“Segnamusica”: il nuovo progetto dei jazzisti genovesi Renzo Luise e Rodolfo Cervetto per divulgare la Free Improvisation.

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Free Improvisation, Jazz e Italia: Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

Nasce, grazie a Erga Edizioni, questa iniziativa che, oltre a concretizzarsi in un disco, ha anche una profonda valenza divulgativa. Di cosa si tratta? Ho avuto anch’io qualche difficoltà a ricomporre un puzzle che consenta di fare un quadro completo di questa iniziativa, ma partiamo dall’inizio…

Rodolfo Cervetto e Renzo Luise sono due musicisti genovesi molto talentuosi, i quali vantano collaborazioni ed esperienze internazionali in ambito jazzistico. Oltre ad essere alfieri dei linguaggi più tradizionali della musica afroamericana, hanno anche una mentalità molto aperta e non disdegnano di mettersi in gioco in sfide nelle quali ogni schema viene superato, per addentrarsi negli antri della sperimentazione più totale. Da un breve colloquio con loro sono venuto a conoscenza del fatto che sono entrambi appassionati di Free Improvisation; genere musicale “trasversale” sul quale, fino ad oggi, devo ammettere di aver fatto pochi approfondimenti, incrociandone le strade solo occasionalmente. Come definire questo stile musicale? Possiamo dire che si tratta di un approccio che si basa su un’improvvisazione priva di schemi ed argini. Ispirato dal free jazz e dalla musica contemporanea si è sviluppato in varie parti del mondo occidentale a partire dagli anni ’60.

Free Improvisation e innovazione: il progetto di Rodolfo Cervetto e Renzo Luise

Abbiamo anche in Italia illustri esponenti di questo movimento artistico. Tra di essi ricordiamo: Franco Evangelisti ed Ennio Morricone. Molti i nomi degli artisti stranieri illustri che hanno fatto parte, a vari livelli, di questa corrente. Leggendo l’intervista che segue, avremo sicuramente modo di apprendere alcune interessanti chicche a riguardo direttamente dalla voce di Renzo e Rodolfo.

Ricordiamo che i musicisti che si sono cimentati nella Free Improvisation hanno provenienze stilistiche spesso diverse. La rottura degli schemi è stato, ed è da sempre, uno dei capisaldi principali di questo sforzo creativo, che nella maggior parte dei casi porta alla creazione di opere uniche e praticamente impossibili da riprodurre.

Fatte le premesse necessarie, possiamo tornare al progetto che ha appassionato Erga Edizioni, tanto da farla decidere di scommetterci sopra. Rodolfo e Renzo hanno, di fatto, progettato dei comunissimi segnalibri. Questi segnalibri, che possono essere acquistati nelle maggiori librerie italiane, contengono in calce un QR Code che permette di accedere a contenuti digitali, tra i quali troviamo i brani musicali del disco (che come avrete intuito sono caratterizzati da un’improvvisazione radicale di matrice europea) e un file divulgativo composto da una serie di contenuti grafici e testuali… non voglio fare spoiler e quindi vi lascio alla lettura del “botta e risposta” che segue.

Articolo a cura di Diego Banchero  

Free Improvisation jazz Italia
Free Improvisation jazz Italia – Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

Ciao ragazzi, benvenuti su Backdigit.com. Vi chiediamo innanzi tutto di fare una breve descrizione dei vostri percorso musicali per coloro che ancora non vi conoscono.

Rodolfo Cervretto: Nasco come batterista rock, cresciuto con Led Zeppelin, Deep Purple, Iron Maiden e soprattutto i Dire Straits. Negli anni ho suonato in contesti molto diversi (cover band, orchestre, flamenco, jazz) fino ad approdare stabilmente al jazz e all’improvvisazione radicale a partire dal 2000. Da allora mi dedico completamente a questo linguaggio, affiancando all’attività concertistica progetti educativi e la pubblicazione di una cinquantina di progetti discografici ed editoriali.

Ho suonato con alcuni giganti del jazz  come Benny Golson, Buster Williams, Enrico Rava, Dado Moroni, Fabrizio Bosso, Gianni Basso, Dominique Dipiazza, solo per citarne alcuni e tutti mi hanno lasciato qualcosa che cerco di trasmettere a mia volta. Poi ci sono i batteristi che ho incontrato perché prestavo loro la batteria per i concerti “genovesi” : Jimmy Cobb, Albert Heath, Vernel Fournier, Alvin Queen, Joey Baron (il mio preferito), Bobby Durham e il nostro Tullio De Piscopo. Ma sopratutto devo ringraziare Giampaolo Casati, la scena genovese ricca di musicisti di talento e ovviamente il Lousiana jazz Club nel quale ho assistito a concerti indimenticabili.

