DINO FIORE: viaggio tra le varie tappe della carriera del fondatore del Castello di Atlante.
Dino Fiore è un vero e proprio veterano della scena prog italiana. Bassista e compositore attivo fin dal lontano 1972, è membro fondatore del Castello di Atlante: un gruppo che, oltre ad essere uno dei più longevi, resta uno dei più apprezzati di questo genere sia nel nostro paese sia all’estero.
Dino, in oltre cinquant’anni di carriera, ha calcato calchi prestigiosissimi in molte parti del mondo condividendo il palco con molti dei maggiori nomi che hanno reso celebre il genere progressivo.

Oltre ad avere svolto attività di session man di lusso al fianco di alcuni artisti, ha collezionato diverse collaborazioni molto importanti che è nostra intenzione ricostruire tramite il suo racconto.
Gli ultimi anni sono stati per Dino molto produttivi, infatti si è particolarmente concentrato su un percorso solistico che lo vede attivo su alcuni progetti per i quali le sue abilità di compositore sono state messe pienamente in gioco. Siamo molto curiosi di chiedergli conto di tali esperienze, in particolare del progetto DINO FIORE e FleurFolia (un trio con il bassista produttore Mattia Garrimanno e il chitarrista Emanuele Bodo) e del progetto Backup (nel quale militano Alberto Rondano alla chitarra e Alberto Battezzati alla batteria, che spesso sono affiancati da special guests del mondo jazzistico).
Dino Fiore: la musica come insegnamento, passione e amicizia
Dino svolge anche attività di insegnante di musica, aspetto che contraddistingue il suo grande coinvolgimento in questa forma d’arte e fa comprende la sua voglia di comunicare con le nuove generazioni.
Per concludere, conoscendolo ed essendone amico da tempo, non posso non ricordare il suo carattere cordiale e disponibile e mosso da intenti costruttivi (caratteristica che al giorno d’oggi è più rara di quanto si possa pensare). Collaborare con lui, anche per promuovere iniziative volte all’organizzazione di eventi, è per il sottoscritto sempre un grande piacere.
Articolo a cura di Diego Banchero

