Pronti per un viaggio rock fuori dagli schemi? Oggi vi presento Francesco Gallina, autore del libro La Fisica Del Rock, che ama mescolare mondi improbabili come la fisica quantistica e l’heavy metal, e il bello è che funziona alla grande! Se vi sembra strano, aspettate di scoprire come Einstein e Lovecraft possano avere qualcosa in comune con i riff potenti e i testi oscuri di band come gli Epica.
In questa intervista chiacchieriamo con Francesco, che ci racconta con passione (e una dose di humor) come gli sia venuta l’idea di scrivere un saggio (La Fisica Del Rock) in cui rock e scienza vanno a braccetto. E non è tutto: tra una risata e un aneddoto curioso, ci svela com’è lavorare con musicisti di fama mondiale e come ha stretto amicizie con leggende della fotografia rock. Sì, lo stesso che ha lavorato con i Judas Priest!
Preparatevi a scoprire come la musica può diventare una vera equazione matematica e a ridere con noi mentre Francesco ci porta dietro le quinte del suo lavoro, che è tanto serio quanto divertente. Insomma, se siete appassionati di rock, scienza o semplicemente volete farvi una bella chiacchierata su temi che non sentite tutti i giorni, questa intervista è per voi. Mettetevi comodi, perché il viaggio che ci aspetta è affascinante quanto sorprendente!
Dove è nata l’idea di collegare la fisica alla musica rock?
L’idea è nata già mentre stavo scrivendo il libro precedente, che trattava del rapporto tra pittura e musica rock.
Il concetto di fondo, presente in tutti i miei libri come una sorta di sottotesto, è quello di dimostrare – per quanto sia possibile, considerando che scrivo in italiano e quindi il messaggio rimane confinato al nostro territorio – che il rock, e in particolare l’heavy metal, rappresenta una fonte inesauribile di cultura, contrariamente a ciò che si tende a credere.
Dopo aver affrontato l’argomento dal punto di vista storico con un’ottica femminile nel primo libro, da una prospettiva socio-politica nel secondo, e analizzando pittura e scultura nel terzo, è stato naturale passare alla letteratura e alla scienza. Così è nato La Fisica del Rock.
Nel tuo saggio menzioni figure come Einstein e
Lovecraft, in che modo queste influenze si intrecciano con la musica rock?
Questa storia, a rivederla oggi, appare piuttosto singolare. Bisogna considerare che la fisica quantistica – semplificando al massimo, a partire dalla teoria della relatività – ha iniziato a imporsi grosso modo dai primi anni Venti in poi.
Nello stesso periodo, Lovecraft cominciava a scrivere le sue opere negli Stati Uniti. Stiamo parlando del 1920 circa, un’epoca senza Internet e senza i moderni mezzi di comunicazione. Da un lato, un gruppo di scienziati europei, tra cui Einstein, Bohr e Schrödinger, lavorava in Europa. Dall’altro, Lovecraft scriveva in modo del tutto isolato, molto prima che i suoi libri venissero pubblicati e senza ottenere alcun successo durante la sua vita. Le sue opere, infatti, non ebbero praticamente alcuna diffusione mentre era ancora in vita.
Due mondi che non si parlavano…
Si tratta di due mondi che non comunicavano e che non erano assolutamente in contatto. È curioso notare come il Pantheon descritto da Lovecraft e alcuni meccanismi dell’universo presenti nei suoi libri siano sorprendentemente simili a quelli che la fisica quantistica stava elaborando in quegli stessi anni.
Il legame con la musica sta nel fatto che molti di quegli scienziati, Einstein in primis, erano anche musicisti: Einstein, Planck e altri. Inoltre, il mondo della fisica quantistica è stato ampiamente esplorato dal metal.
Ti faccio un esempio, già evidente dalla copertina: Mark Jansen, leader degli Epica. Gli Epica hanno scritto interi album ispirati alla fisica quantistica. Sul fronte Lovecraft, ho usato il termine “Pantheon” perché la sua estetica e narrativa sembrano create appositamente per il metal. Molti gruppi metal hanno sfruttato questo immaginario, e nel libro ne cito parecchi, anche se non tutti. Quindi, i legami tra questi mondi sono piuttosto evidenti.
Hai collaborato con artisti come Mark Jansen
degli Epica per questo libro. Com’è stata l’esperienza di lavorare con musicisti su un progetto così interdisciplinare?
Non è la prima volta che nei miei libri compaiono ospiti esterni. Questo dipende dal fatto che, frequentando l’ambiente da tanti anni, ho stretto alcune amicizie. Inoltre, il rapporto tra artista e pubblico nel mondo del metal è molto più diretto rispetto alla musica di massa. Spesso basta chiedere per ottenere una collaborazione.