Renzo Luise: Io ho iniziato a suonare chitarra classica da bambino, poi sono diventato metallaro, poi appassionato di jazz gitano, quindi di jazz tradizionale per poi approdare alle musiche tradizionali. Ho fatto un tante cose: musiche per spot, jingles, qualche disco e collaborazioni varie. Ho sempre amato la musica e soprattutto la chitarra, ragion per cui mi sono buttato in modo bulimico su tutto quello che con una chitarra si poteva fare.

Free Improvisation jazz Italia
Free Improvisation jazz Italia – Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

Parliamo subito del progetto che è oggetto di questo articolo. Come vi è venuta in mente unidea simile? Volete spiegarci qualcosa in più rispetto a come si struttura tutta lidea?

Rodolfo Cervetto: Il progetto dei segnamusica è nato quasi per caso: cercavamo un supporto alternativo al CD, ormai poco utilizzato, e soprattutto volevamo offrire alle persone un modo leggero e immediato per avvicinarsi alla free improvisation. Per questo abbiamo inserito due QR code: uno per ascoltare le tracce musicali e l’altro con le informazioni sul progetto, su di noi e su come è nata l’idea, insieme a un mio racconto e a un breve fumetto di Renzo dedicati al tema dell’improvvisazione libera.

Renzo Luise: Amo molto i segnalibro perché sono legati al supporto cartaceo, appartengono all’era non digitale… e guarda che io sono un forte sostenitore del libro in formato digitale, mi sembra un supporto estremamente efficace, che tra i vari pregi ha anche quello di prestarsi poco a essere esibito in salotto, abitudine patetica che ha ormai qualche secolo e sarebbe pure ora di abbandonare. Certo, non consente ancora una fruizione  comodissima, ma c’è sicuramente tempo per migliorare. Abbiamo trovato però simpatica l’idea di un segnalibro, oggetto perfettamente inutile per un libro digitale, che contenesse un QR code che da’ accesso a contenuti digitali.

Free Improvisation jazz Italia
Free Improvisation jazz Italia – Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

Cosa ci potete raccontare della Free Improvisation? Avete qualche informazioni da trasmettere al pubblico di Backdigit a riguardo?

Rodolfo Cervetto: La cosa più rapida è quella di procurarsi i nostri segnamusica! A parte la battuta, l’esigenza nasce anche dalla scarsità di informazioni reperibili, soprattutto in Italia, nonostante siano molti gli artisti che si esibiscono e portano avanti la sperimentazione. Parlare di free improvisation non è semplice, proprio perché è un linguaggio senza confini definiti: per questo abbiamo voluto creare uno strumento che offrisse un primo orientamento e un accesso immediato a questo mondo.

Il solo ascolto delle registrazioni non basta davvero per comprendere questo linguaggio e, ad essere rigorosi, la free improvisation non dovrebbe nemmeno essere registrata: andrebbe vissuta solo dal vivo, nel momento in cui nasce, per poi lasciare che si dissolva nel vuoto. E’ solo partecipando a questo genere di performance che si può entrare dentro questo mondo. Non ci si deve aspettare però un concerto jazz, con temi riconoscibili e parti improvvisative, bisogna lasciarsi catturare dal flusso che può anche risultare non piacevole proprio perché in alcuni momenti si è creato un clima di tensione, voluta o forse inevitabile in quel punto della performance. Forse ci siamo abituati all’idea che uscire per andare ad un concerto debba essere per forza qualcosa di piacevole, divertente, un buon passatempo in cui non raccogliere emozioni negative, un po’ come nei grandi eventi:malinconia, sensazioni positive, amore, bei ricordi o come dicono oggi good vibes.

Vivere la Free Improvisation: l’esperienza oltre la registrazione

La free improvisation invece ti offre l’opportunità di aprirti a 360 gradi verso tutte le emozioni. Simile al free jazz per alcuni aspetti, ma è proprio questa la chiave di lettura per entrare in questo flusso. Altrimenti non funziona. E’ come voler aprire un lucchetto numerico con il codice sbagliato. Non succede nulla.

Renzo Luise:  È proprio così, la registrazione di una performance improvvisativa non dice molto, soprattutto se realizzata in studio, in assenza di pubblico e quindi senza un protagonista fondamentale del processo creativo: per quanto mi riguarda il pubblico è sempre un elemento determinante delle scelte che si operano durante la performance,  la maglietta indossata da un tipo in fondo alla sala può farti venire un’idea. Ma sto divagando, dicevo che una registrazione è solo la testimonianza di una performance di alcuni particolari musicisti, in un particolare momento e in presenza di particolari condizioni. Mutando anche solo uno di questi fattori il risultato sarà radicalmente differente.