Buongiorno Dino, benvenuto su Backdigit! Non possiamo iniziare questa conversazione senza parlare dei tuoi esordi. Tali aspetti ci interessano molto! Puoi dirci qualcosa della tua partenza come musicista e delle tue influenze iniziali? Ci racconteresti che atmosfera si respirava all’inizio degli anni ’70 nel momento in cui tu hai iniziato la tua carriera?
Dino Fiore: Buongiorno a voi a tutti voi di Backdigit e grazie per il cortese e graditissimo invito. Un ringraziamento particolare a DIEGO BANCHERO, grandissimo amico e meraviglioso bassista del panorama progressivo italiano. La musica ha fatto parte del mia vita sin da giovanissimo, quando in Italia il Beat esplose nella seconda metà degli anni 60. Adoravo i Rokes (quelli di “Ma che colpa abbiamo noi”) , Equipe 84 , i primi Nomadi (quelli di “Dio è Morto”). Nel 1969 alla televisione vidi i Vanilla Fudge alla diretta della “Mostra Internazionale di musica leggera” di Venezia.
Vinsero la Gondola d’Oro con il brano “Some Velvet Morning” e per me fu una vera illuminazione divina. Non riuscii a dormire quella notte, perché quella musica mi era entrata dentro e avevo capito che esisteva una forma di espressione che volevo capire e magari anche coltivare. Il mattino dopo giurai a me stesso che dovevo suonare. Fu così che dopo un anno incominciai malamente a strimpellare la chitarra elettrica, optando successivamente per il basso per ragioni da me realmente non volute (alle prime prove mi dissero che avevano trovato un chitarrista bravo, che mancava il bassista e in tale situazione dovetti accettare lo stato di fatto, ovviamente suonando il basso con la chitarra elettrica).
Dagli anni del Beat al sogno prog: i primi passi musicali di Dino Fiore
Allargai le mie conoscenze musicali, attingendo a Cream, Animals di Eric Burdon, Yardbirds, Colosseum, Rolling Stones (li preferivo assolutamente ai Beatles). Nel dicembre del 1972 feci il mio primo concerto come bassista, nell’aula magna del Liceo scientifico di Vercelli con la band ARS NOVA, già con pezzi inediti. Nel 1974 fondai, con il batterista, IL CASTELLO DI ATLANTE, band di progressive italiano, perché PFM, BANCO DEL MUTUO SOCCORSO ed AREA entrarono nelle mie preferenze musicali. Quale era l’aria che si respirava? Confesso di avere ora una certa difficoltà a descriverla, perché tutto quanto era splendidamente perfetto, fresco, spontaneo e sincero. Ricordo le giornate delle prove nelle cascine del vercellese, tra amplificatori alti due metri, organi pesanti come dei frigoriferi, flauti non amplificati (quindi inesistenti), volumi da infarto e chitarre elettriche gracchianti. Alla fine delle prove eravamo praticamente sordi, ma ubriachi di felicità. Istanti indimenticabili!
Tu hai calcato palchi molto importanti in ogni parte del mondo. C’è stata un’esperienza in particolare che ti è rimasta nel cuore in qualche evento o tour all’estero?
Dino Fiore: Ho avuto la fortuna di calcare palchi molto importanti in tutto il mondo (Giappone, Indonesia, Messico, USA, Canada, Olanda, Francia, Lituania…) ed essere presente in numerosi Festival , condividendo spettacoli con artisti di gran rilievo internazionale (Fish ex Marillion, Flowers King, P.F.M., New Trolls, Osanna, Mangala Vallis di Bernardo Lanzetti). Ogni evento rappresenta un momento indimenticabile e fondamentale per la mia vita, ma tra tutti quanti mi preme evidenziare i 5 live nel Japan Tour del 2008 e il concerto a Quebec City del 2013 (vedere tutto il teatro in piedi per la tua performance è una situazione che ti entra nel cuore e non si cancellerà mai).
Il Castello di Atlante è sicuramente il gruppo a cui tutti ti accostano ed è stato uno dei più longevi della scena prog internazionale. Quali sono state le ricette di questa resistenza sul lungo periodo? Puoi fare un bilancio di questa esperienza?
Dino Fiore: IL CASTELLO DI ATLANTE non è solo una band musicale, è una ragione di vita, il consolidamento di amicizie anche ancor oggi esistono. Durante le prove si parlava anche dei nostri problemi personali, delle difficoltà, di tutto quanto un po’. Si suonava e poi, per concludere la serata, a volte si giocava a carte sino a tardissima notte perché lo stare insieme era il completamento di tutto quanto. Semplicemente era vera amicizia, quella alla quale facevamo sempre riferimento. Quando c’erano dei problemi si affrontavano tutti insieme per cercare una soluzione, al motto: “le mura del Castello non tremeranno mai”.

Qual è lo stato attuale del tuo impegno con il Castello di Atlante? Com’è andato l’EP Memorabilia del 2023?
Dino Fiore: Il Castello, dopo 7 anni di pausa, ha suonato a Melegnano (MI) nel maggio 2025 al Prog Night Festival riproponendo i suoi classici. Ci sono nuovi progetti discografici in agenda e probabilmente altri concerti, ed io ci sto lavorando come sempre con entusiasmo. L’EP “MEMORABILIA”, pubblicato esclusivamente sui social, ha avuto un ottimo riscontro tenendo conto che è stato realizzato in forma limitata. Ricordo che ha per oggetto anche pezzi degli anni 80, mai pubblicati e riarrangiati per l’occasione,
Non possiamo non chiederti di fare un riepilogo delle tue prestigiose collaborazioni come session man.
Dino Fiore: Il fatto di poter suonare ovunque mi ha dato la possibilità di avere nuovi contatti, soprattutto di conoscere anche di persona musicisti e professionisti internazionali. Ecco come nascono, a volte per caso, le collaborazioni degne di rilievo. Ho collaborato come session man discografico per il gruppo progressive Pandora (suonando con Arjen Lucassen, Vittorio Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso e il mitico David Jackson con il suo magico sax).
Successivamente ho collaborato con Tony Pagliuca (Le Orme) per circa un anno e mezzo, che è stato il tastierista de Il Castello di Atlante in quel periodo, e con il quale ho condiviso nel 2015 il palco a Quebec City in Canada. Ho suonato sul mio lavoro da solista del 2013 con Beppe Crovella (produttore e tastierista di Arti e Mestieri) e con il virtuoso pianista jazz Luigino Ranghino allievo di Franco D’Andrea, e ancora ho collaborato con i maestri Alberto Bocchino (chitarrista classico allievo di Angelo Gilardino) e il maestro di batteria Claudio Saveriano (affinatosi nella scuola statunitense di John Riley).

