Avete mai pensato a quali siano i dischi in grado di elevare il vostro morale? In rete circolano ormai tantissimi sondaggi che si chiedono quali siano le canzoni che ci fanno star bene. In verità a me piace pensare agli album completi, ai supporti palpabili, fatti di brani da ascoltare uno dopo l’altro, com’era consuetudine fino a qualche decennio fa. Capolavori del passato – a volte anche passato remoto – indifferenti al trascorrere degli anni perché siamo noi stessi ad averne sancito l’immortalità.
Quindi, tornando alla domanda iniziale, quali sono gli album che hanno il potere di innalzare il mio stato vitale? Dopo attente riflessioni ho deciso di selezionarne dieci: ve li presento uno per uno, sperando di far cosa gradita agli estimatori e di incuriosire chi non dovesse conoscerli. Perdonatemi se il batterista che è in me tenterà a più riprese di portare
la palla nel proprio campo; lui prova a contenersi, ma finisce sempre col prenderci la mano… e magari pure il piede.
EAGLES – LIVE
La classifica dei miei dieci album più rappresentativi inizia con un doppio vinile di rara bellezza. Il titolo è semplice ed esaustivo: EAGLES LIVE. Registrato dal vivo durante l’estate del 1980 (più un paio di brani tratti da tournée precedenti) il disco documenta al meglio la
magia del gruppo, fatta di brani incredibili, chitarre da brividi, cori da capogiro. Il cantante-batterista Don Henley, come al suo solito, tiene unita la band con la sua disarmante semplicità e precisione, restando al servizio della musica anche nei momenti in cui tutti noi infileremmo quintali di rullate. L’intesa generale risulta pressoché perfetta e il tutto è sorprendente se consideriamo la forte tensione che all’epoca aleggiava tra i membri del gruppo. Pare che gran parte dei malumori fosse dovuta allo stress accumulato nella realizzazione della loro ultima fatica discografica “The Long Run” – e mai come in questo caso il termine fatica sembra essere calzante, se consideriamo che al gruppo sono occorsi quindici anni prima di tornare in studio. In ogni caso questo disco è un vero gioiello per le nostre orecchie, da ascoltare e riascoltare.
IVAN GRAZIANI – PIGRO
Pochi artisti, in Italia, sono stati sottovalutati come Ivan Graziani. E dire che il termine Talento sembrava essere stato coniato apposta per lui. Prima di avere successo come cantautore aveva messo la sua abilità chitarristica a disposizione di Battisti, Venditti, PFM, De Gregori. Oltre a ciò era stato anche fumettista di certi giornaletti vietati ai minori. Il
suo disco più azzeccato è a mio parere questo PIGRO, in cui le liriche ironiche miste a
malinconia si intrecciano con il miglior rock che il nostro paese abbia saputo esprimere. Ascoltate la stessa “Pigro”, con il suo incedere trascinante e un testo ancora attualissimo. Oppure ascoltate “Monna Lisa” che nel ritornello contiene un sentito omaggio al dio Jimi. E se tutto ciò non bastasse ci sono le ballate come “Paolina” e l’acustica “Gabriele D’Annunzio”, a dimostrare una volta di più che i riff magnetici sono un dono di natura. Uno dei miei cantautori preferiti. Da sempre Indimenticabile.
WEATHER REPORT — 8:30
Torniamo oltreoceano per rendere omaggio a una delle migliori fusion band che abbiano popolato la Terra nel secolo scorso. Questo doppio live documenta il articolare stato di grazia dei due leader Joe Zawinul e Wayne Shorter, coadiuvati splendidamente dalla ritmica di Peter Erskine e Jaco Pastorius, per quella che è a mio parere la migliore formazione che i Weather Report abbiano avuto in quindici anni di carriera. L’energia sprigionata dal vivo è contagiosa, il furore artistico a tratti sembra esondare dai solchi dei due vinili per coinvolgere l’ascoltatore verso emozioni musicali di altissima intensità. Brani come “Black Market”, “Birdland” e “Teen Town” ne sono l’esempio perfetto. A ciò si aggiunge il solo di basso, in cui Pastorius ci dà una chiara dimostrazione di come gli alieni, almeno una volta, abbiano visitato il nostro pianeta. L’album si conclude con alcuni inediti registrati in studio, che trovano degna collocazione tra gli altri capolavori. Quando avete un’ora di tempo da dedicare al vostro benessere fatevi prendere per mano da questo disco e lasciatevi condurre sulle vette della bella musica; vedrete che bel panorama si gode dall’alto.