Free Improvisation jazz Italia
Renzo Luise

Gli stili jazzistici nei quali siete affermati sono maggiormente legati a linguaggi più “tradizionali”. Non tutti i jazzisti be bop, hard bop e jazz manouche apprezzano il free jazz. Voi invece vi siete spinti addirittura oltre. Da dove è nata questa esigenza?

Rodolfo Cervetto: Siamo due musicisti curiosi: già in passato ci eravamo incrociati per sperimentare progetti nuovi, il gruppo si chiamava Troma Project e probabilmente sentivamo entrambi l’esigenza di spingerci ancora un po’ più in là. La free improvisation ci ha offerto proprio questo: uno spazio libero, senza confini, in cui continuare a metterci in gioco usando tutti gli elementi delle musiche con cui siamo venuti in contatto. Sicuramente questa esperienza ci ha migliorato anche nei gli altri generi che continuiamo a praticare, ci ha resi migliori nell’interazione, nell’ascolto e sopratutto nella reattività.

Renzo Luise: Ho sempre amato, sotto sotto, gli stili musicali da un lato un po’ “aggressivi” nei confronti del pubblico e, dall’altro, quelli che si fanno carico di veicolare un messaggio preciso. Non tollero proprio le musiche rassicuranti, gradevoli e formalmente rispettose di ciò che la gente si aspetta di sentire, quelle che torni a casa dopo il concerto e pensi “beh, questo tizio non mi ha lasciato nulla però suona benissimo”… che senso ha?

Questo atteggiamento, molto diffuso in questo periodo nell’ambito delle “musiche d’arte”, riduce il musicista a qualcosa di simile a un cuoco, ma la musica non è un risotto che deve essere gradevole e niente più perché tanto fra qualche ora lo avrò digerito e amen…. è una visione desolante, il musicista deve trasmettere idee. Per me  la musica è sempre un fatto politico, in senso lato. Chi si sottrae a questo è per me artisticamente irrilevante, e quindi non perdo tempo ad ascoltarlo.

Free Improvisation jazz Italia
Rodolfo Cervetto

Quali sono gli attori di questo genere musicale che vi hanno maggiormente influenzato?

Rodolfo Cervetto: Per quanto riguarda il mio strumento, direi Joey Baron, Han Bennink e Tony Oxley. Ma potrei citarne davvero molti altri, perché ogni artista che si ascolta possiede una tavolozza di colori diversa da tutti gli altri: nelle loro musiche emergono i percorsi di studio, di ricerca e di ascolto che li hanno formati.

Renzo Luise: Cecyl Taylor e Derek Bailey sopra tutti, ma forse quello che ha fatto scattare “la molla” nella mia testa è stato “Islands” dei King Crimson. Poi, in un secondo momento, ho scoperto Evan Parker, Fred Frith e Marc Ribot.

Free Improvisation jazz Italia – Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

Io vedo anche qualcosa di pedagogico in questa iniziativa. Generi musicali come la Free Improvisation non sono molto conosciuti (soprattutto tra i giovani). Mi sbaglio, oppure nei vostri intenti c’è anche la voglia di rendere maggiormente noto questo linguaggio attraverso nuovi canali?

Rodolfo Cervetto: Crediamo che l’arte di improvvisare appartenga a tutti: ognuno può contribuire con ciò che conosce, anche se questo non significa che sia semplice. Serve soprattutto una grande capacità di ascolto, forse è proprio per questo che le conferiamo un forte valore pedagogico. Ascoltare, interagire, costruire insieme. Nel tempo ho maturato la consapevolezza che i musicisti che si muovono tra generi diversi mettono in contatto il loro pubblico con nuove forme musicali, anche quelle più lontane dalla loro estetica abituale. Iniziare a praticare la free improvisation significa quindi portare il mio pubblico verso un territorio che non conosceva, e allo stesso tempo invitare il pubblico della free improvisation a esplorare mondi più tradizionali.

Renzo Luise: Hai perfettamente ragione, tutto il progetto ha un intento profondamente divulgativo. Vorremmo che la gente riconoscesse il valore di questo tipo di musica abbandonando i soliti pregiudizi. Soprattutto i giovani. È la musica più punk, anarchica e anticonformista che si possa immaginare, ai ragazzi piacerà, ne sono più che certo. Bisognerà solo fargliela conoscere, ecco: il nostro obiettivo è far sì che abbia un po’ più di spazio nell’ambito delle proposte culturali.

Free Improvisation jazz Italia – Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

La Erga Edizioni ha già stampato altri libri di Rodolfo e quindi sembra aperta alla divulgazione di opere che riguardano il jazz. Come ha preso questa iniziativa e Come e dove si potranno trovare i segnalibri che sono alla base di questo progetto? 

