Preparatevi a un tuffo nel mondo di Rosario Terranova, l’attore siciliano che porta il sole e il mare della sua terra direttamente sul palcoscenico… e anche sul set! In questa intervista, Rosario ci ha fatto fare un giro tra le mille sfumature della sua carriera, con quella simpatia che solo un siciliano DOC può avere.
Ci ha raccontato quanto di Sicilia scorra nelle vene dei suoi personaggi – spoiler: tantissimo! – e ci ha svelato che, nonostante cinema e TV gli abbiano regalato fama e fortuna, il suo cuore batte sempre per il teatro, dove ogni sera si gioca il tutto per tutto in un mix esplosivo di emozioni e risate. E a proposito di risate, non sono mancate le storie di scene surreali e momenti di pura ilarità vissuti sul set.
Ma non pensate che si parli solo di comicità! Rosario ci ha confessato il suo grande sogno: portare al cinema la storia di Franco Franchi, un mito che ha segnato la sua infanzia e la sua carriera. Con la stessa passione ci ha parlato del futuro, pieno di progetti teatrali e cinematografici che promettono di tenere alta la bandiera dell’originalità e della sperimentazione.
Insomma, con Rosario Terranova non ci si annoia mai! E tra una risata e una riflessione, siamo sicuri che questa intervista vi farà conoscere un po’ meglio l’uomo dietro i tanti volti che ha interpretato, sempre con quella carica di energia siciliana che lo rende unico. Buona lettura!
La Sicilia ti scorre nelle vene. Quante volte ti capita di pensare: Questa battuta l’ho presa da mio zio o Questo gesto è proprio alla siciliana? Insomma, quanto di Sicilia c’è nei tuoi personaggi?
Ma neanche quanto, tutto. E al contrario, io non ho un personaggio del passato, del presente, che non abbia la Sicilia, proprio la sicilianità. E’ una cosa che mi ha sempre contraddistinto e anzi, la carica emotiva, la forza di molti personaggi proprio sono dati da una realtà siciliana.
Tra ruoli comici e drammatici c’è mai stato un personaggio che ti ha fatto dire: ma guarda questo che matto? Qual è stato il più divertente da interpretare? Magari quello che ancora oggi, se ci pensi, ti fa ridere?
Beh, guarda, di personaggi ne ho interpretati tanti al teatro e al cinema. Al teatro, sia maschili, ma anche tanti personaggi femminili perché nasco proprio in teatro e nasco con i ruoli femminili. Sicuramente quello che mi ha dato più notorietà, che mi ha fatto divertire e divertire è stato il signor Lo Cicero, della famiglia Lo Cicero.
Quindi poi, con questo personaggio arrivai alla TV, a Zelig, al Maurizio Costanzo, quindi sono anche molto legato a lui con tanto affetto.
Hai calcato palchi, set cinematografici e televisivi… Ma detto tra noi, qual è il tuo ambiente preferito?
Nasco con il teatro. E’ chiaro che la TV e il cinema ti danno visibilità e notorietà, però il mio amore rimane sempre per il teatro. Se dovessi trovarmi d’avanti a un bivio e dire: famoso al cinema e in TV?, o puoi lavorare, non famoso, ma puoi lavorare ogni giorno in teatro? Ho già scelto, ogni giorno in teatro. Il contatto con il pubblico (ogni sera è un pubblico diverso), l’emozione del sipario che si apre, non puoi rifare quella scena, quella battuta, quindi un po’ come nel cinema, la famosa buona la prima, lì o è buona o non è buona. Devi avere poi la capacità, secondo il pubblico che hai, a cambiare, ad adattarti, a sentirlo, a farlo emozionare, ad emozionare, invece che avere davanti una fredda macchina da presa.
Immagino che sul set ne siano successe di tutti i colori, ci puoi raccontare un momento assurdo, divertente che hai vissuto?
Bella domanda, ne ho avuti tanti, un particolare che posso dirti, la serie con Kimi Rossi Stewart e Maltese, ci sono state delle situazioni in cui giravamo in notturna delle scene degli agguati, quindi ritrovarti anche a fare delle scene drammatiche dove scoppi a ridere con i tuoi colleghi, viceversa delle scene più leggere, che non riescono a scaldarsi, a prepararsi perché non ci sei, quindi sempre situazioni surreali sui set, ma ancora più surreali, sembrano incredibili ma succedono in teatro, delle scene che non si girano, degli oggetti che non si aprono, una battuta di un collega o tua che non arriva alla memoria, quindi in quel momento improvvisare, divertirti è la cosa più bella, quando cominci a ridere con il tuo collega o la tua collega in scena e non ci si ferma, poi ci si mette con il pubblico e allora lì è la fine di tutto, quelli sono i momenti più belli.
Mi parli di un tuo progetto nel cinema?
Allora guarda, io adesso torno in scena con uno spettacolo che mi sta molto a cuore, che è Franco Franchi, l’ultimo dei comici, dove racconto l’uomo Francesco Benenato come diventa l’artista Franco Franchi, ecco un sogno nel cassetto sarebbe quello di farne un film e interpretarlo, questo sarebbe veramente un sogno senza eguali.
Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per te Franco Franchi?