JIM CROCE – LIFE AND TIMES
Ah, il country…. con quelle atmosfere rurali, quelle chitarre meravigliose e quelle songs suggestive al sapore di Marlboro e Jack Daniel’s – e ve lo dice uno che non fuma e non beve. JIM CROCE è uno dei miei eroi del folk-rock. Le sue melodie sono di una bellezza incommensurabile. E poi c’è quella voce, calda e appassionata – sarà forse per le origini italiane? – capace di imprimere la stessa energia positiva tanto a un infuocato rock
n roll quanto a una delicatissima ballade.
Questo LIFE AND TIMES mi ha accompagnato sin dall’adolescenza. Con lui nelle cuffie tutto diventava più bello, dalle giornate di pioggia alle versioni di greco. Se non avete mai ascoltato un brano di questo cantautore vi suggerisco di rimediare in fretta; i vostri ricettori di serenità ve ne saranno grati.
LUCIO BATTISTI – IL MIO CANTO LIBERO
Quanto sarebbe stata più vuota la nostra esistenza se negli anni 60 un giovane ragazzo di nome LUCIO BATTISTI non fosse partito da Poggio Bustone con la sua chitarra alla volta di Milano, incontrando l’immenso MOGOL…. Quante storie di vita, d’amore, di libertà avremmo ignorato… Il sodalizio artistico tra i due resta a mio parere una delle cose più belle che siano mai capitate nel nostro paese.
Tra tutti gli LP che avevo di questa premiata ditta ho scelto IL MIO CANTO LIBERO. Non solo per la presenza di immani capolavori come “La luce dell’Est” e “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” . L’ho scelto anche perché contiene quello che per me rappresenta il vero Inno Nazionale: IL MIO CANTO LIBERO, appunto. Una melodia stupenda e un testo di cui è sufficiente una piccola porzione per capirne la portata:
In un mondo che
Non ci vuole più
Il mio canto libero sei tu
E l’immensità
Si apre intorno a noi
Al di là del limite degli occhi tuoi
Nasce il sentimento
Nasce in mezzo al pianto
E s’innalza altissimo e va
E vola sulle accuse della gente
A tutti i suoi retaggi indifferente
Sorretto da un anelito d’amore
Di vero amore
Altro che “siam pronti alla morte”, gli “elmi di Scipio” e le chiome da
porgere – e se vi parlo di chiome io fidatevi…
BEATLES – 1962-1966 e 1967-1970
Chiedo scusa per la deroga che mi porta a raddoppiare, ma con i BEATLES, lo sappiamo, tu is megl che uan! Ho sempre avuto nei confronti di questo gruppo un rapporto molto curioso: ci sono brani che adoro fin da quando ero bambino e altri che non conosco minimamente, né ho mai sentito il bisogno di scoprire.
Quel che so di loro mi basta per stare bene e non mi pesano le mie lacune. Ho scelto la doppia raccolta 1962-1966 e 1967-1970 perché in questi 4 vinili è condensato, a mio avviso, tutto l’imprescindibile del gruppo: l’inquietudine di John, il romanticismo di Paul, la spiritualità di George e l’allegria di Ringo. Su quest’ultimo la specie umana si è interrogata più e più volte, dando luogo a fazioni contrastanti tra chi lo ritiene un genio e chi una scamorza. Non entro nel merito di una discussione del tutto sterile; dico solo che quando nel mondo migliaia di ragazzi iniziano a suonare la batteria grazie a te devi entrare di diritto
nella categoria degli Eroi.
DANIELE PACE – VITAMINA C
Dopo tutta la musica seria dei dischi precedenti è giunta l’ora di un divertissement.
Questo LP presso ché sconosciuto non avrà certo cambiato la mia vita, però l’ha resa senz’altro più sorridente.
DANIELE PACE è stato un paroliere italiano di successo nonché membro degli Squallor, gruppo proto-demenziale che ha declinato in chiave ironica alcuni usi e costumi emersi nei decenni successivi. VITAMINA C è un esperimento solista – al quale pare che lo stesso Pace non annettesse molta importanza – in cui vengono presentati dieci brani divertenti e surreali.
