Ritmo, rigore e passione: intervista al giovane talento del drumming italiano Francesco Vaccarezza.
Francesco Vaccarezza è un batterista professionista ligure molto talentuoso e determinato, il quale ha saputo concentrarsi in un percorso formativo rigoroso che lo ha portato, in breve tempo, a svolgere il mestiere di turnista e di insegnante.
Quando si parla di musica rock ci si lamenta spesso della mancanza di interesse da parte delle giovani generazioni. In linea di massima questo problema esiste, ma non sono poche le eccezioni a questa tendenza. Francesco rappresenta una di queste eccezioni perché ha voluto, fin da adolescente, diventare musicista e ha perseguito questa vocazione con una tenacia assoluta diventando un esempio vivente dal quale tutti noi musicisti abbiamo qualcosa da imparare.
Francesco Vaccarezza batterista ligure
Da qualche anno, questo virtuoso drummer, suona stabilmente con la band The Watch che è specializzata nel tributare la musica dei Genesis e che calca prestigiosi palchi internazionali per buona parte dell’anno. Per diverso tempo è stato anche il batterista di Sandro Giacobbe: artista genovese, recentemente scomparso, che non ha bisogno di presentazioni. Nel corso degli anni ha anche collaborato con vari progetti spaziando tra i generi più disparati.
Francesco ha perfezionato la sua formazione nella prestigiosa scuola Funky Town Music Academy di Milano. Ha studiato con il grande Walter Calloni e si è dedicato anche alla pratica di altri strumenti musicali e al canto.
Oltre agli impegni già accennati con l’attività di insegnamento, Francesco, ha dato vita ad uno studio professionale nel quale realizza lavori su commissione per produzioni discografiche, non disdegnando neanche di comporre e pubblicare lavori suoi.
Backdigit è andato a trovarlo nel Levante Ligure (dove torna tra un tour e l’altro) e ne è nata l’intervista che segue.
Articolo a cura di Diego Banchero

Ciao Francesco, siamo molto contenti di averti sulle pagine di Backdigit.com. Iniziamo dal tuo passato. Ti chiedo subito di raccontarci come ti sei avvicinato alla musica e quali sono stati gli artisti che ti hanno appassionato negli anni dei tuoi esordi.
Francesco: “Ciao e grazie a voi del vostro interessamento!
Il mio avvicinamento alla musica è stato incredibilmente fortuito, al liceo alcuni compagni di classe mi fecero ascoltare Avenged Sevenfold e System of a Down. Gruppi che mi hanno fatto letteralmente rivalutare la musica. In casa mia non c’è mai stata grande cultura musicale, fino ad allora almeno, e nessuno era un musicista. Sentivo solamente canzoni di musica italiana moderna che non mi attiravano granché. Così, a scuola, ho scoperto che c’è un mondo infinito di stili e generi che mi hanno appassionato fin da subito.”
Puoi parlarci della tua formazione? E’ risaputo che hai concluso il tuo percorso alla Funky Town Music Academy con Walter Calloni, ma quali sono stati i passi iniziali ed intermedi del tuo avvicinamento alla batteria?
Francesco: Di nuovo, i passi iniziali sono stati davvero incredibilmente casuali: mia madre mi aveva detto che sarebbe stata felice di pagarmi lezioni di uno strumento musicale se avessi voluto, e lì per lì non ho scartato l’idea, ma niente mi interessava ancora specificamente. Poi, a dicembre 2013, la mia prima lezione di batteria in una scuola a Chiavari, e da lì è partito tutto! Inizialmente mi divertiva ed era niente più che un hobby, fino a quando, dopo un anno, già cominciavo a studiare come in pochi fanno, con disciplina e costanza, ho perfino subito imparato a leggere per consultare i metodi per tamburo indipendentemente dal mio insegnante.
Dopo il liceo, però, è cominciato il vero regime di studio ossessivo, seguito da Walter Calloni.
Alla Funky Town, appena terminato il corso di strumento (con difficoltà dovute alla pandemia di Covid-19 che ha ritardato svolgimento di esami, lezioni e altro), mi sono subito iscritto ad un master in insegnamento, svolto sia online che in presenza e con successivo tirocinio sempre alla suddetta scuola. La cosa più importante della formazione accademica che fornisce Funky Town e quindi Walter Calloni, rimane la metodologia: cioè l’idea che ognuno deve imparare il METODO di studio per avere gli strumenti per poter continuare il percorso di studi da solo e per poter sviluppare un proprio modo di suonare unico e creativo. Questo perchè Funky Town è diversa da tanti concorrenti (anche molto più rinomati magari), i quali sfornano spessissimo musicisti a mio avviso tecnicamente preparati, ma infondo mediocri nel lato artistico musicale.

