La giovinezza ribelle di Pino Scotto: tra sogni, musica e rivoluzione
Prima di diventare un’icona del rock italiano, Pino Scotto – all’anagrafe Giuseppe Scotto Di Carlo – era solo un ragazzo in cerca della sua voce. Nato a Monte di Procida, piccolo comune napoletano, cresce circondato da odori di mare e sogni troppo grandi per le strade strette del sud. La sua era una famiglia umile, ma ricca di dignità e battaglie quotidiane.
La musica arrivò per caso, come un temporale d’estate. Un vecchio giradischi, un disco dei Led Zeppelin, e la scintilla si accese. Pino Scotto, da giovane, capì che la musica non era solo suono: era una forma di resistenza, un grido di libertà.

I primi passi sul palco
Pino Scotto, da giovane negli anni ’70, con l’Italia scossa da tensioni sociali e trasformazioni culturali, iniziò a farsi largo nei piccoli locali. Aveva una voce roca, profonda, già segnata da mille notti insonni e sigarette bruciate a metà. Ma soprattutto, aveva qualcosa che molti non avevano: fame. Fame di verità, di palco, di rivoluzione.
Formò i Pulsar, una band grezza e viscerale che presto lasciò spazio ai leggendari Vanadium, fondati nel 1979. Fu con loro che Pino esplose realmente, portando l’heavy metal tricolore oltre i confini nazionali. Ispirati a giganti come i Deep Purple, Judas Priest e Motörhead, i Vanadium conquistarono migliaia di fan grazie a una miscela travolgente di riff potenti, testi duri e un’attitudine ribelle che rispecchiava perfettamente il carattere di Pino.
Album come A Race with the Devil (1983) e Game Over (1984) sono ancora oggi considerati pietre miliari dell’hard rock italiano, e hanno segnato una generazione di rocker che finalmente potevano riconoscersi anche in una band italiana.
Quando Ronnie James Dio chiese l’autografo
Uno di quei momenti leggendari accadde durante un’edizione del Monsters of Rock, mentre era in tour con i Vanadium. Dopo il loro show, Ronnie James Dio – sì, proprio quel Dio – si avvicinò a lui con un sorriso e una cartolina promozionale in mano, chiedendogli un autografo. Pino, incredulo, racconta di essersi quasi inginocchiato: «Ero io che dovevo firmare qualcosa a lui?!» disse ridendo. Quel gesto rimase inciso nella sua memoria come il simbolo della grandezza umile di certi veri giganti del rock.
Quando il pubblico sold out apparve “per caso”
Un altro ricordo che Scotto racconta con il sorriso è legato a una serata al Rolling Stone di Milano, quando ancora suonava con i Vanadium. Erano in pizzeria, tranquilli, a mangiare una pizza come se fosse una sera qualsiasi. Poi, uscito a fumarsi una sigaretta, alzò lo sguardo e vide una folla immensa in fila davanti al locale. Pensò di essersi sbagliato posto o di aver sbagliato giorno: «Ma chi c’è stasera?» chiese. E la risposta fu spiazzante: “Ci siete voi.” Fu in quel momento che capì quanto la loro musica stesse iniziando a lasciare il segno.

Scontri, rivolte e visioni
Non è mai stato facile essere così diretto in un’epoca in cui il compromesso era la regola. Ma Giuseppe Scotto Di Carlo, con la sua anima battagliera, non è mai nato per piegarsi. In un’epoca dominata dalla moda e dai cliché, lui saliva sul palco con i jeans strappati e il cuore nudo. Denunciava ingiustizie, attaccava il sistema, prendeva posizione.
Dietro la sua rabbia, però, c’era anche poesia. Poesia urbana, sporca, fatta di periferie e speranze rubate. Era e resta la voce di una generazione che non vuole essere zittita.
L’eredità di una giovinezza feroce che continua a vivere
Raccontare Pino Scotto da giovane significa raccontare un’Italia che stava cambiando, nel bene e nel male. Significa riscoprire la forza del rock come atto politico, come linguaggio universale. Oggi, a distanza di decenni, quell’energia non è affatto svanita. Pino Scotto è sempre attivo, con gli stessi occhi di fuoco, le parole taglienti e le battaglie mai abbandonate.
Ogni volta che racconta di quegli anni, lo fa con la stessa rabbia, la stessa passione, ma anche con quella punta di ironia che solo chi ha vissuto davvero può permettersi. Perché Pino Scotto, o meglio Giuseppe Scotto Di Carlo, è una vera forza della natura, e la sua storia continua a scriversi giorno dopo giorno.
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