Alcuni dati nel mondo riguardanti le strategie e gli interventi esistenti rispetto alla “Violenza sulle donne”
A cura della Dott.ssa Maura Livoli
Cina: legge e supporto per la violenza domestica
Inizierò a valutare cosa fa per il problema della “violenza sulle donne” un paese lontano come la Cina. A livello legislativo nel 2016 è stata approvata la legge sulla “prevenzione della violenza domestica” in cui si sono stabilite modalità per la protezione delle vittime. A tale riguardo, il governo cinese ha istituito una rete di supporto alle vittime di violenze domestiche creando centri di ascolto e di consulenze e diverse strutture di accoglienza. Si sono incrementate le campagne di sensibilizzazione, la formazione, l’informazione e la collaborazione con le organizzazioni non governative. L’OMS nel 2020 ha rilevato che questo problema in Cina è un problema di “salute pubblica” con una percentuale del 25% di vittime e più del 70% delle donne non denunciano il fatto.

Giappone: vagoni riservati e ostacoli culturali
Il Giappone rispetto al problema riguardante la “violenza sulle donne” ha introdotto sui treni e sulle metropolitane dei “vagoni riservati alle donne” per ridurre gli episodi di molestie e di violenza sui mezzi pubblici, implementando diverse politiche rivolte alla sensibilizzazione. Questo tipo di comportamento resta ancora significativo e molti sono ancora gli ostacoli per raggiungere una società lontana dalla violenza sulle donne. Secondo l’ONU la percentuale delle donne che subisce violenza da parte di un familiare o partner è del 6%, ma il dato più significativo e preoccupante è che circa il 60% non denuncia i fatti.
Africa: interventi locali, ma ostacoli culturali profondi
Cosa accade in Africa? Molti sono i paesi che hanno approvato leggi per contrastare questo fenomeno. In Sudafrica già esiste la legge sulla “violenza domestica”. A tale riguardo, il Kenia ha creato centri di consulenza e diversi rifugi. La Tanzania da alcuni anni presenta una campagna costituita da “16 giorni di attivismo contro la violenza domestica”. Il Ghana invece ha istituito una formazione specifica per il personale di polizia e gli operatori sanitari.
Nonostante questi sforzi dislocati in diversi paesi, i dati riportati dall’ONU in un report del 2013 hanno evidenziato che il 37% delle donne africane ha subito violenza domestica, e il 45% delle donne ha subito violenza sessuale. L’aspetto particolare di questo continente riguarda la mancanza di una cultura di rispetto per i diritti delle donne e la difficoltà maggiore delle donne africane nel denunciare quanto accade perché si sentono travolte dalla vergogna e dalla paura di ritorsioni.
Turchia: dalla Convenzione di Istanbul alla realtà
In Turchia, l’approvazione nel maggio 2011 della Convenzione di Istanbul stilata come trattato internazionale contro la violenza sulle donne ha permesso che dal 1°.10. 2023 anche l’Unione Europea ratificasse questa Convenzione, aprendo la strada all’istituzione di un quadro giuridico molto vasto creando persino uno specifico meccanismo di monitoraggio – chiamato GREVIO – al fine di garantire l’effettiva attuazione delle sue disposizioni.
Tuttavia, nonostante che la legge nasca in questo paese, secondo alcuni dati governativi è emerso che tra il 2010 e il 2017 sono state uccise 1964 donne e il 40,6% degli omicidi è stato commesso dai coniugi, mentre l’11,4% è stato commesso dai fidanzati. I dati mostrano anche che il 59,7% dei colpevoli è stato arrestato, il 17,6% si è suicidato e il 6,2% non ha avuto un riscontro conosciuto. Questi dati rivelano che nonostante le iniziative intraprese a tutti i livelli, non ci sono ancora misure previste dalla Convenzione che abbiano dato riscontri positivi.
Stati Uniti: un sistema articolato ma ancora sofferente
Gli Stati Uniti rispetto a questa problematica nel lontano 1994 hanno approvato la legge federale “Violence Against Women Act” (VAWA). La legge fornisce i fondi per i servizi di supporto alle vittime di violenza domestica e sessuale e per la formazione di operatori di polizia e sanitari. Ha istituito una linea di aiuto nazionale “National Domestic Violence Hotline” con diversi centri di accoglienza e percorsi di rieducazione per gli autori di violenza.
Alcuni stati americani, in modo autonomo, hanno approvato la legge sulla “restraining order” (ordinanza di protezione), nonché molte campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, nonostante questi sforzi il National Coalition Against Domestic Violence (NCADV) nel 2020 ha rilevato che oltre 10 milioni di donne sono state vittime di violenza domestica con una percentuale del 24,3% ; inoltre, si è riscontrata anche una violenza sugli uomini con una percentuale, molto più bassa del 13,8%. Alla luce di questi dati, si rileva che ogni minuto circa 20 persone subiscono violenza domestica. Il problema anche qui è molto grave!
Australia: un piano nazionale strutturato
In Australia, nel 2008 è stata approvata la legge per contrastare la violenza contro le donne la “Family Violence Protection Act”. Sono stati creati servizi di supporto, collaborazioni con le organizzazioni non governative, campagne di sensibilizzazione e formazione per le diverse categorie di operatori. Si ricordano il “National Plan to Reduce Violence Against Women and Their Children” piano d’azione lanciato nel 2010, il “White Ribbon Campaign” una diffusa campagna di sensibilizzazione, una linea di aiuto nazionale il “1800 Respect”, e i dati emessi nel 2019 dall’Australian Bureau of Statistics (ABS), hanno rilevato che il 17% delle donne australiane ha subito violenza domestica, e il 15% delle donne australiane ha subito villenza sessuale.
