Emergenza a Garbatella, Roma: cani e gatti uccisi, quartiere storico in allarme

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Inchiesta di Cristina Speranza

A Garbatella, nel cuore del Municipio VIII di Roma, da oltre un anno si consuma una strage silenziosa. Cani e gatti vengono trovati morti, animali avvelenati lungo i marciapiedi, nei cortili e persino davanti ai portoni di casa.
Secondo le testimonianze raccolte da residenti e volontari, sarebbero almeno 14 i cani e 4 i gatti uccisi tra la Circonvallazione Ostiense e la Cristoforo Colombo.

La denuncia è stata rilanciata nei giorni scorsi in un servizio di Canale 10, che ha dato voce alla volontaria Tania Capriotti e alla consigliera municipale Simonetta Novi, impegnate a sensibilizzare le istituzioni e i cittadini.

Animali avvelenati – cani e gatti

Nel servizio, Tania Capriotti ha spiegato con fermezza che non si tratta di un errore o di un incidente, ma di un vero e proprio odio verso gli animali. Ha sottolineato come quattordici cani e quattro gatti morti (avvelenati) in un anno non possano essere una semplice coincidenza.

La consigliera municipale Simonetta Novi ha ricordato l’importanza di seguire il corretto iter istituzionale. Ogni sospetto di avvelenamento – ha sottolineato – deve essere segnalato all’ASL e poi all’Istituto Zooprofilattico del Lazio, unico ente in grado di certificare le cause della morte e consentire una denuncia formale alle autorità competenti.

Dietro le cifre e i protocolli, tuttavia, si cela qualcosa di più profondo: una comunità ferita, un quartiere che ha perso la propria serenità e una volontaria che da mesi combatte, quasi da sola, per dare voce a chi non può parlare.

La voce di Tania

Quando ho sentito telefonicamente Tania Capriotti per l’intervista a Backdigit.com, la sua voce era provata ma lucida. Tiene a mente ogni nome, ogni data, ogni luogo: «Sono cani e gatti che conoscevo, che vivevano qui, tra di noi — racconta —. Ogni volta che ne muore uno, è come se perdessi un pezzo di casa».

«Tutto è iniziato circa un anno fa – continua – nella parte vecchia della Garbatella, vicino al Palladium. Sono morti diversi gatti di colonia. Tra loro c’era Gennarina, una micia nera che conoscevano tutti: viveva in un locale, coccolata da chiunque passasse. È stata avvelenata anche lei. Poi è toccato a Freedom. E dopo, ai cani. È stato un crescendo».

Le prime vittime canine sono arrivate con l’estate.

«A giugno è morto il cane di un mio amico – racconta – e poi un altro, dieci giorni fa, nel mio stesso palazzo. Tutti nella stessa zona. Nessuno è sopravvissuto abbastanza da capire cosa avesse ingerito. È come se qualcuno aspettasse la notte per gettare il veleno. Lo fa con calma, con metodo. E ogni volta, colpisce».

Tania non ha dubbi sulla matrice del gesto:

«Non è una disinfestazione finita male, non è veleno per topi abbandonato. È un gesto deliberato. Chi lo fa, lo fa perché odia gli animali. E questo è ciò che più fa paura: sapere che qualcuno, qui, si sveglia la mattina con l’idea di farli soffrire».

La zona interessata è ampia, ma precisa: «Dal cosiddetto Albergo Rosso fino alla Colombo. È lì che sono morti quasi tutti. Io abito poco distante, e ormai ho paura anche solo a scendere coi miei cani».

Il sospetto, per Tania, è che non si tratti di un’unica mano:

«Non può essere una sola persona. Ci vuole troppo tempo, troppo veleno, troppa organizzazione. Io credo che dietro ci sia più di un individuo, magari una piccola rete di persone. È una cosa che richiede impegno, e purtroppo, convinzione».