Per quanto riguarda Mark Jansen, leader degli Epica, uno dei 5-6 gruppi più conosciuti al mondo nel Symphonic Metal (un esempio di come la musica sinfonica si fonde con il metal, dimostrando l’alto livello di questo genere), c’è un piccolo aneddoto. Mark ha una relazione da anni con Laura Macrì, una cantante siciliana che spazia tra lirica e metal. Vivono nei dintorni di Caltanissetta, e conoscevo già Laura perché avevo recensito alcuni dei suoi lavori. Entrambi avevano già letto il mio libro precedente, quindi in questo caso è bastato chiedere tramite lei per coinvolgerlo. Ho dovuto aspettare un po’ perché erano in tour negli Stati Uniti quando avevo bisogno della sua collaborazione, ma alla fine è arrivata, e ne sono davvero molto fiero.
Il libro non segue una narrazione lineare, ma si muove tra diversi tempi e argomenti.
Qual è stata la tua motivazione per scegliere questo approccio narrativo?
È qualcosa che mi piace fare, e l’ho sempre fatto: trascinare il lettore. Inoltre, questo approccio ha molta attinenza con la fisica, in particolare con una concezione del tempo non lineare, che ho trovato molto adatta al tema trattato. Serve anche a evitare l’effetto “noir”.
Ovviamente, per affrontare un’opera come questa, che non è narrativa, per quanto abbia cercato di dare un taglio narrativo, non si tratta di un romanzo né di una biografia. Non è un libro che si legge tutto d’un fiato. Tuttavia, se ci pensi, anche nei romanzi si usano spesso i flashback per dare ritmo e una certa impronta alla storia. Ho cercato di scriverlo con questo stesso approccio, quasi come fosse un romanzo. Non è stata una scelta premeditata, ma un processo naturale: non puoi permetterti di diventare pedante o noioso quando tratti certi argomenti.
La copertina del libro è stata creata da Steve
Joester, è un artista noto nell’ambiente rock. Come è nata questa collaborazione, come
pensi che la copertina rappresenti il contenuto del libro?
Torno ancora una volta su un tema che ho già toccato, quello delle amicizie. Dopo tanti anni trascorsi nell’ambiente, posso vantare rapporti con persone piuttosto importanti, come Steve.
Per chi non lo conoscesse, Steve Joester è un artista nato in Inghilterra, ma che da molti anni vive negli Stati Uniti. Per darti un’idea della sua portata, è l’autore della famosa fotografia inclusa nell’album Screaming for Vengeance dei Judas Priest. Chi segue il mondo del metal sa che si tratta di uno degli album più iconici di questo genere, e quella foto ha definito l’estetica del metal degli anni Ottanta. Se volevi capire visivamente com’era un vero metallaro di quel periodo, bastava guardare quella immagine.
Inoltre, Steve è l’autore del servizio fotografico che ritrae i Judas Priest insieme ad Andy Warhol nei camerini del Palladium. Per chi non è esperto, lui è stato il fotografo ufficiale di band e artisti come Pink Floyd, Rolling Stones, U2, Sting, Police, Bob Marley, AC/DC. Insomma, un artista di altissimo livello.
Sono entrato in contatto con lui alcuni anni fa, quando scrissi un articolo proprio su quella famosa foto. Però, essendo un po’ disattento sotto questo aspetto, non mi ero preoccupato dei diritti d’autore. Quando si trattò di pubblicare l’articolo su Metallized, la rivista per cui scrivo da circa vent’anni, in redazione mi dissero: «Scusa, ma hai chiesto i diritti per usare questa foto? Il permesso?». E io, sinceramente, risposi: «No, non ci avevo proprio pensato». A quel punto, giustamente, mi dissero: «Allora non possiamo pubblicarlo».
Come posso rimediare?
Giustamente, la redazione non poteva rischiare una causa dagli Stati Uniti, dove le sanzioni possono arrivare facilmente a centomila dollari. Inizialmente mi sono innervosito un po’, ma poi mi sono chiesto: «Come posso rimediare?». La soluzione era ovvia: contattare Steve Joester. Tuttavia, non lo conoscevo né avevo contatti con lui.
Così, in un momento di disperazione, mi sono messo a cercare una sua email online e gli ho scritto: «Guarda, questa è la situazione, posso usare la tua foto?». Dopo solo due ore, mi ha risposto con una domanda: «Scusa, ma tu guadagni dei soldi dalla pubblicazione di questo articolo?». Gli ho risposto: «No, assolutamente, lo facciamo solo per passione e amore per la cultura». E lui, tranquillamente, mi ha detto: «Va bene, allora usala pure».
Il tutto si è svolto sulla fiducia: avrebbe potuto pensare che fossi un mitomane o che volessi guadagnare soldi, ma non ha avuto dubbi. Da lì è nata un’amicizia epistolare e, due anni fa, è venuto a trovarmi in Sicilia con sua moglie. È stato un momento davvero bello, considerando il suo livello artistico, davvero mondiale.
Inoltre, Steve ha partecipato anche al mio libro precedente, Dipinto sull’Acciaio: mi ha scritto un intervento e mi ha permesso di utilizzare gratuitamente quattro delle sue opere. Quando è stato il momento di scegliere la copertina per questo nuovo libro, naturalmente l’ho contattato. Mi ha fornito l’immagine che abbiamo scelto, perfettamente in linea con il tema della fisica, con questo squarcio che sembra quasi aprirsi su un’altra dimensione.