Ogni musicista che si spinge molto avanti nello studio dello strumento subisce delle influenze di artisti che lo hanno preceduto. Il tuo stile è molto originale e non derivativo, ma ci saranno stati sicuramente dei batteristi che ti hanno influenzato lungo il tuo percorso. Puoi parlarcene e farci qualche nome in merito?
Francesco: Assolutamente si, diciamo che i batteristi che hanno avuto una fortissima influenza durante la mia formazione sono stati in ordine concettuale Simon Phillips e Billy Cobham, poi David Garibaldi, Mike Clark, Vinnie Colaiuta, Chester Thompson e Nate Smith, e infine Zigaboo (dei Meters), James Gadson (Bill Withers) , Clyde Stubblefield (James Brown) e Jabo Starks ( James Brown). Dopo aver iniziato a collaborare con The Watch ho potuto scoprire il drumming di Phil Collins degli anni ‘70 e ne sono stato veramente spiazzato. E’ stato magnifico analizzare e studiare parti così assurde come quelle dei Genesis anni ‘70.
Come vanno le cose con i The Watch? Vedo che state suonando sempre tantissimo. La band in parte si è riorganizzata e si sta esprimendo molto bene. Penso che questa esperienza, per te sia stata un po’ il vero inizio nel mondo del professionismo. Recentemente è mancato Sandro Giacobbe. Puoi raccontarci com’è andata l’esperienza di suonare con lui sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista umano?
Francesco: Senza dubbio The Watch è stato l’ingresso al professionismo, ma pochi sanno che io suonavo già con Sandro Giacobbe prima di entrare nei The Watch.
Suonare con lui è stato magnifico, dal punto di vista artistico lui era meticoloso, ma mai esagerato, sapeva cosa voleva ed era chiaro nelle richieste quando c’erano.
Dal punto di vista umano lui è stato davvero un grandissimo uomo. Sia sul palco, senza mai atteggiarsi al di sopra della band (ma comportandosi come parte di essa), sia giù dal palco, trattando sempre con grande riguardo i suoi musicisti. Sempre assicurandosi che tutti fossero contenti, riposati, chi lavora nel turnismo sa benissimo quanto questo sia raro.
Mi mancherà e sono contento di aver suonato al suo ultimo concerto, di esserci stato nel suo ultimo ritrovo con i fans di tutto il mondo. E’ stato davvero bello lavorare con lui, spero e credo che anche per lui sia stato lo stesso.

Puoi parlarci dei tuoi progetti musicali passati? Hai collaborato con diverse band, soprattutto prima dell’ingresso nei The Watch.
Francesco: Negli anni della formazione ho avuto la fortuna di poter militare in band molto diverse tra loro. Una fra tutti è Overwhelm, una band Thrash Metal con base a Sestri Levante per cui ancora registro tutte le batterie in studio; nonostante io non possa presenziare nei Live. Un gruppo che voglio ricordare in modo speciale è tRio. Un progetto fusion melodico, con il quale ho iniziato a suonare a 16-17 anni (che ha rappresentato, per parecchio tempo una grandissima fonte espressiva) con cui ho anche registrato un EP intitolato Free Porn, che è stato davvero fondamentale per l’approccio alla composizione.
Sono stato chiamato per una sostituzione dal cantautore ligure Piero Fissore, dal musicista greco Nicola Nastos e dalla Filarmonica di Sestri Levante. Ho suonato un repertorio di musica classica (solo che la chiamata arrivò all’ultimo momento e avendo un giorno per prepararmi, mi ritrovai a leggere le tre voci di percussioni – cassa, rullante, piatti – contemporaneamente mi sono sentito un po’ Carl Palmer quando ha dovuto suonare composizioni di Verdi con la batteria).
Una volta ho suonato anche con il Diego Banchero Trio per una sostituzione! Ho suonato anche in cover band di tanti generi diversi dai 17 ai 22 anni.
Attualmente cosa stai facendo dal punto di vista musicale? Hai altre collaborazioni che non ho citato? C’è qualche progetto del quale tu sei il compositore?
Francesco: Attualmente sto suonando la batteria e cantando in una band Surf / Rock’n’Roll anni ‘50 chiamata Surfing Beaches, che suona un mix tra grandi successi degli anni ‘50 e repertorio originale (che io scrivo e poi generalmente arrangiamo in ensamble). Con loro forniamo servizi per eventi privati e pubblici: matrimoni, piazze, concerti all’aperto ecc…
Invece, un progetto di cui sono fierissimo, e che sto finalmente riuscendo ad ultimare, riguarda un mio EP di un genere che non saprei definire (possiamo definirlo Fusion Melodico… giusto per tentare una descrizione, ma che resta comunque sbagliata dato che un pezzo è addirittura reggae), nel quale ho composto tutto quanto personalmente, suonando e cantando la maggior parte degli strumenti e ospitando diversi musicisti di stili anche molto distanti tra loro. Non vedo l’ora di terminarlo e spero piacerà!

