(di Francesco Gazzara)

In principio c’era l’orchestra sinfonica. I grandi compositori di Hollywood del secolo scorso John Williams, Jerry Goldsmith, Alex North, Bernard Hermann (per citarne solo quattro) capirono molto presto che il cinema sci-fi e distopico di altrettanto grandi registi visionari – da Fritz Lang a Stanley Kubrick e George Lucas, senza dimenticare qualche nome più cult del genere, come Michael Anderson (compositore) – richiedeva un’orchestrazione e un suono fino ad allora inconsueti.

John Williams per George Lucas Star Wars (Guerre Stellari, 1977)

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Star Wars (Guerre Stellari, 1977) di George Lucas

Non solo dissonanze in partitura e larghe intese con la musica contemporanea dell’epoca – di derivazione dodecafonica – ma anche un largo uso di rudimentale strumentazione sperimentale ed elettronica. Onde Martenot, Theremin e i primi sintetizzatori Moog, Buchla e ARP. Nel primo caso a stravolgere le orchestrazioni in cerca di un infinito sonoro – comunque ancora molto influenzato dalla letteratura musicale sinfonica – resta il capolavoro di John Williams per George Lucas Star Wars (Guerre Stellari, 1977). Il compositore fa tesoro della serie tv sci-fi The Twilight Zone (Ai Confini Della Realtà1959-1964), il cui tema fu in realtà scritto da Bernard Herrmann e Marius Constant.

Planet Of The Apes (Il Pianeta Delle Scimmie, 1968)

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Idem per la matita geniale di Jerry Goldsmith nelle colonne sonore del primo inimitabile Planet Of The Apes (Il Pianeta Delle Scimmie, 1968), ma anche per il classico cult distopico Logan’s Run (La Fuga Di Logan, 1976) di Michael Anderson.  O ancora per THX1138 (L’Uomo Che Fuggì Dal Futuro, 1971) di George Lucas, magistralmente dissonante nella partitura dell’argentino Lalo Schifrin, uno dei più prolifici e geniali compositori in azione a Hollywood.

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Anche la soundtrack di Alex North poi rifiutata da Stanley Kubrick per 2001: A Space Odissey (2001 Odissea Nello Spazio) – in favore delle scelte geniali del regista tra valzer straussiani e musica contemporanea di György Ligeti – rivelerà poi in seguito gli stessi elementi dissonanti. Eppure il tutto rientra in un sound prettamente sinfonico anche se a tratti compare un’elettronica ancora confinata agli effetti sonori. 

Soundtrack di Blade Runner

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Vangelis- compositore

Un vero cambio di passo arriva però con la soundtrack di Blade Runner, celebre blockbuster del 1982 girato da Ridley Scott, ad opera dell’indimenticabile compositore greco Vangelis – ex componente degli Aphrodite’s Child – scomparso nel 2022 a 79 anni. Qui il suono elettronico, ancora prettamente analogico, diventa finalmente protagonista in partitura. I titoli di testa del film scorrono con la soggettiva dell’astronave che scende su una futuristica e distopica Los Angeles del 2019. Il suono del sintetizzatore Yamaha CS-80 delinea subito l’atmosfera della pellicola, un esempio imprescindibile per le soundtrack sci-fi degli anni successivi. Il tutto si riprodurrà infine nelle soundtrack delle serie TV distopiche degli ultimi anni.

Da Dune (1984) di David Lynch a Gladiator (Il Gladiatore, 2000) di Ridley Scott

Al cinema il testimone passerà presto a un compositore di generazione successiva come il tedesco – residente a Los Angeles – Hans Zimmer. L’uomo giusto per continuare il mix tra la scrittura orchestrale e l’uso dei sintetizzatori, dal primo Dune (1984) di David Lynch fino a Inception (2010) di Christopher Nolan. Zimmer è esperto nell’uso dell’elettronica fin dalla sua permanenza nella celebre band new wave The Buggles, con Trevorn Horn e Geoff Downes. Successivamente collabora anche con gli italiani Krisma. Il suo avvento a Hollywood lo ha porta a comporre colonne sonore per blockbuster assoluti e multigenere. Tra le tante partiture ci sono Gladiator (Il Gladiatore, 2000) di Ridley Scott e Interstellar (2014), altra collaborazione con Christopher Nolan.

