diversi fattori che riguardano la disuguaglianza di genere, il potere dell’uomo sulla donna, la cultura, il sistema giudiziario in generale e, non ultimo, la mancanza di rispetto e di educazione. La disuguaglianza di genere deriva dal fatto che la donna è sempre stata considerata inferiore all’uomo, ritenuta più fragile e vulnerabile. Questo è uno dei tanti stereotipi che si sono strutturati dall’uomo delle caverne fino a oggi. L’immagine dell’uomo bruto che andava a caccia e portava da mangiare, mentre la donna restava a casa a occuparsi di tutto e crescere i figli, ha consolidato questi pregiudizi.
Oggi, con il cambiamento del ruolo della donna in società che lavora e produce meglio e, spesso, anche più dell’uomo una certa evoluzione c’è stata, ma la parità ed il rispetto di essa ancora non si sono raggiunti.
Cause della violenza sulle donne
Il potere dell’uomo sulla donna riporta sempre alla storia del passato, in cui anche tra i Romani comandava solo il “pater familias” ed aveva un potere assoluto. In seguito solo con le Riforme di Costantino e Giustiniano, la realtà ha cominciato a cambiare molto lentamente, ben lontana da arrivare alla parità. Inoltre, gli aspetti culturali e le tradizioni di alcuni paesi extra-europei sono ancora estranei al concetto di parità femminile. Spesso la donna vive ancora in totale sottomissione.
A tal proposito, basta pensare agli indumenti delle donne arabe. L’hijab copre testa e collo, il burqa tutto il corpo lasciando solo gli occhi scoperti. Il niqab copre il viso lasciando scoperti solo gli occhi, mentre il chador copre testa e corpo ma non il viso.
Queste sono realtà che si riscontrano oggi anche in Europa e nel nostro stesso paese. Le cause sono l’immigrazione e la globalizzazione che hanno portato a un’integrazione politica, economica, culturale e sociale tra paesi e culture diverse, agevolata anche dalle tecnologie informatiche dominanti.
Il sistema giudiziario, con le diverse convenzioni internazionali, come la Convenzione CEDAW adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979, la Convenzione di Istanbul adottata dal Consiglio d’Europa nel 2011 e la Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 5 del 2022, rappresenta una pietra miliare per la tutela delle donne. Tuttavia, le convenzioni non sono sufficienti. Molte le donne ancora soggiogate e sottomesse. Hanno paura di denunciare, provano vergogna e spesso, temono, anche di non essere credute dall’interlocutore.
Educazione al rispetto della donna
Basti pensare che anche negli stati europei, come la Svezia e la Norvegia, noti per la loro parità di genere, questo problema persiste. In Svezia infatti vi è un tasso di stupri molto elevato di 85,6 ogni 100.000 abitanti. Se poi pensiamo allo stato insulare di Grenada situato nel Mar dei Caraibi a nord-est del Venezuela, laggiù il tasso di stupri è quasi raddoppiato con un valore di 143,5 ogni 100.000 abitanti ed è al primo posto nel mondo rispetto a questo fenomeno.
Tuttavia, anche l’Italia ha fatto dei cambiamenti per la tutela delle donne. Infatti, la Legge 122 dell’8 settembre 2023 ha introdotto misure per contrastare e prevenire la violenza di genere, rafforzando la tutela delle vittime e incrementando la punitività dei reati. Invece, la Legge n. 69 del 19 luglio 2019 – denominata Codice Rosso – ha introdotto misure per la tutela delle vittime di violenza domestica abbreviando i tempi di giustizia e rafforzando le pene per questo tipo di reato.
In sintesi, ciò che manca ancora alla risoluzione di questo problema è l’educazione al rispetto della donna che va insegnata ai bambini, sin dalla scuola elementare e la consapevolezza che il problema va risolto attraverso un impegno maggiore ed una forte sensibilizzazione verso l’opinione pubblica.
L’impegno riguarda una stretta collaborazione tra le istituzioni e una partecipazione attiva della collettività. È necessario anche un coordinamento tra i servizi, dalle Forze dell’Ordine alle strutture sanitarie, comprese associazioni, centri di ascolto e comunità preposte all’accoglienza. Tutto questo serve per affrontare le cause della violenza sulle donne.
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