Suede, il ritorno: una voce nell’ombra che continua a sussurrarti l’anima
Londra non dorme. Dai vicoli bagnati di luci al neon, tra il rumore dei treni e il battito sordo dei cuori disillusi, una voce familiare si alza: graffiante, elegante, disperata. I Suede sono tornati. Ma non per celebrare il passato, la loro musica non rievoca: riaccende.

Nel mondo del rock inglese, poche band hanno saputo toccare il cuore come i Suede. Con la loro musica intensa e viscerale, hanno raccontato la bellezza fragile delle città, l’amore che brucia sotto pelle, e il desiderio che non trova pace. Ogni canzone è un frammento di vita vissuta, un abbraccio malinconico tra poesia e ribellione, uno specchio emotivo che riflette ciò che spesso non osiamo dire, ma sentiamo profondamente.
Nati nel 1989 a Londra, con Brett Anderson alla voce e Bernard Butler alla chitarra, i Suede hanno ridefinito il glam rock in chiave moderna, anticipando il britpop prima ancora che Blur e Oasis lo rendessero mainstream.
l loro album di debutto omonimo (1993), fu un fulmine a ciel sereno, vincitore del Mercury Prize, e considerato il manifesto di una nuova era musicale. Ma è con Dog Man Star (1994) che la band tocca vette artistiche vertiginose, un disco oscuro, teatrale, tormentato, segnato dalla rottura tra Anderson e Butler. Quest’ultimo abbandona il gruppo prima della fine delle registrazioni, lasciando un’eredità sonora che ancora oggi vibra di malinconia e potenza.
Il ritorno e la rinascita
Dopo una pausa e una reunion nel 2010, i Suede hanno dimostrato di non essere una reliquia del passato. Con Autofiction (2022), hanno abbracciato un suono punk, crudo e viscerale, che ha conquistato critica e pubblico. Ma è in questo 2025 che arriva la vera sorpresa: il nuovo album Antidepressants, uscito il 5 settembre 2025, il decimo della loro carriera artistica, è forse il loro lavoro più oscuro, viscerale e necessario.

Un disco profondamente ispirato alle sonorità post-punk, con richiami evidenti a band leggendarie come Joy Division, The Cure e Siouxsie and the Banshees. L’album ne raccoglie l’eredità emotiva e la trasforma in qualcosa di personale, urgente, contemporaneo.
Mentre scrivo, le note di questa loro ultima creatura scivolano in sottofondo, e non posso far a meno di notare l’eleganza dei suoi suoni e della voce di Brett Anderson. Ogni brano è un paesaggio sonoro che vibra di malinconia e tensione, un tributo raffinato a quell’estetica post-punk che ha saputo dare voce all’inquietudine e alla bellezza fragile dell’anima.
I Suede non cercano di piacere: provocano, disturbano, commuovono. E ci riescono.
Un disco nato dal palco
Dopo tre anni vissuti intensamente sul palco con Autofiction, i Suede hanno scelto di portare in studio non solo la musica, ma l’anima di quei concerti. Hanno catturato il battito vivo delle notti condivise con il pubblico, le vibrazioni sincere, i silenzi pieni di significato.
Il risultato è un album registrato quasi interamente dal vivo, dove ogni nota respira, ogni strumento pulsa come un cuore. Le chitarre, il basso e la batteria non accompagnano, abbracciano. E la voce di Brett Anderson, nuda e vibrante, non interpreta ma confessa.
È un disco che non cerca la perfezione, ma la verità. E la verità, qui, è fatta di emozioni che non si possono nascondere.
Le sessioni si sono svolte in diversi studi europei: ICP Studios in Belgio, RAK e Sleeper Sounds a Londra, e RMV Studios in Svezia. Un viaggio sonoro che riflette la dimensione internazionale e inquieta del disco

Il ritorno di Ed Buller
Lo storico produttore Ed Buller, l’uomo che ha scolpito il suono dei primi battiti dei Suede nel lontano 1992, è tornato. Ma non come semplice tecnico del suono, è tornato come alchimista emotivo, come custode di una fiamma che non ha mai smesso di ardere.
Con Antidepressants, Buller non produce bensì plasma. Ogni nota è una confessione, ogni distorsione una cicatrice che vibra. La sua regia sonora è essenziale, sì, ma mai fredda, pioggia, come un segreto sussurrato all’orecchio.
Buller non ha solo prodotto un disco, ha riacceso un rituale, ha dato forma a un suono che non consola, ma comprende. Antidepressants è il frutto di questa alchimia: un’opera che non si ascolta soltanto, si vive.
Un lancio che sa di poesia urbana e desiderio elettrico
Per presentare Antidepressants, i Suede hanno scelto di non fare rumore, ma di creare attesa e la giusta atmosfera. Il primo passo è stato un concerto esclusivo al Southbank Centre di Londra, il 26 agosto 2025, dove la band ha portato in scena il repertorio post-reunion con una grazia sporca e magnetica. Non è stato solo uno show, è stato un abbraccio tra la band e il pubblico, tra passato e presente, tra ferite e rinascite.
Il tour dei Suede proseguirà nel 2026 con una serie di date nel Regno Unito, e si prevede un’estensione anche in Europa.
Ecco alcune tappe già confermate:
- 30 gennaio 2026 – Folkestone
- 7 febbraio 2026 – York Barbican
- 21 febbraio 2026 – Brighton

Queste date fanno parte di un tour teatrale e intimo, pensato per portare l’energia viscerale dell’album direttamente al pubblico
Brett Anderson ha promesso uno spettacolo che miscela classici, brani inediti, sorprese e sudore. Un’esperienza che va oltre il concerto rock tradizionale: un vero e proprio viaggio emotivo
Non è nostalgia. È verità. E i Suede la gridano senza chiedere il permesso
E così, i Suede non tornano per compiacere nostalgici o per rivendicare un posto nel pantheon del britpop. Tornano per scardinare, per inquietare, per ricordarci che il rock non è solo intrattenimento: è sopravvivenza emotiva. E mentre il mondo si anestetizza, i Suede scelgono di sentire tutto. Di più. Di nuovo. Chi li ascolta non cerca risposte. Cerca verità. E ancora una volta, la consegnano senza chiedere il permesso
Monia Degl’Innocenti
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