Rodolfo Cervetto: All’inizio non è stato semplice far comprendere i nostri intenti, ma alla fine ce l’abbiamo fatta: da ottobre siamo distribuiti in molte librerie. Abbiamo però trovato i segnamusica su alcuni siti con descrizioni piuttosto fantasiose, lontane dal nostro vero progetto… forse siamo davvero oltre i confini.

Rodolfo Cervetto

Cosa pensate della musica jazz? Ci sono ancora speranze che tale forma darte possa riaccendere linteresse nelle nuove generazioni o è destinata a morire (sappiamo che Rodolfo è molto attivo in ambito educativo per cercare di tenere aperto un dialogo con i giovani)?

Rodolfo Cervetto: Il jazz è stato dato per morto molte volte, e ogni volta ci si è sbagliati. Certo, oggi non è più la musica che rappresenta un’epoca o che segna la società, ma continua a suscitare interesse. Dal mio punto di vista, la missione del musicista è anche quella di educare le nuove generazioni, non solo per il valore artistico del jazz, ma per quello sociale: è una musica basata sul dialogo, sull’integrazione, sulla libertà. Ed è proprio per questo che può essere sempre attuale, anche se cambia forma.

È possibile che le nuove generazioni si avvicinino al jazz per motivi diversi rispetto ai nonni o ai bisnonni, che lo vivevano soprattutto come musica da ballare e come occasione sociale. Eppure qualcosa di quel mondo sopravvive: le scuole di ballo swing, ad esempio, continuano a creare comunità e riportano molti giovani verso il jazz. Allo stesso tempo, qualcuno potrebbe scoprire la free improvisation assistendo a una performance in una galleria d’arte o a una mostra, magari davanti ai quadri di Griffa.

Free Improvisation Jazz Italia: esperienze, performance e curiosità

I percorsi cambiano, ma la curiosità resta la porta d’ingresso più potente. Siamo noi a dover essere genuini in ciò che facciamo ed essere “attraenti”. In fondo stiamo proponendo qualcosa in cui crediamo profondamente, e non dovrebbe essere difficile far arrivare questa passione a chi ci ascolta. Certo, a volte l’aspetto lavorativo ci porta a prendere decisioni non propriamente artistiche, ma questo è un altro lato del mondo musicale e servirebbe molto più spazio per provare a raccontarlo davvero.

Renzo Luise: Premesso che la musica tutta sembra non interessare più molto le nuove generazioni, se parliamo di jazz…. Beh, è una musica che è tanto interessante e coinvolgente quanto riescono a esserlo i suoi interpreti. A differenza delle musiche scritte, che sono più o meno sempre quelle a prescindere da chi le esegue, il jazz può essere di volta in volta terribile, totalmente insignificante o meravigliosamente bello. Dipende dalla capacità e dalla personalità di chi lo suona.

Free Improvisation e jazz in Italia: tra tradizione e sperimentazione

Il focus va spostato sulle persone, non sul tipo di musica. Negli Stati Uniti gente come Tuba Skinny o gli Snarky Puppy sono vere e proprie star, se la proposta è valida la gente recepisce. Dobbiamo resistere però, e questo è un pericolo che vedo incombente, alla tentazione di adottare un approccio troppo conservativo. Il Jazz si studia nei conservatori, e quando una cultura comincia ad avere i suoi “classici” inizia a produrre tutta una serie di regole che, se non controbilanciate da una spinta creativa, rischiano di paralizzarla e renderla restia al cambiamento.

In conservatorio c’era un docente che soleva dire che il musicista era come un idraulico che quando viene a casa ha una valigetta coi “ferri del mestiere” e che il conservatorio serviva a fornirti quegli strumenti. Tutto vero, osservai, ma c’è un però: chi progetta il bagno? Io non vedo scarsità di idraulici, per restare in metafora, anzi mi pare che siano tanti e tutti forniti di ottimi attrezzi, ma li vedo girare freneticamente a smanettare in bagni vecchi e  un po’ squallidi. La musica prende forma nella testa, e il Jazz è una musica creativa… funziona se chi la pratica ha una visione.

Free Improvisation jazz Italia – Segnamusica il progetto di Cervetto e Luise

Potete lasciare i vostri contatti social e quelli di Erga Edizioni per i nostri lettori?

Rodolfo Cervetto: Certo, io sono presente sia su Facebook che su Instagram e chi volesse qualche informazione in più può scrivere direttamente alla mia mail: [email protected]

ERGA EDIZIONI LINK

Renzo Luise: Io non sono proprio social… Sono anti-social! Venite a trovarci quando suoneremo, ci stringeremo la mano come ai “vecchi tempi”… Oddio, parlo come un vecchio rompiballe.

Grazie per il tempo dedicatoci e a presto!

Grazie Mille a te, Diego, un caro abbraccio a tutta la redazione e ai vostri lettori!

Rodolfo Cervetto SOCIAL:


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