“NINO. 18 GIORNI” — Toni D’Angelo racconta il padre e l’uomo dietro il mito del caschetto biondo – Al Cinema
“NINO. 18 GIORNI al cinema” racconta il rapporto tra Nino D’Angelo e suo figlio Toni
«Lo vedevano come un intruso, con quella musica così semplice, così popolare. Dicevano che non era arte, che non aveva il diritto di essere lì.» A parlare è Toni D’Angelo, regista, figlio e testimone diretto di una delle icone più amate – e più fraintese – della musica italiana: Nino D’Angelo. Le sue parole, tratte dal documentario “NINO. 18 GIORNI”, raccontano la storia di un uomo che ha sfidato il pregiudizio e di un figlio che, quarant’anni dopo, prova a comprenderlo.

Il film e la data di uscita
Il film, presentato Fuori Concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, arriva NINO. 18 GIORNI al cinema il 20 novembre, distribuito da Nexo Studios. È un viaggio dentro la memoria, la musica e la dignità di un artista che ha attraversato generazioni e stereotipi, restando sempre fedele alla sua voce.
Sanremo e la battaglia di un ragazzo di quartiere
Nel documentario, Toni rievoca uno dei momenti più intensi della carriera del padre: Sanremo 1986. «Lo volevano fuori. Dissero che la sua musica non era “alta”, che non meritava quel palco. Arrivarono persino a escludere Napoli dal conteggio del voto popolare», racconta Toni. Nino pensò di ritirarsi. Era pronto a tornare a casa, sconfitto ancora prima di cantare. Ma fu Carmen, sua moglie, a spingerlo a salire sul palco. Non vinse. La sua canzone non entrò nemmeno nelle hit parade, anche se aveva venduto milioni di dischi. Ma, come dice Toni nel film, «mio padre vinse qualcosa di più. Dimostrò che un ragazzo di quartiere, con il suo accento, poteva arrivare dove nessuno pensava fosse possibile».
Era il 1986, e Nino D’Angelo era all’apice della popolarità. Le sue canzoni erano inni da marciapiede, ma anche piccoli romanzi di riscatto. “Vai dove il sole non è mai, nella nebbia resterai…” canta in una delle sue ballate più note. Era la colonna sonora di un’epoca, e di un’Italia che si riconosceva nelle sue storie. Questo episodio è raccontato nel documentario NINO. 18 GIORNI, firmato da Toni D’Angelo.
Un artista popolare, non “populista”
C’è una scena del film che riassume tutto. Red Ronnie chiede a Nino cosa pensa di chi lo ha sempre giudicato. Nino lo guarda e risponde: «Tu mi stai intervistando, ma se ti dico: conosci una mia canzone? Tu dici di no. Allora come fai a giudicarmi? Gli altri scrivono: “il re della sceneggiata”. Ma che c’entra la sceneggiata con me?» È una confessione disarmante, quasi rabbiosa. Perché D’Angelo, da sempre, è rimasto sospeso tra due mondi: troppo pop per la critica, troppo autentico per i salotti.
Eppure, nessuno come lui ha saputo rappresentare la dignità del popolo, la malinconia e la speranza di una Napoli ferita ma mai domata. Quando partì per Sanremo, cinquemila napoletani andarono alla stazione per salutarlo. «Non l’hanno mai fatto con nessun altro artista. Mi dissero: “Non importa vincere, portaci solo il 22º posto. Basta che ci rappresenti bene”», ricorda Nino. Una frase che è un manifesto: il popolo come patria, la rappresentanza come forma di resistenza.
NINO. 18 GIORNI al cinema: “18 giorni” per conoscersi davvero
Il titolo del film nasce da un’assenza. Il giorno in cui Toni nacque, suo padre non c’era. Era a Palermo, su un palco, impegnato nella sua prima sceneggiata di successo. Doveva durare due giorni, ne durarono diciotto. Diciotto giorni che diventano il simbolo di un legame rimandato, di un tempo che la vita aveva sospeso. «Non sono un rimpianto», dice Toni. «Sono un pretesto, un’occasione per guardare indietro. Per capire chi era Gaetano prima di diventare Nino. E chi era Nino prima di diventare mio padre.»
“NINO. 18 GIORNI” segue questa traccia emotiva: Toni accompagna il padre tra tournée, interviste, ricordi, e poi lo riporta dove tutto è cominciato– San Pietro a Patierno e Casoria, i luoghi della sua infanzia. Napoli lo accoglie “rumorosa e viva, piena di luci, contraddizioni e voci”. Una città dove la parola più usata, allora, era contrabbando, e dove le sigarette vendute per strada erano l’unico vero ammortizzatore sociale.
Un film come una lettera d’amore (e di verità)
Prodotto da Isola Produzioni con Rai Cinema, MAD Entertainment, Stefano Francioni Produzioni e Di.Elle.O., in collaborazione con la Regione Campania e la Film Commission Regione Campania, “NINO. 18 GIORNI” oltre ad essere un documentario musicale è un racconto di formazione, un atto di riconciliazione. È il viaggio di un figlio dentro la vita del padre. Ma è anche, inevitabilmente, il ritratto di un artista che ha saputo trasformare la propria vulnerabilità in forza, e la propria diversità in linguaggio universale. Perché, come dice Nino, «io appartengo a quelli che non hanno mai vinto». Ed è forse per questo che lo amano ancora tutti.
“NINO. 18 GIORNI al cinema” racconta il rapporto tra Nino D’Angelo e suo figlio Toni
- Uscita cinema: Il documentario evento arriva nelle sale italiane il 20 novembre, distribuito da Nexo Studios.
- Titolo: NINO. 18 GIORNI
- Regia: Toni D’Angelo
- Distribuzione: Nexo Studios
- Anteprima: Fuori Concorso – 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Nexo Studios Sito Ufficiale
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