Francia: leggi e piani governativi
Spostandoci in Europa, precisamente in Francia sono state approvate due leggi molto importanti per contrastare la violenza sulle donne e la violenza di genere. La prima legge è quella del 2010 che riguarda la “Violenza domestica”, la seconda quella che riguarda la “Violenza di genere” che è del 2014. Le iniziative più importanti promosse in questo paese sono state l’istituzione di una rete nazionale di accoglienza il” Reseau National des Centres d’accueil et d’accompagnement pour les victimes de violence conjugales”, una linea nazionale il “Numèro national d’urgence pour les victimes de violence conjugales” e il piano di azione governativo per contrastare la violenza domestica “Grenelle contre les violences conjugales” istituito nel 2019. I dati del governo francese nel 2020 riportano che il 24% delle donne francesi ha subito violenza domestica e il 47% ha subito violenza sessuale.
Gran Bretagna: strategia VAWG e nuove leggi
In Gran Bretagna, dopo l’approvazione di leggi come la “Domestic Violence, Crime and Victims Act” del 2004 e la “Serious Crime Act” del 2015, nonché il disegno di legge presentato mel 2020 per rafforzare la protezione delle vittime di violenza “Domestic Abuse Bill” e altre iniziative come la strategia governativa per contrastare la violenza contro le donne e le ragazze “Violence Against Women and Girls Strategy” (VAWG) e la linea di aiuto nazionale “National Domestic Abuse Helpline” si sono rilevati dai dati riportati dal governo britannico che nel 2019 il 27% delle donne inglesi ha subito violenza domestica, e il 47% delle donne inglesi ha subito violenza sessuale. Questo ultimo dato è identico a quello francese nello stesso anno.
Svezia: il consenso al centro della legge
Spostandoci nel nord Europa, la Svezia oltre ad adottare rigidamente quanto stabilito dalla Convenzione di Istanbul ha introdotto una nuova legislazione sullo stupro basata sull’”assenza di consenso” ed è stata, da subito, inserita nei programmi obbligatori di educazione in tutti i tipi di scuola. La Svezia ha inoltre istituito misure per la protezione dei minori ai matrimoni forzati impedendo che essi vengano portati all’estero per tali finalità o per essere sottoposti a mutilazioni dei genitali femminili. Tuttavia, alcuni dati ufficiali compresi tra il 2003 e il 2010 riportano che le aggressioni sessuali e gli stupri sono aumentati del 254% e le donne prese di mira sono una su quattro. I dati di Stoccolma nel 2012 hanno registrato 5 stupri al giorno, nonostante che qui si sia adottata anche una strategia di “tolleranza zero”.
Islanda: il modello nordico non è immune
L’Islanda è oggi considerato un paese modello per la lotta contro la violenza di genere e la promozione di uguaglianza tra i sessi. Essa ha adottato una legislazione rigorosa, molti servizi di supporto, una stretta collaborazione tra le istituzioni ed una partecipazione attiva degli uomini a programmi educativi. Dai dati acquisiti dall’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) nel 2016 risulta che il 33% delle donne islandesi ha sperimentato violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, cioè una donna su 3 ha subito una forma di violenza di genere nel corso della propria esistenza. Da quanto emerso, questo paese non è immune dal fenomeno della violenza di genere, che include violenze domestiche, femminicidi e abusi sessuali.
Italia: una risposta legislativa crescente
Infine, è opportuno dare uno sguardo a quanto accade nel nostro paese, cioè in Italia. Sono state introdotte alcune leggi: la legge 154/2001 sulle “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”, la legge 119/2013 sulle “Modifiche alla legge 154/2001 e altre disposizioni per contrastare la violenza di genere”, la legge 69/2019 sulle “Modifiche alla legge 154/2001 e altre disposizioni per contrastare la violenza di genere e promuovere la parità di genere”, create strutture e servizi – Centri Antiviolenza, Case Rifugio, Linee di aiuto, Sportelli di Ascolto – organizzati Corsi di formazione agli operatori sociali e sanitari, promossa l’Educazione scolastica attraverso l’insegnamento della parità di genere e della prevenzione della violenza di genere nelle scuole, istituito un Piano nazionale contro la violenza di genere, un Fondo economico per le vittime di violenza di genere, nonché diverse collaborazioni con le Associazioni e diverse Campagne di sensibilizzazione.
Secondo i dati dell’Istat il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica e sessuale. Questo sta a significare che circa 6 milioni e 788 mila donne hanno subito violenza. Secondo i dati riportati dall’Istat nel 2014 il 26,4% delle donne ha subito violenza psicologica o economica dal partner attuale, mentre il 46.1% ha subito violenza psicologica o economica da parte di un ex partner.
Purtroppo, in qualsiasi paese del mondo il problema della violenza sulle donne resta un problema sociale ancora molto grave e per la risoluzione forse ci vorranno ancora molti anni in quanto bisognerà metabolizzare l’esistenza della parità di genere come realtà istituzionale, culturale, politica e sociale.
Dott.ssa Maura Livoli
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo Psicoanalista Consulente tecnico
Roma
Dott.ssa Maura Livoli OFFICIAL WEBSITE

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