Intervista Renzo Luise Da Fano
Intervista a Renzo Luise Da Fano

La Tua Formazione Musicale

  • Ciao Renzo. Ho già fatto un accenno alla tua bio nell’incipit di questo articolo, ma ne faccio un secondo riportando un’altra frase che hai scritto in essa e che ti descrive così: Il suo stile è frutto di studi sapienti, precoci e assolutamente irregolari”. Io so che non ami dirlo, ma, oltre ad aver seguito altri canali formativi, hai anche fatto il conservatorio. Ci racconti tutto rispetto i tuoi studi?

Ciao Diego! Allora, ho cominciato pressappoco all’età in cui si consiglia di iniziare…. 7 anni, dall’esimio Maestro Carlo Palladino, storico insegnante del Conservatorio di Genova. Non andavo male, ma decisi di smettere perché a quel tempo l’unica cosa di cui mi importava era vedere le mie VHS con la trilogia di StarWars almeno una volta al giorno… e intendo tutta la trilogia almeno una volta al giorno. Chissenefrega della chitarra, giusto?

L’Incontro con i Metallica e lo Skateboard

Poi a 13 anni il mio compagno di banco mi fa conoscere le due cose più fighe della mia adolescenza: I Metallica e lo Skateboard. Da quel momento mi interessano solo queste due cose, in particolare vado in fissa con il solo di Kirk Hammett in “Ride the Lightning”, mi sa che mi ero fatto una cassetta solo con quel solo, a ripetizione. Insomma, decido di tornare da Palladino, ma al contempo studio anche con Alex Armanino, il maestro di chitarra jazz del Louisiana, lo storico Jazz Club a Genova, perché volevo che qualcuno mi spiegasse come si facevano quei cavolo di soli alla Kirk Hammett… CHISSENEFREGA DELLA CHITARRA CLASSICA tanto più che avevo iniziato anche il Ginnasio e due insegnanti più la scuola sono troppa roba per i miei pochi neuroni (e ancor più pochi danari).

Lezioni con Armanino e Menconi

Mi congedo nuovamente dal buon Palladino. Studio con Armanino fino ai 20 anni, poi inizio a prendere lezioni da Alessio Menconi. Mi si apre un mondo nuovo, però la chitarra classica mi torna sempre in testa e decido di studiarla a fondo… tanto mi ero iscritto all’Università (Giurisprudenza) col preciso intento di battere ogni record di “fuoricorsismo”, quindi mi imbarco in anni di studio con Paola Lanzola, con cui mi trovai benissimo: un drago della chitarra, severa ma di poco più grande di me, quindi con un metodo didattico rigoroso ma diverso da quello che avevo sperimentato da adolescente.

Incontri con Massimo Pastorelli e il Conservatorio

Già che c’ero prendevo saltuarie lezioni di solfeggio e anche qualcosina di armonia e composizione dal compositore Massimo Pastorelli, che conobbi tramite Paola, entrando in questo ambiente di musicisti un po’ mattoidi ma di grande talento. Quando mi laureai (come dico sempre, “in quattro e quattr’otto : 4 di corso e 4 di fuori corso”) mi sentii spacciato: Pratica legale il giorno e chitarra la sera. A quel punto compresi che volevo suonare la chitarra e basta, ma per lasciare la strada vecchia avevo bisogno di una strada nuova un minimo battuta.

Iscrivermi al Conservatorio fu la scelta più ovvia. Almeno in casa avevano la sensazione che facessi le cose sul serio, anche se già suonavo abbastanza in giro. Ecco la storia dei miei studi irregolari… Però preciso che sostenni l’esame di abilitazione, con l‘unico scopo di mettere a tacere quegli ex colleghi già pronti a dire che avevo scelto la strada della musica per ripiego. Preciso altresì che se non fossi stato una chiavica con lo skate… chissà.

Intervista Renzo Luise Da Fano
Intervista a Renzo Luise Da Fano

L’Influenza di Django Reinhardt

  • Sei considerato sicuramente uno dei maggiori prosecutori dell’approccio chitarristico di Django Reinhardt in Italia. Non mi capita spesso di conoscere chitarristi che si appassionano a stili così particolari. Cosa ti ha affascinato di questo artista e del suo approccio musicale?

Allora, ti ringrazio ma sono stato, insieme ai miei compagni d’avventura, forse tra i primi ad approcciare la musica di Django in un certo modo, però nel nostro paese i maggiori prosecutori devo ammettere che sono altri, molto più bravi di me (dei nomi? Maurizio Geri, Nunzio Barbieri ma soprattutto Leo Boni, il più grande di tutti, scomparso qualche anno fa).