Il tuo studio è stato molto ben allestito. Come va il lavoro il tal senso? Puoi anche raccontare che tipo di servizi presti? Alcuni artisti potrebbero essere interessati ad avvalersi della tua collaborazione per i loro dischi.
Francesco: Grazie! Per me è stato un grande investimento, ma sta ripagando lo sforzo in ogni senso.
Qua registro le batterie che vanno a finire nei dischi dei miei clienti. Registro anche voci, cori, chitarre e faccio preproduzioni. Qua ho registrato le batterie per Overwhelm, per IMAJICA di Antonio Giorgio, un brano con Gianni Serino dal titolo “Anno Luce” e per tutti i miei progetti personali; compresi quelli didattici.
Non posso non chiederti di parlare dell’attività di insegnamento. Hai tanti allievi? Come vedi la situazione nelle giovani generazioni?
Francesco: Ho diversi allievi, principalmente in età compresa tra 20 e 30 anni e di diversi livelli, ma non posso fare a meno di notare che gli allievi molto giovani, tra i 9 e i 18 anni, soffrono in modo sempre crescente di disturbi dell’attenzione e in generale sono abituati ad ottenere tutto subito. È interessante vedere come, nel corso delle lezioni (forse per la prima volta nella loro vita), prendano coscienza che, per ottenere qualcosa che vogliono, sono obbligati a lavorare sodo senza scappatoie. Io credo ferventemente che questo passo verso la consapevolezza sia INCREDIBILMENTE positivo e salutare per chiunque.

Quali consigli ti sentiresti di dare a un giovane che volesse diventare musicista professionista?
Francesco: Io gli direi questo: sappi che è difficilissimo, ma non è impossibile. L’unico modo è studiare, studiare e studiare. Bisogna ascoltare musica (tanta e diversa), approcciarla con la curiosità di un bambino, di chi vuole capire come e perché una cosa è stata fatta in un certo modo e poi sperimentare! Ultima cosa: sfida chi dice che la musica si fa in un certo modo “perché lo dice lui” e diffida da puristi e snob; che secondo me creano più astio e frustrazione che passione verso la musica.
Che progetti hai per il futuro?
Francesco: Questa è una bella domanda che mi coglie quasi impreparato! Il tour ti prosciuga anche dalle energie di pensare troppo in avanti, accidenti.
So che in generale voglio iniziare a scrivere di più e migliorare la mia tecnica sul pianoforte e sul canto, detto questo, voglio anche cercare un nuovo ingaggio data la scomparsa di Sandro e dato che The Watch sta facendo una grande ristrutturazione logistica per il futuro, ci sarà una nuova organizzazione che riuscirà a condensare più concerti in periodi di tempo più brevi. Questo mi darà l’opportunità di essere disponibile per altri progetti, vedremo se sarò io stesso a crearne uno, o se sarò coinvolto in un progetto esistente. A tutti i modi, guardo il futuro con grandissimo entusiasmo e non vedo l’ora di vedere cosa mi aspetta!

Siamo giunti al termine di questa chiacchierata e ti lasciamo un ultimo spazio in caso volessi aggiungere qualcosa. Non dimenticare di lasciare i tuoi contatti social per i lettori di Backdigit.com
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