La mia musa ispiratrice in ogni personaggio che io ho fatto. Per me resta tra le maschere più belle del Novecento. Puoi immaginare che un bambino, un ragazzino, che nasce con la voglia, con l’amore del teatro, non può che avere come musa ispiratrice questo straordinario artista, incredibile, che ha lasciato un segno incredibile, indelebile, senza tempo, senza barriere di cultura, di tempo, un linguaggio proprio universale. Anche perché oggi purtroppo la comicità, con l’avvento dei telefonini, di TikTok, dei video, è diventata veramente qualcosa di molto squallido, non c’è più ricercatezza, non ci sono più i testi, tutto è affidato a un tormentone o a una risata strappata da una parolaccia, da un doppio senso e questo è molto triste.
E’ triste, pensare che le nuove generazioni non conoscono minimamente Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Ma non solo non li conoscono, li dovrebbero studiare, indipendentemente dal loro essere artisti. Io li metterei proprio come materia scolastica, anzi il teatro lo metterei proprio come materia scolastica.
Infatti io che mi pregio di insegnare recitazione a Palermo, mi incanto quando vedo giovanissimi, nuove generazioni che si avvicinano, perché ormai oggi con il linguaggio superficiale, che passa in tv, che passa attraverso questi video, la comicità e l’arte è stata proprio travisata in qualcosa che non è più quello. Sì, è vero. Noi abbiamo avuto questi mostri sacri, come a Napoli hanno avuto Totò e i De Filippo.
Ed è un peccato che si vadano perdendo. Ci vogliono proprio personaggi come te per poterli riproporre, perché altrmenti verranno persi nel nulla.
Eh, io questo spettacolo ce l’ho nel cuore, perché spesso non ci s’immedesima, o meglio, non si sa quanto lavoro umano ci sia in un comico.
Sì. Spesso il comico viene considerato, etichettato come una macchietta, come un personaggio futile. Ma i più grandi mostri sacri della comicità, come quelli che ti ho citato, sono così perché alle spalle hanno avuto delle vite che non sono delle vite, sono a loro volta dei romanzi, degli spettacoli di teatro.
E quindi conoscere anche questo aiuta a capire l’importanza e la bellezza della vita. Credere in un sogno, perseguirlo e arrivare a un fine, è questo il vero percorso che devi fare se è veramente quello che desideri fare nella vita.
Se ti proponessero di portare in scena un’altra icona siciliana, chi sceglieresti? Magari c’è un personaggio meno noto che hai sempre sognato di interpretare, qualcuno di sorprendente, per esempio, non so, un super nonno?
Allora, guarda, questa è una domanda molto bella. Sempre siciliano, sempre un personaggio siciliano.
Molto bella perché, purtroppo, noi attori siciliani veniamo chiamati il 90% delle volte, per non dire di più, per raccontare sempre storie legate alla mafia. Invece ci sono tante altre cose.
Da siciliano dico, guarda, qualunque personaggio, cioè una persona comune siciliana, un siciliano comune, che però racconti una storia d’amore, una storia di vita quotidiana. Questa è la cosa più bella, perché ritrovarsi sempre a essere o un buono nella polizia, o nei carabinieri, o un cattivo nella mafia, diventa veramente triste.
È il tuo lavoro, però diventa triste. Sì. Perché di storie noi ne potremmo raccontare infinite. Ho avuto il grande privilegio nel cortometraggio, prima in teatro e poi nel cortometraggio, Paolo e i suoi angeli, di interpretare la figura di Paolo Bossettino, e quindi questo per me…È un grande privilegio che l’autrice, la regista Giulia Galati mi ha dato. Devi avere la fortuna, facendo il comico, di incontrare un regista o una regista, che è quello che ti dicevo prima, che in te veda la possibilità, la capacità di non fare soltanto una cosa comica.
Sì, perché spesso il problema del comico è che vieni confinato, vieni etichettato in un ruolo e finisce tutto lì. Tu sei il papà della famiglia Lo Cicero, sei piuttosto che un altro personaggio, ma puoi fare solo questo. E questo diventa molto blindato. Quando trovi un regista che vede in te la capacità di fare un personaggio completamente differente, allora è la cosa più bella che questo mestiere ti possa dare.
Guardando al futuro, cosa ci possiamo aspettare da Rosario Terranova? Hai qualche nuovo progetto o sogno nel cassetto che non vedi l’ora di condividere con il pubblico?
Allora, di progetti ne ho tanti. Sono tornato per fortuna a fare il teatro e adesso a settembre, ottobre e novembre inizia il teatro e avrò diversi spettacoli. Una nuova commedia a gennaio del 2025, sempre al Jolly, scritta da Giulia Galati. Sarò insieme al mio piccolo, grande Massimiliano Bono che è questo bimbo attore straordinario con il quale ho già condivido da un paio di anni il palcoscenico.
Sarò anche insieme ad altre attrici bellissime e bravissime. Torno in teatro che è il mio grande amore. Ho in opzione dei progetti televisivi e cinematografici che spero si concretizzino.
Cosa c’è da aspettarsi da Rosario? C’è da aspettarsi mai la monotonia, mai qualcosa che si ripeta, sempre qualcosa di nuovo da sperimentare e da fare emozionare, questo sì.
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