So che tu svolgi anche attività come insegnante di musica. Le nuove generazioni vengono spesso descritte come poco interessate al rock. Tu come valuti l’interesse dei giovani per questo genere musicale? Abbiamo ancora speranza di poter passare il testimone a qualcuno che tenga viva la fiamma?
Dino Fiore: Insegno basso elettrico in una Accademia Musicale italiana, ovviamente utilizzando un metodo totalmente personalizzato. Il mio scopo è mettere a disposizione degli allievi la mia esperienza di oltre 50 anni di attività, concerti, collaborazioni. Il tutto finalizzato a far suonare da subito chi entra a scuola, perché la teoria musicale mi piace insegnarla facendo scorrere le dita sul fingerboard sin dal primo giorno, insomma facendoli sudare senza esitazioni. Sembra che il mio metodo funzioni e che il primo istinto di suonare si trasformi quasi subito in entusiasmo. Non è vero che le nuove generazioni non sono interessate al rock, piuttosto è importante far capire agli allievi giovani quali siano i confini reali di questa grandiosa espressione musicale.
Insomma tradurre in realtà come suonare il rock genuino e distinguerlo da quello di marketing (che per me non è rock). In sostanza mi sembra importantissimo fare anche una corretta istruzione sui generi, e quindi su come approcciare lo strumento (il basso nel mio caso) ad ogni diversa espressione musicale. Una curiosità: ho a scuola anche allievi di mezza età, quelli che vogliono iniziare e anche quelli che desiderano affinarsi. Per la serie che la musica non ha una età predeterminata. Secondo me ci saranno sicuramente giovani bassisti che potranno tenere accesa la fiamma del rock, sempre che il mercato non li zittisca. E qui si aprirebbe una parentesi piuttosto complessa da affrontare.
Che consigli daresti ad un giovane che oggi volesse accostarsi al rock e diventare bassista?
Dino Fiore: Gli direi che basso e batteria sono il cuore pulsante della musica, e che il basso traduce in armonia quello che ritmicamente la batteria imbastisce. Una coppia indissolubile e che può trasformare in un capolavoro una qualsiasi traccia musicale. Il tutto a condizione che l’approccio allo strumento sia fatto con umiltà e passione, condizioni imprescindibili per creare linee armoniche interessanti ed emergenti.