La Scoperta della Musica Gipsy

Ho conosciuto Django studiando con Menconi, (anche se già ai tempi di Armanino qualche cosa l’avevo studiacchiata), anche se lo scopo credo fosse quello di cominciare con Django per poi passare ai boppers e di lì in avanti. Però a un certo punto successe che incontrai gli Amici di Django, gruppo formidabile di Spotorno, che mi invitarono a suonare con loro.

Tramite loro scoprii i grandi come Tchavolo, Bireli Lagrene, Sanseverino… a quel punto di “passare oltre” non mi interessava più, mi immersi completamente nella musica Gipsy con questi amici che condividono con me l’amore per la musica, per le zingarate, e per le nottate passate a bere in compagnia.

La Musica Gipsy come Rock Acustico

Sai, i jazzisti vedono Django come un Eddie Lang un po’ più particolare, come un prodromo… la mia generazione è quella che ha cominciato ad abbattere le barriere, a vedere la musica Gipsy come una sorta di rock acustico, un qualcosa di molto attuale e immediato. L’estetica non era completamente rock, ma quasi. E si suonava senza ampli. Una meraviglia per me, rockettaro amante dello shredding ma senza patente!

La Situazione Attuale del Jazz

  • Come vedi l’ambiente jazz ai nostri tempi? Ci sono ancora possibilità di una ripresa o stiamo assistendo, come per altri generi, ad un lento declino che si concluderà con l’estinzione (che si perfezionerà nel momento in cui verranno meno le persone che ne caratterizzano la nicchia in via di progressivo sfoltimento)?

Il jazz? Lo vedo abbastanza bene. È come la musica classica, verrà preservato a livello istituzionale e, come ci sono i festival di musica sacra (che non è che proprio sia in cima alle classifiche), continueranno a esserci anche quelli di jazz. La qualità dei musicisti, tra l’altro, è ogni anno più stratosferica; io spesso non mi capacito di come faccia la gente a essere così brava… davvero incredibile.

Il Problema del Pubblico

Casomai, il problema non riguarderà tanto la “scena jazz” quanto il pubblico in generale, ma credo che ormai quello sia un problema di quest’epoca. La gente ormai preferisce andare al ristorante piuttosto che a teatro. E questo è un dramma, anche perché non riesce a essere mitigato dal nostro sistema educativo. Esistono persone di 50 anni che la domenica ascoltano Mahmood in macchina, come possiamo pensare che i loro figli vedano la musica come una forma d’arte e non come un passatempo modaiolo?

Intervista Renzo Luise Da Fano
Intervista a Renzo Luise Da Fano

Il Ruolo della Scuola nella Cultura Musicale

Dovrebbe pensarci la scuola, ma come fa il povero professore di musica a dire a un ragazzo di 12 anni che Paganini è una figura interessante se probabilmente a casa i suoi genitori non sanno chi egli sia e oltre Sanremo non vanno perché “lavorano tutto il giorno e quando tornano a casa si vogliono rilassare”? Questa frase la sento spesso e mi fa ogni volta imbestialire.

Forse rilassarsi significa abbruttirsi, non so, ma sarebbe come se io facessi mangiare a mio figlio roba comprata al fast food perché “lavoro tutto il giorno e la sera non ho tempo per cucinare”. Ovviamente non lo fa nessuno, però stiamo più attenti alla qualità di quello che mangiamo piuttosto che a quella di ciò che mettiamo nella testa dei nostri ragazzi.

Il Nostro Stile di Vita e la Cultura

È un problema del nostro tempo; il nostro stile di vita ci impedisce sempre di più di dedicarci a quello che i latini chiamavano “otium”. Il massimo del trendy è postare su Instagram l’aragosta che ordiniamo al ristorante, chissenefrega se dopo averla mangiata torniamo a casa davanti a Netflix mentre magari a Teatro c’era la “Sagra della Primavera”? Trascuriamo la cultura e ci vantiamo di ciò che abbiamo in tavola, come si faceva nel Medioevo… scusa, sto andando off topic.

Influenze Rock nella Tua Musica

  • Tu hai anche un’ottima capacità di suonare rock. Non hai mai fatto mistero di apprezzare più di un genere musicale di questo filone. Chi sono stati i musicisti che ti hanno maggiormente influenzato da questo punto di vista?

Le Prime Influenze: Kirk Hammett

Tonnellate: in effetti credo siano più quelli che non mi hanno influenzato. Kirk all’inizio…poi una tonnellata di Guitar Heroes anni ’80 (Malmsteen sopra tutti) e infine un amore incrollabile per il primo Al Di Meola.

Influenze Variegate

…Steve Howe degli Yes, East Bay Ray dei Dead Kennedys, Dominic Miller (un autentico genio, secondo me), Gary Holt degli Exodus (da ragazzino) e Billy Duffy dei Cult, sicuramente.