Qualche titolo? “La spirale”, “Orgasmo”, “Ma che casino” e soprattutto “Vaff….lo”, tredici anni prima di Masini. L’elemento sorprendente, a mio avviso, sta nella qualità musicale che permea l’intero vinile. Se vi capita di ascoltarne qualche brano – su youtube è disponibile per intero – potrete constatarlo personalmente. Teniamo presente che gli arrangiamenti sono firmati da un certo G.P. Reverberi, mica dall’ultimo arrivato. Perché ho inserito un simile LP nella lista? Per ricordarmi che in passato anche un disco evasivo veniva realizzato con musiche e musicisti di prima scelta. Confrontate questo VITAMINA C con il pop attuale e traetene le desolanti conclusioni.
PREMIATA FORNERIA MARCONI – LIVE IN U.S.A.
Dai 18 ai 20 anni ho divorato tutto il progressive italiano che mi passava per le mani. Sia i dischi che ci prestavamo tra amici, sia quelli che ogni tanto riuscivo a comprarmi – all’epoca un album costava due terzi della mia paghetta. I miei artisti preferiti in questo campo erano Area, Banco del Mutuo Soccorso e PREMIATA FORNERIA MARCONI.
Di quest’ultima band in particolare sono stato un grande fan, anche per il drumming torrenziale che Franz Di Cioccio esibiva percuotendo le sue monumentali batterie. LIVE IN U.S.A. è il primo disco dal vivo del gruppo e documenta al meglio l’energia che questi cinque ragazzi sprigionavano sul palco nel periodo di massima creatività. Armonie complesse, interazioni sbalorditive, tempi dispari a iosa e improvvisazioni dai risvolti imprevedibili costituiscono i cardini di una performance infuocata, condita da urla e applausi a stelle e strisce. Un cimelio prezioso, che più che negli store musicali dovrebbe trovarsi in un museo.
POOH – PALASPORT
Ok, a questo punto tanto vale ammetterlo….gli album dal vivo sono una mia passione… detto questo, signore e signori: I POOH!
Questo PALASPORT è il primo disco live della band e mi ha tenuto compagnia fin dall’infanzia, con brani allora recenti mescolati ad altri già pietre miliari della storia del gruppo.
Tanta bella musica, tante canzoni, impasti corali di prima scelta e assoli di chitarra come se diluviasse. Il tutto condito dall’entusiasmo del pubblico, sempre presente e predominante.
Che dire dell’indimenticabile Stefano D’Orazio? Quante emozioni mi ha regalato nella prima fase della mia esistenza.
Quante risate mi ha fatto fare nella seconda con i suoi due libri “Confesso che ho stonato” e “Non mi sposerò mai”. Quanto è bello riascoltare in questo disco i suoi accompagnamenti dell’era pre-trigger, per un risultato finale che, ne sono convinto, farà ricredere molti dei suoi ingiusti – detrattori.
FABRIZIO DE ANDRÉ IN CONCERTO
Altro disco dell’infanzia, che conclude questa rassegna come meglio non si potrebbe.
FABRIZIO DE ANDRÉ IN CONCERTO è la testimonianza di una collaborazione, pionieristica e straordinaria, tra il cantautore genovese e la PFM, ritenuta allora – e non solo allora – la migliore band italiana in circolazione. Brani come “Bocca di rosa”, “Un giudice” e “Il pescatore” ne escono totalmente rinnovati, tra virtuosismi firmati dalla coppia Premoli-Fabbri e la ritmica targata Djivas-Di Ciocco. Per non parlare della chitarra di Mussida, che in
“Amico fragile” raggiunge vette al cui confronto l’Everest sembra un dosso di campagna. L’unione di questi due mondi musicali apparentemente distanti segnerà una svolta su entrambi i fronti. De André continuerà a riproporre questi arrangiamenti negli anni
successivi, seppur sfrondati di qualche parossismo. La PFM, dal canto suo, imparerà l’importanza di unire buona musica a dei testi significativi e si concentrerà maggiormente su questo ultimo aspetto, come testimonia l’album “Suonare suonare”.
Da notare che nello stesso anno – il 1979 – altri artisti avevano deciso di unire le loro forze: basti pensare alla tournée Dalla-De Gregori da cui è tratto il disco “Banana Republic” e all’esperienza dei Nomadi con Guccini, immortalata in “Album Concerto”. Evidentemente per il talento certe date sono più importanti di altre.
E adesso ditemi: com’è il vostro stato vitale?
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