Cosa pensi dell’attuale scena rock in Italia? A dispetto delle scarse possibilità che il nostro paese offre, mi pare che permanga una notevole vitalità. Tu come vedi la situazione?
Dino Fiore: Io sono molto attratto dalla attuale scena rock italiana. Ci sono artisti (anche giovani) molto interessanti e soprattutto creativi, e soprattutto band di altissimo livello artistico e progettuale. Purtroppo il mercato discografico italiano non è assolutamente predisposto ad accettare e seguire l’iter professionale di questi artisti, dedicandosi alle solite proposte “usa e getta” che tanto valore economico possono creare ma di contro non sono in grado di fornire un minimo valore artistico. Esistono produzioni ed etichette italiane assai coraggiose, grazie alle quali è possibile conoscere ed ascoltare le nuove proposte di qualità, ma la loro attività è limitata ad un pubblico di appassionati e non riesce ad espandersi.
Non dico eresie (anche per esperienza personale) se evidenzio come il mercato estero (europeo ed anche oltre Oceano) sia un ottimo punto di riferimento per gli artisti italiani portatori di musica di qualità, a volte disponibile per promuovere e produrre le nostre proposte italiane. Il che è paradossale, ma purtroppo reale !!!
Negli ultimi anni sembra che il tuo impegno con la musica sia addirittura aumentato. Puoi parlarci dei tuoi progetti solisti con i DINO FIORE & FleurFolia e con i Backup? Hai al tuo fianco musicisti molto talentuosi. Come mai hai avviato addirittura due progetti? Sappiamo delle differenze che caratterizzano il sound di queste band, ma ti chiediamo se puoi spiegarle ai nostri lettori.
Dino Fiore: Nella vita giornaliera mi hanno sempre eccepito una mancanza di pause, figuriamoci se potevo stare fermo nella musica. Al di fuori del Castello e del prog ho sempre coltivato ascolti e partecipazioni musicali di vario tipo, dal rock anni ‘70/‘80 al blues, dal jazz alla fusion. Ed è per questo motivo che da qualche anno ho iniziato a comporre musica in proprio, pubblicando vari progetti anche con finalità discografiche. Attualmente sono attivo con “DINO FIORE & Fleur Folia” (una band in trio costituita con EMANUELE BODO alla chitarra e MATTIA GARIMANNO alla batteria), che realizza compiutamente questa enfasi sperimentale e questo desiderio di contaminazione, oltre i confini del progressive rock e di schemi apparentemente consolidati. In tale contesto e’ stato pubblicato nel maggio 2024 il single video “The Wise”, frutto della collaborazione con un brillante video maker spagnolo e con l’etichetta discografica Aenima Recordings.
Il risultato, assolutamente non scontato ed originale, si traduce in un mix strumentale di progressive/metal/fusion/jent con atmosfere a tratti distopiche e futuristiche. Inoltre di recente ho costituito “BACKUP” (un trio elettrico con ALBERTO RONDANO alla chitarra e ALBERTO BATTEZZATI alla batteria) che riunisce, con modalità piuttosto originali, le singole esperienze (anche cronologiche) dei musicisti in una fresca proposta di “rock prog fusion project”. Ne scaturisce uno spettacolo musicale comprensivo anche di brani standard della fusion mondiale (Simon Phillips, Allan Hosworth, Uzeb, Miles Davis, ecc.), filtrati ed arrangiati con le tecniche del rock attuale e del progressive; dove a volte collaborano in concerto ospiti e musicisti di rilievo anche del mondo jazzistico. Una vera e propria esperienza concertistica senza limiti prestabiliti.

Hai una carriera lunghissima e prestigiosa alle spalle, ma sembri tutt’altro che prossimo a fermarti. Che progetti hai per il futuro?
Dino Fiore: Chi si ferma è perduto, e sino a che avrò le forze necessarie continuerò a suonare, comporre e magari creare nuove situazioni live. Il futuro prevede l’uscita discografica di Fleur Folia con tutti inediti e, forse, un bel live di quanto fatto dal 2023 al 2025. Ovviamente il Castello di Atlante non ha ancora voglia di andare in pensione, di conseguenza sono già partiti progetti nuovi per concerti e creazioni discografiche. Personalmente ho anche accettato altre collaborazioni artistiche, ma di questo ne parleremo più avanti.

Ti lascio un ulteriore spazio per indicare le tue pagine social e per mettere i link attraverso i quali i nostri lettori potranno fare ulteriori approfondimenti sul tuo conto.
Dino Fiore SOCIAL
Backup Band FACEBOOK
Il castello di atlante SITO UFFICIALE
Grazie della chiacchierata! Ciao!
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