Aggiornamento Raccolta Fondi Un Soldino per Lello.

Prima di riprendere a raccontarvi la mia storia vorrei aggiornarvi sull’intervento avvenuto l’8 maggio scorso, per cui avevo chiesto una zampetta.
Come immaginerete, ero molto impaurito… Sono arrivato in clinica e mi hanno portato in una saletta fredda, con tanti grandi macchinari. Lì, ad aspettarmi, c’erano diverse persone con un camice bianco. Uno di loro, mi pare si chiamasse “anestesista”, mi ha infilato un ago nella zampa, ho sentito un forte pizzicore e, intanto che mi accarezzava e mi parlava con voce dolce, ho sentito gli occhietti diventare sempre più pesanti. Poi il buio, fino al mio risveglio.

Man mano che riprendevo coscienza mi sentivo sempre più indolenzito sulla schiena, e contemporaneamente la sentivo tirare; intanto ascoltavo quello che dicevano le persone con il camice bianco. Se vi devo dire la verità non ho capito proprio tutto. Parlavano di “meninge”, “liquor da analizzare”, “suture sulla dura madre” che non ho la minima idea di cosa vogliano dire.
Ho capito solo due cose da tutte quelle parole: che l’operazione era andata bene e che sapremo se (e quanto) riuscirò a recuperare, le prossime settimane.
Ci tenevo tanto (e su questo sono stato irremovibile con La Zia) a ringraziarvi. E’ stato possibile operarmi solo grazie alla generosità di chi udito il mio miagolio di aiuto, e mi ha inviato una donazione: grazie di cuore.

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Il Viaggio

Sono arrivato a Milano il 4 gennaio. E’ stato un viaggio lungo e almeno tre persone diverse si sono date il cambio per farmi raggiungere la mia nuova casa, nell’hinterland milanese. La Zia mi ha poi raccontato che non ha voluto farmi viaggiare con altri gatti, ero troppo piccolo e debilitato. Se qualcuno avesse avuto una malattia probabilmente ci avrei lasciato il pelo. Così sono state chiamate due staffette private, una che con l’auto mi ha portato alla stazione di Salerno e una che mi ha fatto viaggiare in treno, da Salerno fino alla stazione di Milano. Sono state tante ore di viaggio. Quei rumori nuovi, quegli odori mai sentiti prima, il freddo che diventava sempre più intenso, tutto contribuiva a stordirmi. Mi chiedevo se saremmo mai arrivati da qualche parte e… cosa avrebbero fatto di me. Quando pensavo che quel viaggio interminabile non avrebbe mai avuto fine, la terza staffetta mi ha fatto fare l’ultimo tragitto, dal centro città a casa. La terza staffetta è stata colei a cui mi sono affezionato di più al mondo: Tata.

Tata e la Zia

Tata è una donna meravigliosa e ha preso il posto della mia mamma. Sapete, ho perso la mia mamma che ero un cucciolino e penso spesso a lei. Mi manca. Ma quando sento gli occhi che si bagnano e il cuoricino che si fa pesante pesante… Tata arriva e con le sue parole dolci, quasi sussurrate, e le sue carezze lievi, mi fa passare la tristezza. Questo succedeva soprattutto le prime settimane. Non capivo cosa stesse avvenendo, dove mi trovavo, e… mi sentivo così indifeso e solo. Lei ha fatto tanto per me: mi ha aperto le porte della sua casa, mi ha curato con amore, mi dà tutti i giorni pappa buona, mi fa quelle strane manovre per farmi fare la pipì. Quando sono con Tata sento di essere un gattino migliore, le voglio bene.
Un pochino voglio bene anche a La Zia, ma lei non la vedo spesso. Ogni tanto viene a trovarmi ma in genere, quando lo fa, è per portarmi a fare delle visite (cosa che non mi piace tanto). So che aiuta altri gattini in difficoltà come me. Si dà tanto da fare per cercare fondi, per coprire le mie spese e quelle degli altri A-Mici, e per questo è sempre indaffarata.
Ora vi racconto un segreto: La Zia ha creato per me un gruppo super segreto di genitori a distanza su Facebook e su Instagram, che l’aiutano con le mie spese, insieme a degli zii specialissimi. Grazie a queste persone ho potuto fare visite specialistiche, esami, prendere tutti i farmaci e gli integratori che mi servivano, oltre a cibo medicato. Devo molto a tutti loro. E devo tanto anche a La Zia e Tata. Sono certo che faranno di tutto per farmi guarire al meglio delle mie possibilità e che veglieranno su di me, finché respiro.

Le prime cure

Sapete, quando sono arrivato ero uno scriciolino di appena un chilo. Stavo molto male… avevo un’importante infezione alle vie respiratorie e la zona perineale talmente irritata che si erano formate delle dolorose ulcere, che perdevano sangue. Ero pieno di vermi grandi quasi quanto me. E vogliamo parlare degli acari nelle orecchie? Mi davano un gran fastidio! Ma non ero un micino normale, le mie zampine posteriori erano inerti, così sentivo quel prurito senza poter far nulla per mandarlo via.
Hanno cominciato a curarmi, la parola d’ordine era rimettermi in forze. Così a poco a poco le ulcere sono guarite, i vermi e gli acari sono scomparsi e anche l’infezione respiratoria è passata. Ero un gattino nuovo e appena è stato possibile ho fatto delle radiografie, per indagare il motivo della debolezza della mia parte posteriore e della mancanza di stimoli (che mi rendevano non autonomo nei bisognini). E’ emerso che ho una sospetta frattura lombare e sacrale. Se vi devo dire la verità ascoltavo quelle parole ma per me non avevano molto senso, non avevo la minima idea di cosa volessero dire. La Zia però, un po’ strega e un po’ maga, ha deciso che serviva una visita neurologica e mi sono ritrovato in un nuovo studio veterinario. Qui una dottoressa carina mi ha pizzicato ovunque con degli strani aggeggi, come delle pinze, per capire in che punti avevo sensibilità e cosa fare per “stimolare” quelle zone poco reattive.
E così, proprio ora che finalmente cominciavo a sentirmi sereno nel bagnetto di Tata (con le mie poche e consolidate certezze), è iniziata per me una nuova avventura. La nuova avventura, che avrebbe avuto lo scopo di migliorare i problemi neurologici (impedendomi una vita normale), aveva un nome altisonante: FISIOTERAPIA.

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