La quarta edizione del Festival Jazz Monte Mario “Massimo Urbani” avrà luogo a Roma il 7, 8 e 9 luglio. Il Municipio XIV Cultura presenta questo importante evento musicale della capitale che si svolgerà nel Comprensorio del Parco di Piazza Santa Maria della Pietà, piazza antistante Padiglione 32. Si tratterà di tre giornate di ricordi, emozioni ma soprattutto di tante, tante note jazz con ingresso gratuito dalle ore 21,00. Tutto questo in omaggio alla memoria di Massimo Urbani, una delle “voci jazz” più talentuose non soltanto della capitale ma di tutto il nostro paese.
Non c’era modo migliore di onorare la sua musica che con questo festival, dove si esibiranno alcuni suoi colleghi musicisti. A partire da Lorenzo Simoni 4Tet (special Guest il fratello di Massimo, Maurizio Urbani) che si esibirà venerdì 7 luglio. L’8 sarà la volta del Danilo Blaiotta Trio e domenica 9 luglio del Jacopo Ferrazza Tet (Fantasia).
La storia di Massimo Urbani
Personaggio di spicco della scena musicale romana, uno che con il suo sax contralto cristallino riusciva ad esprimere emozioni e stati d’animo. Massimo Urbani (Roma, 8-5-1957 – Roma, 23-06-1993) ha lasciato il suo segno nella storia del jazz italiano. Cresciuto nel quartiere Monte Mario, dove era nato, Massimo ha iniziato ad appassionarsi di jazz e a studiare il clarinetto quando aveva 11 anni per poi passare al sassofono. Il suo stile si ispira ai grandi esecutori del genere come Charlie Parker, Albert Ayler e John Coltrane. Spinto da tali influenze, Urbani modella il proprio modo così espressivo di suonare. Tanto che prestissimo Mario Schiamo e Marcello Melis si accorgono della sua bravura. Il musicista, infatti, debutta proprio nell’album Sud di Sciano. Dopo una formativa esperienza al corso di Giorgio Gaslini al prestigiosissimo Conservatorio di Musica di Santa Cecilia, Urbani continua il suo brillante percorso. Suona nell’album Chiaro di Loy & Altomare nel 1974, quindi partecipa ad Umbria Jazz.
Il successo del sax di Urbani negli Stati Uniti
Successivamente entra a far parte della Collective Orchestra di Gaetano Liguori. E’ nel 1976 che il sassofonista comincia ad evidenziare alcuni tratti che diventeranno tipici del suo carattere e modo di fare. Nel 1976 durante un viaggio negli Stati Uniti, infatti, finisce per dormire al Central Park di New York e condurre una vita da artista sregolato. Questo non gli impedisce di coltivare il suo talento e la sua passione per il jazz frequentando le migliori jam session di NY. Uno degli incontri fondamentali per la sua carriera avviene a Milano nel 1977. E’ con Il produttore Alberto Alberti. Insieme a lui inizia un fruttuoso percorso. Da sottolineare in quel periodo la vicinanza di Massimo Urbani con celebri musicisti statunitensi come Chet Baker, Art Taylor, Sal Nistico, Red Rodney, Jack DeJohnette, Art Farmer, Steve Grossman, Lester Bowie, Donald Byrd, Beaver Harris, Larry Nocella… Il sax di Urbani impreziosisce l’album 360° Aeutopia del 1979, produzione che lo farà risaltare anche agli occhi della critica internazionale e che gli farà conquistare l’ambito premio della critica discografica per il jazz nel 1980. Nel 1991 partecipa alla manifestazione internazionale Jazz Bo riscuotendo un successo senza precedenti.
Massimo Urbani: jazz, genio e sregolatezza
Successivamente entra a far parte della Collective Orchestra di Gaetano Liguori. E’ nel 1976 che il sassofonista comincia ad evidenziare alcuni tratti che diventeranno tipici del suo carattere e modo di fare. Nel 1976 durante un viaggio negli Stati Uniti, infatti, finisce per dormire al Central Park di New York e condurre una vita sregolata. Questo non gli impedisce di continuare a coltivare il suo talento e la sua passione per il jazz frequentando le migliori jam session di NY. Uno degli incontri fondamentali per la sua carriera avviene a Milano nel 1977. Fa conoscenza con Il produttore Alberto Alberti e insieme a lui inizia un fruttuoso percorso. Da sottolineare in quel periodo la vicinanza di Massimo Urbani con celebri musicisti statunitensi come Chet Baker, Art Taylor, Sal Nistico, Red Rodney, Jack DeJohnette, Art Farmer, Steve Grossman, Lester Bowie, Donald Byrd, Beaver Harris, Larry Nocella… Vittima della tossicodipendenza, Massimo Urbani muore a soli 36 anni a seguito di overdose da eroina. La sua passione per il sax e la maestria con il quale lo suonava, però, rimangono la sua più grande e preziosa eredità. La quarta edizione del Premio a suo nome testimonia quanto l’arte di Massimo non sia stata dimenticata ed anzi, sia di grande ispirazione per altri musicisti intenzionati a continuare seguendo le sue orme.
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