I Rocking Horse Music Club tornano sulle scene con il loro nuovo album, un doppio cd che si intitola Circus of Wire Dolls, un misto di classic prog rock e pop e rock di classe. Nel 2019 gli statunitensi Rocking Horse Music Club hanno entusiasmato i Trading Boundaries con il loro show tributo dedicato ad Anthony Phillips, leggendario chitarrista e membro fondatore dei Genesis. La band è formata da Justin Cohn, cantante e chitarra acustica, Brian Coombes, tastiere, basso e vocals, Patrik Gochez, vocals, chitarra e tastiere, Brenden Harisiades, basso, Myron Kibbee, chitarra, Mike McAdam, chitarra, Eric Wagley drums). In più la frequente partecipazione di Juli Finn, guitar, Jon Finn, guitar, Bobby Rice, drums, Jeremy Harman, cello, Wesley Thurber, trumpet, Richard Gardzina, sax, Jenna Yagjian, violin, Kate St John, oboe & english horn, Brittany Laine, vocals, Michelle Coombes, vocals, Eric Smith, percussion e il co-producer Josh Kimball (guitar & programming).Backdigit ha fatto quattro chiacchiere con il leader e portavoce della band Brian Coombes.
I Rocking Horse Music Club ai Trading Boundaries
Che emozioni avete provato nel tornare sul palcoscenico di un club tanto iconico come i Trading Boundaries?
I Trading Boundaries sono la nostra “casa lontano da casa” ed è sempre un piacere suonare li. E’ un posto meraviglioso, magico. La sala ha un sound grandioso e l’audience è sempre calorosa. Lo staff ti accoglie alla grande e ti aiuta in tutto.
Era da tempo che non tornavate ai Trading Boundaries…
La nostra scorsa apparizione li era stata nel 2019, prima del Covid, cosi ci è sembrato un secolo che mancavamo. Dopo vari tentativi sempre accantonati per via della pandemia, finalmente all’inizio di quest’anno siamo riusciti a tornare.
La passione per la musica di Anthony Phillips
A proposito di questa performance, il secondo set lo avete dedicato alla musica di Anthony Phillips. Anni fa, sempre ai Trading Boundaries, vi eravate esibiti in una versione della sua canzone Which Way The Wind Blows. Come è cambiato il vostro approccio?
Registrammo la nostra versione di Which Way The Wind Blows come un modo per imparare la musica di Ant. E’ stata una cosa preziosa per noi. Sapevamo di voler rimanere fedeli allo spirito originale della musica di Ant inserendo anche nuovi elementi. Il brano Which Way the Wind Blows è probabilmente quello che è stato re-immaginato in modo più deciso sul disco. La sezione ritmica (in questo caso Patrik Gochez al piano, Brenden Harisiades al basso e il batterista Bobby Rice) si è ritrovata tra le mani un groove r&b che suonava proprio bene. Quindi è stata aggiunta la voce molto soul di Noel McCalla che ha aggiunto all’insieme un vibe soul/r&b. E quando Steve Hackett ha accettato di suonare un assolo sul finale, abbiamo riportato il pezzo verso uno stile più rock. Sono orgoglioso del fatto che il nostro disco è l’unico disco dove puoi sentire Noel e Steve insieme in una canzone scritta da Anthony Phillips.
A spasso tra la musica di Anthony Phillips e Mike Rutherford
La nostra intenzione è sempre stata quella di eseguire la musica di Ant con una band intera, cosi ci siamo maggiormente focalizzati sullo stile musicale fatto di brani rock dei suoi primi tre album, plus Invisible Men. Quando siamo ritornati nel 2023, abbiamo mantenuto lo stesso approccio, cosi la maggior parte del materiale basato sulle canzoni è stato eseguito da una intera band. Abbiamo messo insieme del materiale di Ant con dei pezzi di Mike Rutherford da Smallcreep’s Day più alcuni pezzi dei primi Genesis. Abbiamo pensato al secondo set più che altro come ad un encore esteso, dove suonare canzoni che amiamo ad un’audience che le ama quanto noi. E’ sembrato l’ideale esibirci eseguendo musica di Ant e di Mike dopo aver eseguito il nostro Circus of Wire Dolls, un album che è stato influenzato dalla loro musica.
Nel 2019 avete registrato un tribute album per Anthony Phillips con special Guest del calibro di Steve Hackett, John Helliwell, Noel McCalla ed altri. Quando avete scoperto la musica di Anthony Phillips?