soundtrack di Michael Kamen per Brazil (1985) di Terry Gilliam

Nel frattempo però, nonostante alcune perle rare nell’universo distopico – a partire dalla soundtrack di Michael Kamen per Brazil (1985) di Terry Gilliam, con un brano cantato da Kate Bush non incluso nel film – sono le serie TV a imporsi nel campo della distopia sci-fi con un linguaggio musicale e sonoro totalmente nuovo.

The X-Files (1993-2002)

Antesignana è indubbiamente The X-Files (1993-2002). Di un suo ritorno imminente con la stagione 12 si vocifera tra l’altro da tempo.  Il celebre tema nacque per caso mentre il compositore americano Mark Snow sperimentava sugli effetti di un sintetizzatore digitale. Ma è con la proliferazione delle varie piattaforme televisive che il genere distopico prenderà il sopravvento. Gli autori sono costretti così a diversificare il più possibile le loro proposte sonore, sperimentando in misura maggiore con la difficoltà evidente di mantenere in vita l’idea di un tema melodico ancora riconoscibile.

Black Mirror del 2011

La prima notevole dose di serie TV sci-fi e distopiche con colonne sonore all’altezza del compito richiesto è infatti quella che parte da Black Mirror del 2011 (Sky). La partitura di questa serie è composta a turno da Max Richter, Clint Mansell e Ben Salisbury. L’opera si dipana in episodi e stagioni con titoli per lo più arcinoti e continuati almeno per un ulteriore decennio. Ben Salisbury: “Ricordo bene l’episodio Men Against Fire, all’inizio era un rebus da musicare. Da una parte sembrava un horror di zombie ma subito rivelava la sua vera essenza ovvero una denuncia contro la deumanizzazione degli ambienti militari.

D’accordo col produttore di Black Mirror, Charlie Brooker, usai le sonorità elettroniche della mia soundtrack cinematografica per Ex-Machina ma aumentando molto la dose degli archi orchestrali”.

Il giro di boa può essere considerato il 2020 o comunque l’era del Covid. Non a caso questo è un ulteriore spunto distopico su sceneggiature e set dei film. Anzi, per un certo periodo il senso di solitudine dei protagonisti delle serie viene vissuto anche dagli stessi compositori. I musicisti sono chiusi ai limiti della claustrofobia nei loro studi alla ricerca del timbro giusto. Fermi sul sintetizzatore più improbabile, davanti a immagini stranianti e spesso non così lontane dalla realtà di quei giorni.

Prime serie sci-fi a tema distopico nate nell’era pre-Covid

Tra le prime serie sci-fi a tema distopico nate nell’era pre-Covid vanno ricordate Falling Skies (2011-2015) e The Last Ship (2014-2018). Poi The 100 (2014-2020), scritta da Tree Adams, e Dark Matter (2015-2017). Ancora Fear The Walking Dead (2015-2023) e Humans (2015-2018). Si prosegue con L’Uomo Nell’Alto Castello (2015-2019), scritta da Dominic Lewis. The Expanse (2015-2022), composta da Clinton Shorter. Altre serie sono 37.3% (2016-2020) The Rain (2018-2020), Watchmen (2019) e See (2019-2022).

Ma sono soprattutto i titoli che seguono – rigorosamente andati in onda la prima volta in era pre-Covid e di cui ci occuperemo nella seconda parte di Suoni Distopici – a tenere presente e a volte superare il passo musicale di Black Mirror. Questi classici assoluti del genere tra il 2016 e il 2023, a prescindere dalla longevità della produzione sul set, sono: The Handmaid’s Tale(Il Racconto Dell’Ancella), Stranger Things, Chernobyl, Westworld – Dove Tutto E’ Concesso, War Of The Worlds, The Mandalorian.

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