IL PIPER CLUB A ROMA: TEMPIO DEL BEAT DAL 1965

Chiudete gli occhi e pensate per un attimo alle feste danzanti della metà dei “favolosi” anni Sessanta a Roma. La prima immagine rigorosamente in bianco e nero che appare subito in mente è quella del Piper Club in via Tagliamento a Roma. Giradischi e jukebox, complessi beat, minigonne e rock di caratura internazionale. Tutto questo e altro si svolgeva in questo locale leggendario che apriva nella capitale esattamente 60 anni fa, il 17 febbraio 1965. Un traguardo importante per un luogo ancora attivo che è stato al centro delle origini della moda beat e ha ispirato la mondanità del pop. Senza dubbio uno dei più longevi dell’epoca, negli anni a seguire protagonista sia nelle sceneggiature dei Vanzina sia nelle serie tv.

DI FRANCESCO GAZZARA

Piper Club Roma
piper club- COPERTINA libro corrado rizza

A mettere insieme la storia dei primi cinque anni del Piper Club è Corrado Rizza, di stanza a Miami dal 2012. Rizza: “Ho preso in esame i primi cinque anni del locale in quanto è allora che l’Italia espresse la sua rivoluzione culturale, tra pacifismo, musica e costumi sessuali. Per dire, il Piper è stato il luogo dove dal ballo della mattonella si è passati al twist e allo shake”. A quasi tre anni dal documentario Piper Generation – visibile su RaiPlay – il dj e regista romano ha appena pubblicato il libro Il Piper Club – Tempio del beat dal 1965 (162 pagine, VoloLibero edizioni). Non solo racconti e interviste ma anche oltre 200 foto, spesso inedite, in buona parte provenienti dall’archivio di Marcello Geppetti. Un vero paparazzi nell’epoca d’oro del locale romano, testimone di quell’energia straripante che contagiava gli ideali dei giovani in cerca di emancipazione.

Piper Club Roma
DJ Corrado Rizza – Photo by Ottavio Celestino

La trasgressione degli anni 60

Tra aneliti pacifisti e voglia di trasgressione gli adolescenti degli irripetibili anni Sessanta si sentirono subito a loro agio nella programmazione del Piper.  Non avendo ancora il permesso di uscire la sera, erano i pomeriggi danzanti del club l’occasione da non perdere per la travolgente generazione del beat. Nascevano così le piperine e i piperini, frequentatori assidui del club. Rizza: “Erano i giorni in cui i capelli si allungavano e le gonne si accorciavano. Le ragazze uscivano di casa con le gonne lunghe ma prima di entrare al Piper le arrotolavano più corte”.

Piper Club Roma

Fin da subito il calendario del locale ospitava nomi internazionali spesso in anteprima assoluta. Quelli del rock rimangono scolpiti nella pietra: Pink Floyd, Rolling Stones, Who, Genesis, Procol Harum, Van Der Graaf Generator. I primi sono protagonisti di uno degli aneddoti più gustosi del libro. Rizza: “Il primo fonico del Piper Giuseppe Farnetti lavò i vetrini di un proiettore lasciando del sapone. Vennero fuori tali effetti psichedelici a costo zero che i Pink Floyd cercarono di carpirne il segreto. Non ci riuscirono perché trovarono in cabina il pavimento pieno di frammenti di una bottiglia rotta. Erano hippy inglesi scalzi e così rimasero con le pive nel sacco”.

Piper Club Roma
Pink Floyd al Piper
Piper Club Roma
Pink Floyd
Piper Club Roma
poster Pink Floyd al Piper

I Genesis suonarono al Piper il 18 aprile 1972, due spettacoli in un solo giorno secondo una consuetudine dell’epoca. Rizza: “A Miami sono stato a casa di Phil Collins e lui mi ha confermato che allora Genesis erano più apprezzati in Italia che in Inghilterra per via delle loro sonorità barocche”.