Animali avvelenati – cani e gatti

Animali avvelenati: Paura e psicosi nel quartiere

La paura ha cambiato la quotidianità di molti residenti:

«La gente ha smesso di portare i cani nei giardini – racconta Tania –. C’è chi compra collari luminosi per vedere meglio per terra, chi cammina solo su percorsi sicuri, chi evita di uscire di notte. Alcuni dicono persino che spruzzino veleno sulla pipì dei cani. Non so se sia vero, ma ormai il quartiere vive nella paranoia».

Tania Capriotti parla di una vera e propria emergenza psicologica:

«Ci scriviamo tra noi per dirci dove sono stati trovati bocconi sospetti. Alcuni fanno il giro del palazzo prima di uscire col cane, altri si fanno accompagnare. Sembra assurdo, ma a Garbatella portare a spasso un animale è diventato un rischio».

Le istituzioni e le indagini

Dopo mesi di segnalazioni, qualche movimento si è visto:

«Ho visto i vigili urbani girare sotto casa – racconta –. Mi hanno detto che erano lì per indagare sugli avvelenamenti. Bene, ma non basta. Servono controlli costanti, e soprattutto telecamere. È l’unico modo per scoprire chi lo fa. Finché non lo prenderanno, continueremo a trovare animali morti».

Informazione e corretto iter sono fondamentali:

«Pochi sanno che l’autopsia dell’Istituto Zooprofilattico è gratuita – spiega –. Molti, presi dal dolore, si rivolgono ai veterinari privati, pagando anche 500 o 600 euro, senza sapere che così le prove si perdono. L’unico modo per far partire un’indagine seria è quello: la scheda ASL e l’autopsia ufficiale. Altrimenti il caso si chiude e basta».

“Non sono animali, sono famiglia”

Mentre parla, la voce di Tania si incrina:

«Ho perso gatti che seguivo da anni, e amici miei hanno perso i loro cani. Valerio, ad esempio, ha perso la sua Kuma a giugno. L’ha chiamata “la mia bambina”. Mi ha detto: “Me l’hanno uccisa, non mi do pace”. E come dargli torto? Quando perdi un animale così, è come perdere un pezzo di te».

«Ringrazio chi, nonostante il dolore, trova la forza di parlarne. Se restiamo in silenzio, chi lo fa continuerà a farlo. Questa non è solo una questione animalista, è una questione di civiltà».

Cani e gatti avvelenati: La voce di chi non può parlare

Quando noi di Backdigit.com abbiamo saputo di questa storia, ci siamo sentiti in dovere di raccontarla. Non per sensazionalismo, ma per coscienza. Perché dietro ogni cane o gatto ucciso (animali avvelenati) c’è un essere vivente, un affetto, una vita spezzata senza motivo.

Noi ci occupiamo di sostenere volontari come Loredana Alfano, Luisa De Bernardo e progetti come SOS Baladi, I Mici di Lory e La Casa dei Catorci. Portiamo la voce degli animali anche oltre confine: abbiamo raccontato gli avvelenamenti di cani e gatti a Sharm el-Sheikh con SOS Baladi, e le battaglie quotidiane dei volontari egiziani che lottano per salvare creature abbandonate o ferite. Per questo, non potevamo restare in silenzio di fronte a quanto accade qui, nei nostri quartieri di Roma, nelle nostre città, sulle nostre strade.

Difendere un cane a Sharm o un gatto alla Garbatella è la stessa battaglia: quella contro l’indifferenza, contro la crudeltà, contro la convinzione che la vita degli animali valga meno della nostra.

Raccontare significa denunciare. E denunciare significa non accettare che la violenza diventi normalità. Finché ci sarà anche solo una Tania pronta a non voltarsi dall’altra parte, noi continueremo a darle voce. Perché ogni storia come questa, che nasce da dolore e rabbia, può e deve diventare un grido di civiltà.

Tania Garbatella FACEBOOK

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