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La Doppia Identità Musicale: Rock e Jazz

  • Pensi che resterai sempre un musicista bilingue”? Mantenersi a cavallo tra rock e jazz, secondo il parere di alcuni, è tutt’altro che semplice. Molti hanno rinunciato da tempo a provarci.

La Mia Essenza Musicale

Lo sono da sempre e non potrei suonare diversamente. E credo che sia meraviglioso, anche se concordo con quelli che pensano sia una cosa difficile.

Esempi di Chitarristi Bilingue di Successo

Ti cito due chitarristi che secondo me ci sono riusciti, e che amo moltissimo: Jan Akkerman, che è un rocker un po’ jazzista, un po’ classico e un po’ gipsy jazz, e Hervé Legeay, meno noto ma formidabile chitarrista di Angers, che è stato uno dei miei modelli stilistici negli “anni delle medie” (intese come birre, ovvero l’età tra i 20 e i 30).

L’Approccio alla Fusione di Stili Musicali

  • Ami miscelare più stili. In alcuni casi hai rivisitato dischi rock in chiave jazzistica, in altri casi hai collaborato a progetti che mischiano musica classica, influenze afroamericane e musica popolare (mi riferisco ad esempio alla Mozaik Orkestar che ho visto di recente dal vivo). Puoi parlarci di queste esperienze?

Declinazioni Hardcore Punk di Brani Hard Bop

Sei molto informato su ciò che ho fatto, e ti ringrazio molto. Però qui devo correggerti: non ho mai fatto versioni jazz di brani rock, ho sentito molti tentativi in questo senso e non mi hanno mai convinto del tutto. Ho provato però, con un power trio chiamato Tromaprojekt, a fare l’inverso, ovvero declinare brani hard bop in chiave Hardcore Punk.

Il risultato ci era parso straordinario, ma purtroppo nessuna etichetta, tra quelle che avevamo contattato, si dichiarò disponibile a pubblicare il lavoro. Veniva considerato troppo jazz per i rocker e troppo rock per i jazzisti. Peccato perché invece sono convinto che chi ascolta rock di un certo tipo abbia un’apertura mentale che lo avrebbe portato a giudicare il lavoro molto interessante.

L’Esperienza con la Mozaik Orkestar

La Mozaik Orkestar è un discorso a parte, i musicisti sono di livello straordinario ed è una di quelle occasioni che aspettavo da tempo immemore. Adoro la musica classica e ci ho sempre improvvisato sopra, non ho mai capito per quale sorta di “snobismo eurocentrista” possiamo improvvisare liberamente su un’opera di Gershwin mentre dobbiamo tenere giù le mani dalla Carmen di Bizet.

Intervista a Renzo Luise Da Fano

In questo senso i gitani hanno superato questo timore reverenziale già dall’ottocento, le formazioni gitane hanno sempre improvvisato sui temi operistici alla moda. Poterlo fare con una formazione di alto livello per me è stato l’avveramento di un vecchio sogno.

La Terza Corrente e la Musica Esatta

La mia tesi di laurea fu un lavoro in questo senso… in fondo sono convinto che la famosa Third Stream che si cerca fin dai tempi del Modern Jazz Quartet sia esattamente questa: improvvisare, non necessariamente con swing, su quella che viene definita “musica esatta”.

Esperienze nei Contesti Prestigiosi

  • Hai avuto modo di esibirti in contesti molto prestigiosi in questi anni. Ci puoi dire qualcosa a riguardo?

Palchi e Studi di Registrazione

Beh ho avuto occasione di fare tante esperienze anche in contesti di grande prestigio, sia sui palchi che negli studi di registrazione, ho fatto pubblicità, Jingles per grossi networks. Esperienze in cui impari tantissimo, anche se non tutte filano lisce. Uno si lancia e a volte ne esce un po’ ammaccato, ma fa parte del gioco.

Un Episodio Memorabile con l’Orchestra del Teatro Carlo Felice

E siccome sono uno che si diverte a raccontare le proprie figuracce, ti dirò questa, un’esperienza fantastica con l’Orchestra del Teatro Carlo Felice. Ero molto giovane. Ero chitarrista aggiunto al concerto diretto da Nicola Piovani.

Roba semplice, per carità… il problema è che un chitarrista di solito non è abituato a suonare sotto la direzione di un Maestro vero, in frac e con la bacchetta. La chitarra di solito non è strumento da orchestra… non capivo quando entrare, era un po’ diverso da “One two three…” e il tempo per imparare era ridotto, due prove più la generale. Volevo spararmi.

L’Inestimabile Pazienza di Nicola Piovani

Fortunatamente Piovani, oltre a essere un vero genio della musica, è anche campione di pazienza. Anche i professori dell’orchestra furono comprensivi con questo giovane jazzista terrorizzato e mi diedero una grossa mano.