Il progetto del tribute a Anthony Phillips per me è stato proprio una cosa fatta con il cuore. Avevo scoperto l’esistenza della musica di Ant intorno al 1982 dopo aver letto la famosa biografia dei Genesis di Armando Gallo. La descrizione di Armando di tre album solisti di Ant mi intrigò, attirò la mia attenzione ma quei dischi all’epoca non si trovavano da nessuna parte nella parte sud del New Hampshire. Così la sua musica per rimase un mistero. Alcuni anni più tardi probabilmente nel 1985 aprì nella nostra area un negozio di dischi con una grande sezione di import. Fu come un sogno surreale trovare proprio in quel negozio quegli album di Ant e anche SmallCreep’s Day di Mike Rutherford. Mi innamorai immediatamente di tutti questi dischi e continuai ad ordinare i dischi di Ant in quel negozio. Private Parts& Pieces del 1984 furono i miei favoriti all’inizio ma poi il mio preferito in assoluto divenne Ivory Moon, pubblicato l’anno successivo. La profondità e la grandezza dei lavori di Ant mi ha sempre sorpreso e succede ancora.
Il nuovo cd dei Rocking Horse Music Club Circus Of Wire Dolls
Cosa significa esattamente il titolo del vostro più recente cd Circus of Wire Dolls?
La storia raccontata in Circus of Wire Dolls riguarda un’artista che crea un circo in miniature con stoffe e fili di metallo portando poi in vita i personaggi del circo. Si ispira ad un artista esistente, Alexander Calder, che creò un circo in miniatura con il quale viaggiò per l’Europa e gli States esibendosi per un’audience intellettuale e artistica-hip. Il mio scrittore americano preferito del ventesimo secolo, Tomas Wolfe, assistette ad una delle performance di Calder a New York City poco prima della Grande Depressione e ne fece una satira in una delle sue novelle, You Can’t Go Home Again.
Il libro che ha ispirato il cd
Da studente di novellisti americani, Wolfe era sempre stato uno dei miei favoriti così amai il suo umorismo su quel circo che era un commento sociale più di qualunque altra cosa. Ho sempre pensato che sarebbe stata un’idea grandiosa per un brano. L’aspetto più importante della storia è l’idea di oggetti inanimati che vengono portati in vita ed improvvisamente diventano consapevoli della loro esistenza. Sperimentano le gioie e i dispiaceri, i piaceri e i dolori della vita ed ognuno dei personaggi del circo racconta le proprie storie nel tentativo di capire la propria realtà. Improvvisamente capiscono cosa significhi essere innamorati, avere il cuore spezzato, essere gelosi, ambizioni e dolorosamente si rendono conto della propria mortalità. Questa è la storia di base che sta dietro a Circus of the Wire Dolls.
Gli esordi di Brian Coombes e i Rocking Horse Music Club
Nel 2018 avete pubblicato il vostro debut single Everywhere Is Home feat Sin Gospel. Quanto pensi che il vostro stile musicale si sia sviluppato dall’epoca?
Come produttore del Rocking Horse Studio passo la maggior parte dei miei giorni a produrre e a registrare musica di altri artisti. Per i primi dieci anni di lavoro in studio non ho registrato nulla della mia musica. Quando a me e a Patrik venne chiesto se fossimo interessati a scrivere un pezzo sull’argomento “casa” per un progetto di arti sponsorizzato dalle nostre parti ci siamo gettati a capofitto sull’occasione.
Il racconto di Brian Coombes e lo stile dei RHMC
Le influenze dei Rocking Horse Music Club
Quel primo disco mostra chiaramente le nostre influenze art pop e pop barocco con qualche pennellata di prog rock. Pat ed io eravamo fans incalliti di pop band come I Beatles e i loro contemporanei (Beach Boys, Kinks, Rolling Stones, Nilsson, Pink Floyd dell’epoca Barrett ma anche dei loro discendenti (BadFinger, Big Star, Squeeze, Marshall Crenshaw, Joe Jackson, Spilt Enz, Crowed House, Tears for Fears, JellyFish). Adesso quando mi capita di ascoltare il nostro primo lavoro queste sono le influenze che sento, tutte filtrate dalle personali influenze di Justin.
Il progetto di Anthony Phillips mi ha riportato alle origini della parte pastorale e melodica del progressive rock. Sono sempre stato un grande fan delle prog bands che prediligevano la melodia rispetto al virtuosismo. Ad esempio preferivo i Genesis ad EL&P, e la musica di Ant ha sempre incarnato questo per me. Non mi fraintendete, il modo di suonare nei dischi di Ant e dei Genesis è meraviglioso ma non senti mai quel virtuosismo gratuito solo per ostentare e mai a spese della melodia e dell’emozione. Questi due aspetti pop colto e prog melodico sono rappresentati allo stesso modo su Circus of Wire Dolls. Non so se lo chiamerei aver progredito dal primo disco rispetto a COWD. Ci sono buone possibilità che qualsiasi disco faremo in futuro suonerà molto differente da COWD. Io stesso non vedo l’ora di capire cosa combineremo a venire.
I brani di Circus of Wire Dolls
Qual’è il brano del nuovo cd che preferisci?
