Il filo bianco: viaggio nella rete invisibile della cocaina
Nella giungla amazzonica, dove l’aria è densa e la luce fatica a farsi spazio tra le foglie, uomini scalzi pestano mucchi di foglie verdi con lunghi bastoni. Il rumore sordo si mescola al ronzio degli insetti. Da quelle foglie nascerà una delle sostanze più redditizie e distruttive del pianeta: la cocaina.
A migliaia di chilometri di distanza, in un attico di vetro e cemento, un consulente finanziario osserva le fluttuazioni dei mercati sullo schermo del computer. Anche lì, in modo diverso, circola la stessa sostanza: invisibile, raffinata, moltiplicata. È lo stesso filo bianco che unisce la selva amazzonica a Wall Street, i campesinos ai broker, la povertà alla speculazione.

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso: Un sistema globale
Nel nuovo libro Cartelli di sangue – Le rotte del narcotraffico e le crisi che lo alimentano, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso descrivono una macchina perfetta: ogni anello sa cosa fare e ciascuno trae profitto. Il contadino coltiva coca perché paga più del caffè. “Se l’ONU compensasse la differenza,” osserva Gratteri, “forse il campesino sceglierebbe diversamente. Ma un’ONU forte non esiste più.” In Colombia la produzione cresce senza sosta: oltre 2.600 tonnellate nel 2023, il 53% in più dell’anno precedente. Ogni ettaro coltivato ne brucia quattro di foresta. Dove prima c’erano alberi secolari, ora ci sono radure e laboratori improvvisati – le “cucine” – dove foglie e solventi si trasformano in polvere bianca.
Il cemento e la benzina con cui viene “lavorata” la cocaina sono le prime sostanze che entreranno nel corpo di chi la userà. Poi arrivano i precursori chimici, prodotti da industrie legali. “Chi li vende? Da dove arrivano? Chi li controlla?. Domande che restano sospese, perché il sistema vive delle omissioni di molti.

Le rotte della polvere
Oggi l’Ecuador è il nuovo crocevia mondiale. L’80% della cocaina diretta verso Stati Uniti ed Europa parte dai suoi porti, nascosta tra banane e caffè. I cartelli messicani gestiscono la logistica con una precisione militare: tunnel, droni, sottomarini artigianali. Nulla è lasciato al caso. In Europa, la droga arriva a Rotterdam, Anversa e Gioia Tauro. Qui la ‘ndrangheta controlla i flussi come una banca offshore. Non vende più per strada: finanzia, investe, distribuisce. Le piazze di spaccio sono affidate a reti minori, spesso nordafricane o nigeriane.
Un chilo acquistato nella foresta per 1.500 euro, una volta “tagliato”, diventa quattro chili. In Europa, ogni grammo di coca si vende fino a 80 euro. Nessuna multinazionale legale genera margini simili.

Bambini soldato, ragazzi di periferia
Nelle regioni della cocaina, i bambini vengono arruolati dalle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo) o dai paramilitari. Crescono con un fucile in mano, diventano soldati, carne da guerra. Anche nelle periferie italiane la storia si ripete: adolescenti che sparano per sentirsi invincibili. “Quando hai quindici anni e non torni più a casa, poi non ti tiene nessuno,” “Diventi carne da macello per la camorra.” Dietro di loro, adulti che li usano come esecutori perfetti: giovani, impuniti, pronti a tutto.

Il denaro che costruisce
Il denaro della coca non resta nei sacchi: si trasforma in cemento, vetro, acciaio. Resort, porti turistici, grattacieli. In Albania, i narcos investono insieme ai cartelli messicani, ripulendo capitali attraverso edilizia e turismo. È una mafia moderna, solida, intrecciata con la politica e la finanza.
Il modello italiano
Nonostante tutto, l’Italia resta un punto di riferimento nella lotta al narcotraffico. Le sue tecniche investigative e la cooperazione giudiziaria vengono studiate in Sud America. Ma Gratteri avverte: “Da anni non si investe in tecnologia. Siamo stati i migliori, ma senza aggiornamento non lo siamo più.” Il contrasto, da solo, non basta. Il narcotraffico è un sistema che si nutre di disuguaglianze globali, corruzione e silenzi.

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L’economia della polvere
Ogni grammo di cocaina racconta una storia di ingiustizia e potere. Dietro il bianco dei cristalli c’è il verde della foresta distrutta, il grigio del cemento con cui si taglia la droga, il nero del denaro che la ripulisce. È un’economia parallela che non conosce crisi, dove la povertà alimenta la ricchezza, la disperazione diventa profitto e la polvere bianca continua a scorrere, invisibile ma viva, nelle vene del mondo.
Cartelli di sangue – Le rotte del narcotraffico e le crisi che lo alimentano
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