Progetti Recenti e Produzioni Discografiche

  • Cosa stai facendo di recente? Voci di corridoio dicono che sei al lavoro su nuove produzioni discografiche. A noi interessano, però, anche notizie sulle tue collaborazioni come chitarrista.

Il Disco Elettrico Solista

Anche qui non sbagli, sto facendo un disco elettrico tutto mio che mi sta prendendo molto, lo volevo fare da tempo e ora con l’aiuto di un amico molto bravo dietro il mixer (Riccardo Semino) sto realizzando questo sogno.

Collaborazione con Carlo Aonzo

Ho il privilegio di far parte del Trio di Carlo Aonzo, una delle eccellenze del nostro panorama musicale. Ricordo che quando ero giovanissimo leggevo le recensioni dei suoi dischi con Beppe Gambetta sulle riviste specializzate e non avrei mai pensato un giorno di collaborare con un artista di tale livello.

Progetto con la Mozaik Orkestar

Collaboro con la Mozaik Orkestar, come ben sai, e credo molto in questo progetto così bello e fuori dagli schemi, anche qui con musicisti di livello internazionale. Per ora navigo in un bel mare.

Collaborazioni con Il Chiosco Produzioni

Infine, collaboro come chitarrista in studio con Il Chiosco Produzioni, team di produzione con sede a Milano.

Il lavoro di studio è quello che forse mi piace di più, poi ora col digitale posso fare tutto da remoto… ho quasi 50 anni, ho famiglia e viaggiare, passare giornate in treno e tutto il nomadismo del musicista un po’ mi comincia a pesare.

La Vita nel Mio Studio di Genova

Ho un bellissimo studio in uno splendido quartiere di Genova, a due passi dal mare. Registro le mie parti, le invio, vado a fare un tuffo, torno e guardo sulla mail se è tutto a posto o se ho fatto una schifezza e devo ricominciare. Un bel lavorare, nei prossimi mesi cercherò di implementare ulteriormente la mia strumentazione in modo da rendere lo studio sempre più efficiente.

Collaborazioni con Grandi Nomi del Jazz Italiano

  • Hai collaborato con nomi molto importanti della scena jazz nostrana. Puoi farci qualche nome?

  • Alessio Menconi: Ho avuto la fortuna immensa di suonare con e di imparare da Alessio Menconi, un chitarrista straordinario.
  • Red Pellini: è un altro musicista incredibile con cui ho avuto il piacere di collaborare.
  • Mattia Cigalini: un ragazzo straordinario e un musicista alieno, è stato un altro talento con cui ho avuto la fortuna di lavorare.
  • Mauro Porro: Aggiungo Mauro Porro, un talento abbastanza sconcertante. Polistrumentista, pianista, arrangiatore, Mauro è già molto noto oggi, ma credo diventerà imprescindibile nei prossimi anni.

La Scena Musicale Italiana e il Futuro Professionale

  • Cosa pensi della scena musicale italiana? Come vedi il tuo futuro professionale?

Navigare a Vista nella Scena Musicale Italiana

Si naviga a vista, siamo un po’ in un mare incerto da questo punto di vista. Se hai letto la Ballata del Vecchio Marinaio puoi capire cosa intendo, la metafora che mi viene in mente è quella.

Il Passato: Vinili, CD e Miti Musicali

Io sono cresciuto coi vinile e i primi cd, i poster dei musicisti alle pareti, il mito delle case discografiche, i chitarristi visti come moderni eroi popolari.

Il Presente: La Sfida della Distribuzione e Fruizione Musicale

Oggi sono un boomer, tutto cambia e la mia generazione fa fatica a comprendere come funzioni la distribuzione e la fruizione della musica. Ai miei tempi si faceva la cassettina e la si distribuiva ai compagni di scuola!

L’Impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla Musica

Poi ora con l’AI è tutto diverso, credo che presto noi musicisti dovremo inventarci nuovi motivi per essere indispensabili. Ma è una sfida che dobbiamo cogliere, la creatività è il nostro primo dovere morale.

Siamo giunti al termine di questa intervista. Speriamo di riaverti presto ospite in futuro, ma nel

frattempo sarebbe gradito ai nostri lettori se lasciassi qualche link in modo da poter approfondire la tua conoscenza. Venitemi a trovare su Spotify. Per ora c’è solo il primo disco, ma dopo l’estate altre uscite sono previste.

Grazie infinite a te e a tutti i lettori di Backdigit, buona estate e soprattutto ascoltate la musica vera, uscite di casa e andate ai festival, il computer non scappa, ma magari il concerto che cambierà la vostra vita si svolgerà domani vicino a casa vostra…..

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