Questa è una domanda difficile! Sono molto orgoglioso di Trapeze Waltz ma devo dire che anche Flowers in November e 0300 sono tra I miei preferiti. Flowers in November ha una bellissima melodia con una progressione di corde di Pat e ha probabilmente le migliori lyrics di tutto l’album. 0300 è stato il primo pezzo che ho scritto per l’album…E la voce di Justin è bella da togliere il fiato.
Le registrazioni del cd
Come è stato il processo di registrazione del cd?
Il lockdown e la distanza geografica tra di noi hanno condizionato le registrazioni così Eric (batteria), Brennen (basso), Patrik (chitarre e piano), Justin (vocals) ed io abbiamo registrato ai Rocking Horse. Myron all’epoca viveva nello stato di NY, Jon e Julie Finn stavano a sud di Boston e Mike stava nel sud del New Hampshire così loro hanno registrato le loro parti a casa. Poi me le hanno spedite per aggiungerle alle nostre session. Abbiamo avuto delle special guests: la maggior parte delle guest britanniche hanno registrato le loro parti a casa ma Noel McCalla, Tim Bowness e Amy Birks si sono uniti a noi a dicembre 2001 negli Abbey Road Studio di Londra per registrare le loro parti. Registrare agli Abbey Road è stata un’esperienza favolosa e sono stato abbastanza fortunato da poter tornare lì per altri progetti.
Le guest star di Circus of Wire Dolls
Come siete riusciti a coinvolgere queste guest?
Dato che COWD era un musical/rock opera abbiamo deciso dall’inizio che volevamo che voci differenti interpretassero i diversi personaggi. Io feci una lista di potenziali cantanti e li ho contattati. Fortunatamente per rnoi la maggior parte ha accettato di partecipare. Oltre a Noel, Tim e Amy abbiamo voluto Evelyn Cormier e Caroline Carter, due artiste dal talento incredibile che avevano registrato con noi al Rocking Horse. Chris Difford degli Squeeze è stata l’ultima guest a cantare sull’album. Avevamo scritto Cut from a Different Cloth che pensavamo suonasse un pò come “un country Pink Floyd” e nel demo c’è Pat che suona con la voce di un basso baritono. Quando l’ho fatta ascoltare a Chris Topham entrambi siamo stati d’accordo che fosse il pezzo perfetto per Chris Difford. Abbiamo terminato con le sue vocals dopo che la versione in vinile dell’album era già in manifattura. Questo spiega perchè sui vinili c’è Pat che canta mentre nella versione digitale e in quella cd c’è Chris Difford.
…E le altre
Oltre ai cantanti ci sono anche dei bellissimi contributi da parte di Kate St John (Oboe/Cor Anglais), Rob Tonwsend (Sax), John Hackett ( flauto), David Cross (violino elettrico), Kenwood Dennard, batteria, Melvin Duffy (pedal Steel) insieme al nostro Jeremy Harman (violoncello) e Jenna Yagjian ( violino).
La carriera di Brian Coombes prima dei RHMC
Quando hai deciso che saresti diventato un musicista professionista?
Ho cominciato a scrivere racconti e poesie da giovanissimo ma crescendo sono stato più che altro un atleta. Sono venuto su ascoltando musica alla radio con mia sorella e dischi con altri ragazzini del quartiere ma è stato quando avevo quindici anni che decisi di provare a mettere insieme la mia passione crescente per la musica e quella per la poesia. Misi da parte dei soldi e comprai un piano elettrico. Da lì cominciai a scrivere canzoni senza avere la minima esperienza musicale. I miei progressi furono lenti fino a che non cominciai a studiare teoria musicale a scuola. E’ stato in quel periodo che smisi di organizzare eventi sportivi con grande dispiacere dei miei genitori. Mi vedevo come un poeta tipo Jim Morrison dei Doors e quando ascoltai The Dark Side of the Moon per la prima volta il mio primo pensiero fu: “posso cantare bene come questo tizio!”. Tristan Park, la band che misi in piedi l’ultimo anno del liceo, riuscì a resistere per tutto il mio periodo universitario.
I primi successi
Qualche anno più tardi riuscimmo ad ottenere un contratto discografico con una piccola label in Inghilterra e cominciammo a viaggiare per esibirci in Inghilterra, Olanda e Belgio. Fu un’esperienza magnifica ma dopo dodici anni la band si sciolse. Motivo fu la pressione che tutti avevamo per il fatto che stavamo crescendo. Ci siamo separati in modo molto amichevole. Dopo Tristan Park ho continuato a scrivere e a suonare mentre lavoravo per un’azienda di software, che per me era una buona cosa. Dopo aver messo in piedi il mio piccolo studio di registrazione casalingo e visto che era andata bene, io e mia moglie decidemmo di mettere in piedi uno studio in una fattoria. Era il 2004. Abbiamo portato avanti lo studio full time dal 2007 e ancora non abbiamo perso la casa!
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