Piper Club Roma
Phil Collins + Corrado Rizza
Piper Club Roma
Genesis al Piper 18-aprile-1972

Piper Club a Roma: Dai Pink Floyd ai Genesis

Tra gli altri ospiti sul palco del Piper c’erano anche Sly & The Family Stone, Duke Ellington, Equipe 84 e nei decenni a seguire David Bowie, Nirvana, fino ai Babyshambles di Pete Doherty.

Piper Club Roma
duke ellington
Piper Club Roma
Equipe 84

Poi c’è l’universo dei vip frequentatori del Piper e di tutte le celebrità assidue del club. Svelato il retroscena dei Beatles, che Gianni Minà portò al Piper ma alla fine visto che era pieno scelsero il Club 84 di via Veneto e un piatto di spaghetti. Rizza: “Il 1965 fu anche l’anno dell’unico tour italiano dei Fab Four. Per la RAI erano ancora degli hippy drogati e così non venne inviata alcuna troupe per riprenderli al Teatro Adriano, dove suonavano”.

Piper Club Roma
singolo Orme – Mita Mita

Tra i tanti personaggi in voga sui divani del Piper il libro ricorda Renato Zero, Loredana Bertè, Raffaella Carrà, Patty Pravo (al tempo Nicoletta Strambelli), Luigi Tenco, Mal dei Primitives, Stefania Rotolo, Renzo Arbore. Un posto speciale lo occupa l’affascinante Mita Medici, a cui la band Le Orme dedicò il singolo “Mita Mita” (1968). Frequentatori di lusso erano poi i giganti del cinema: Totò, che girò al Piper un episodio di Tutto Totò (1967), e ancora Sordi, Tognazzi, Fellini, Visconti, Virna Lisi, Elsa Martinelli.

rolling stones, alberto marozzi, marina marfoglia al piper
Arbore, Dalila, Boncompagni
Piper Club foto vintage

Carlo Verdone racconta

In un capitolo apposito del libro vengono raccolte tutte le “voci” di molti di questi frequentatori illustri del Piper. Ne bastano già un paio rendersi conto dell’atmosfera vissuta all’interno del club. Carlo Verdone: “Ci andavamo a vedere i Pink Floyd, gli Who, Ike e Tina Turner, i Colosseum. Bastava guardare quelle facce da vicino e ci sentivamo felici, parte di una cultura nuova”. Tony Renis: “Ci ho cantato una sola volta ma è bastato per rendermi conto del clima straordinario che si respirava. Un coinvolgimento assoluto, quasi una comunione tra artista e spettatori. Un fenomeno irripetibile”.

Il Piper Club fu un vero crocevia artistico in cui entrava anche l’arte figurativa per eccellenza, la pittura. Rizza: “A via Tagliamento n.9 giravano molti artisti. Il più noto era Mario Schifano che aveva anche una sua band chiamata Le Stelle, sul modello newyorkese di Velvet Underground e Andy Warhol. Ma c’era anche il compianto Claudio Cintoli, autore della prima storica scenografia del Piper”.

Tony Renis
Mario Schifano + Andy Warhol
patty pravo foto marcello geppetti

Giancarlo Bornigia, Alberigo Crocetta e Piergaetano detto Pucci Tornielli

Un locale per molti anni al centro del mondo, nato dall’idea di tre giovani amici della Roma bene: Giancarlo Bornigia, Alberigo Crocetta e Piergaetano detto Pucci Tornielli. Rizza: “Non si accontentarono di un club modello Swinging London. Avevano in mente un grande flipper dove i ragazzi erano le palline. Per far nascere questo mega flipper da museo di arte contemporanea affidarono il progetto all’architetto Giancarlo Capolei, che lo realizzò insieme al fratello Francesco e a Manlio Cavalli”

procul harum foto di marcello geppetti
cartolina-promo-piper
corrado rizza

Oltre alle tante curiosità, aneddoti e immagini caleidoscopiche, il libro ha anche il pregio di offrire le playlist originali dell’epoca, rigorosamente fornite di QR code per l’ascolto immediato durante la lettura. L’idea giusta da parte di un autore come Corrado Rizza che è da anni produttore musicale e selezionatore di compilation di successo.

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