Nel saggio esplori anche la connessione tra la matematica e la musica. Potresti spiegare come questi due mondi apparentemente distanti sono invece strettamente legati?
In realtà, la musica è matematica. Certo, ci si può aggiungere tutto ciò che vuoi dal punto di vista artistico: come colpisce il cervello, i sensi, come ti trasporta e ti fa vivere determinate emozioni. Tutto questo è vero, ma alla base rimangono sempre sequenze matematiche, più o meno complesse. Puoi fare una cosa semplice, come battere il tempo in un, due, tre, oppure addentrarti in composizioni più complicate, con tempi in sedicesimi, in cinque settimi, e così via.
Un esempio, che in realtà non è affatto banale, è l’album Lateralus dei Tool, a cui ho dedicato una parte importante nel libro, proprio dove tratto il rapporto tra musica e matematica. A questo proposito, se i tuoi lettori non conoscono i Tool, consiglio loro di ascoltare qualcosa a caso. Basta andare su YouTube, cercare “Tool” e premere play. Ascoltare i Tool dovrebbe essere obbligatorio per legge, un articolo della Costituzione, secondo me!
Nel caso specifico di Lateralus, la canzone di oltre nove minuti è basata sulla sequenza di Fibonacci. Nei loro testi, i Tool affrontano spesso temi che vanno oltre la percezione sensoriale, ed è affascinante perché non si tratta solo di ritmo, ma anche della scansione delle parole nel canto, che segue proprio la sequenza di Fibonacci.
Nel libro fornisco anche uno schema per seguire il canto in relazione a questa sequenza. Alla fine, possiamo dire ciò che vogliamo, ma la musica, ridotta all’essenziale, è matematica, e quindi il legame tra le due è assolutamente evidente.
Il libro ha ricevuto riconoscimenti internazionali. Cosa pensi attragga il pubblico internazionale verso questo tema?
Sai, me lo sono chiesto spesso anch’io. Il problema è, anche se può sembrare brutto dirlo, che l’uso dell’italiano, pur essendo una delle lingue più belle del mondo, rappresenta un ostacolo alla diffusione di un’opera scritta. Questo perché, ovviamente, può essere compresa solo da chi parla e legge in italiano, limitandone così il pubblico sostanzialmente all’Italia e a pochi altri paesi.
Eppure, nonostante questo, anche i miei libri precedenti hanno attirato l’attenzione di istituzioni importanti: università prestigiose, biblioteche come quella di Stato di Monaco di Baviera e quella di New York, oltre all’Università di New York.
Hai avuto riconoscimenti da istituzioni accademiche?
Sì, c’è stato anche un professore universitario che, parlando del libro precedente, Dipinto sull’Acciaio, ha inserito il testo tra quelli consigliati per il corso di laurea in arte.
Questo lo capisco un po’ di più, considerando che parliamo dell’Italia. È quindi comprensibile che possa avere senso. Tuttavia, la cosa sorprendente è che quest’ultimo libro è stato inserito nella Biblioteca dell’Università del Botswana, in Africa. L’unica spiegazione che riesco a darmi è che, nel mio secondo libro, ho parlato molto bene del Botswana e della sua scena metal. Resta il fatto che è un libro in italiano, quindi non so, sono molto soddisfatto, anche se le spiegazioni sono poche. Ma accetto volentieri il riconoscimento.
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Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in mente altri saggi o lavori che continueranno a esplorare il legame tra musica e altre discipline?
Guarda, in questo momento ho pubblicato circa 1700 pagine in poco più di quattro anni. Credo sia giunto il momento di fermarmi un po’. Lo stress è davvero notevole; vengo dal mondo della stampa degli anni ’80 e, sebbene ora mi occupi di editoria digitale dal 2005 in poi, dove puoi correggere errori anche dopo la pubblicazione, con i libri è diverso. Una volta scritto, quello è. Non puoi modificare o rimediare facilmente.
Quando arrivo alla fase finale, si accumulano tensioni e stress. Rileggere tutto, fare tutto da solo, dalla veste grafica alla scelta delle copertine, richiede un impegno enorme. Scelgo io l’impostazione grafica e approvo le modifiche suggerite dai grafici. Faccio l’editing, anche se c’è un editor che si occupa di controllare il mio lavoro, per così dire.
Per questo libro, ad esempio, l’editor mi ha mandato un messaggio dicendo che il testo era praticamente perfetto. Di questo sono particolarmente orgoglioso, soprattutto perché non utilizzo software di correzione. Lavoro alla vecchia maniera, rileggendo il libro più e più volte, parola per parola.
Adesso mi prendo una pausa. Quello che posso dire è che il prossimo progetto sarà sicuramente legato a temi culturali, perché è ciò in cui sono competente.
La Fisica Del Rock
Un ringraziamento da parte di Francesco Gallina alla Redazione di BACKDIGIT.COM, Patrizia e Susanna Marinelli e al Webmaster Aldo Giordanella
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